C’era una volta Milano, la capitale del calcio

Dalle Champions di Maldini e Zanetti alle contestazioni, il tracollo di due squadre finite ai margini del nostro campionato. Dopo 60 anni, le due milanesi non parteciperanno alle coppe europee.

Inter 52 punti, ottava posizione; Milan 49 punti, decima posizione. Questo è lo scenario che ci si presenta oggi, 26 Maggio 2015, in Serie A. E pensare che solo 4 anni fa le due squadre alzavano trofei a ripetizione, dal campionato alla Champions League, passando per la Coppa Italia e le varie Supercoppe ( dal 2003 al 2011, in totale, nerazzurri e rossoneri hanno collezionato la bellezza di 22 trofei, tra cui 3 Champions League). Oggi invece, il quadro è raccapricciante. Le due compagini meneghine non hanno più l’appeal di un tempo a livello internazionale, le due rose sono composte da giocatori mediocri e le persone preferiscono andare a farsi una passeggiata al parco piuttosto che riempire lo stadio.

Come fa uno così scarso a giocare in una squadra del genere?” poteva essere la frase tipo di un tifoso, per esprimere la propria opinione in merito a un giocatore ritenuto di basso livello, fosse stato anche l’ultimo dei panchinari. E fino a pochi anni fa andava più o meno così. Adesso è il contrario: “come fa uno così bravo a restare in una squadra del genere?”. Sembra triste da dire, ma anche gli stessi tifosi si rendono conto di quanto le loro squadre siano passate in secondo, se non in terzo piano, nelle prospettive di scelta dei giocatori. Nel periodo citato, quando chiamavano Inter o Milan, non ci si pensava due volte; rappresentavano quei famosi “treni che passano una volta nella vita”, forse nemmeno. Oggi, gli stessi treni sono però logori, superati, utilizzano cabine vecchie e non riescono a mantenere il passo delle grandi società. “Ah si, Milano. Bella città, ma io non ci voglio andare a giocare”. Non dovrebbe essere poi così lontana dalla realtà questa frase, rispetto al pensiero dei tanti calciatori a cui viene proposto il capoluogo lombardo, come destinazione. E non parliamo mica di stelle, figurarsi.

Fino a pochi anni fa, senza dover andare troppo lontano nel tempo, a San Siro si potevano ammirare campioni del calibro di Kakà, IbrahimovicRonaldinho, Figo, Shevchenko, Beckham, Eto’o, Ronaldo e tanti altri. Come non pensare poi a Maldini e Zanetti, capitani storici di due squadre meravigliose, sostituiti in modo più che rivedibile, in occasione dell’ultimo derby, da Abate e Ranocchia ( senza offesa, però…). Durante le ultime campagne acquisti invece, i marchi di fabbrica delle due società sono stati i “parametro zero” a fine ciclo provenienti dalla Premier League o dalla Liga Spagnola, attratti più dalle bellezze culturali del bel Paese che non dal campionato.

Risultato? Le due squadre, per la prima volta in 60 anni, non parteciperanno alle competizioni europee. Inter e Milan infatti per 34 volte hanno messo piede, insieme, in Champions o Europa League, mentre nelle restanti 26 edizioni almeno una delle due squadre aveva raggiunto quantomeno la fase a gironi. Poi andiamo a cercare dove si terrà la finale di Champions League 2016 e quando vediamo scritto Milano pensiamo a un beffardo scherzo del destino. Proprio Milano? Proprio quella città che non porterà nemmeno una squadra in Europa?

E pensare che Thohir, successore di Moratti nel ruolo di presidente del club nerazzurro, aveva iniziato la sua avventura con un emblematico “puntiamo alla finale in casa del 2016”. E invece, il post 2010 è stato un susseguirsi di errori, cominciando con Benitez, passando per un impalpabile Gasperini fino ad arrivare a Mazzarri, tutti più o meno colpevoli del tracollo della squadra. Totale, 7 allenatori diversi in 4 anni. Bene, ma non benissimo. E che dire del Milan? Ennesimo esperimento allenatore fallito, con Inzaghi che ha fatto la stessa fine di Seedorf e una squadra allo sbando che per il secondo anno consecutivo finisce il campionato al di fuori delle posizioni utili per la qualificazione all’Europa. Il tutto mentre l’ex Allegri si appresta a conquistare il triplete con la Juventus. 

È una situazione che non può andare avanti, non tanto per i tifosi quanto per il calcio italiano che, mai come adesso, ha bisogno delle milanesi per tornare al vertice. Milano capitale del calcio, si diceva. Sarebbe triste doverla ribattezzare.

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