Claudio Puglisi: “Io della palla non ho paura”

 Il libro d’esordio di Claudio Puglisi “Io della palla non ho paura”, Torri del Vento Edizioni. Ecco cosa ci ha detto l’autore.

“Io della palla non ho paura”, Torri del Vento Edizioni di Claudio Puglisi non è tanto un libro di racconti di viaggio quanto un libro sul viaggio. Un’opera prima in cui l’autore illustra la sua concezione di “viaggio”. La narrazione di storie e paesaggi suggestivi, talvolta struggenti, non ci conduce all’interno di un diario, ma all’interno della bellezza inconsueta di angoli del pianeta e dell’umanità che li popolano. Il vero soggetto dei racconti sono le atmosfere di questi luoghi, le persone che li abitano, ma soprattutto i rapporti che con loro si creano in un mix di suoni e colori creando atmosfere suggestive e interazioni tra uomini e luoghi.

Claudio da dove nasce la tua scrittura e il tuo stile?

Scrivo da sempre, in maniera incostante, direi compulsiva, a volte fermandomi su una frase giorni interni, a volte buttando giù di getto interi racconti. Non lo faccio con nessuna gioia; scrivere è come una seduta psicanalitica durante la quale esce un’altra parte di me fino a quel momento sconosciuta. Da una parte è liberatorio ma da un’altra parte lo trovo sfiancante. Eppure lo faccio, soprattutto quando sono in contatto con delle vite che conoscono sofferenze che noi ci illudiamo di aver superato, ma che in realtà abbiamo solo messo da parte, relegate in una sacchetta a tenuta stagna da qualche parte del nostro corpo. Scrivere mi fa aprire questa sacchetta e non so mai cosa c’è dentro fino a quando non la metto nero su bianco.

Cosa porti da un viaggio una volta tornato a casa?

Lo descrivo nella premessa del libro: i rumori. Nel più bello di una riunione di lavoro o di una cena con amici un rumore mi riporta da un’altra parte che sia Cile o Sicilia, mia terra di infanzia. Non a caso si dice da qualche parte del libro: ” Da un viaggio si può anche non tornare. Anzi, se si è viaggiato veramente, non si torna mai del tutto. Rimane qualcosa che, nelle situazioni più diverse, improvvisamente, riaffiorando, porta in altri luoghi.

Tra i tanti temi chiave del libro ce n’è uno particolarmente sentito: il tema del potere, della sua imposizione, del dolore che esso provoca. Ci spieghi cosa significa per te?

Come dicevo, quando scrivo non so esattamente cosa voglio scrivere. Così solo rileggendo il racconto finale che dà il titolo al libro, mi sono accorto di aver parlato del potere e del suo opposto: l’anarchia. La palla che i bambini scacciano dandole calci disordinati, privi di una logica tattica o di una organizzazione di gioco, rappresenta il potere e le sue regole, anche in democrazia, imposte, che loro come me vogliono solo scacciare il più lontano possibile dal corpo e dall’anima

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