Celiachia, la malattia infiammatoria dell’intestino tenue

Cos’è la celiachia? Da chi è stata scoperta? È una condizione più frequente nelle donne, che negli uomini e colpisce oltre 380.000 persone in Italia (in Sicilia sono circa 15.000). Le cause possono essere sia genetiche che ambientali.

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La celiachia è una malattia autoimmune che colpisce l’intestino e provoca un’intolleranza permanente al glutine, la proteina del grano. Può colpire tutti indistintamente, grandi e piccoli e secondo i dati dell’Associazione italiana celiachia colpisce circa 380.000 persone (1/150 della popolazione italiana), mentre negli Stati Uniti affligge 1 su 1,750 persone. I sintomi più comuni sono dolori e gonfiori addominali e dissenteria, perdita di peso soprattutto nei bambini. La malattia può anche essere asintomatica, nell’85% dei casi, quindi in 323.000 persone. Il glutine provoca una reazione infiammatoria che molto spesso impedisce l’assorbimento di diverse sostanze nutritive, quindi l’unico modo per evitare che ciò accada è l’esclusione totale di esso. Ovviamente non bisogna far confusione con l’allergia al glutine (che può portare allo shock anafilattico) o alla sensibilità al glutine, poiché nel caso di quest’ultima non vi permangono danni ai villi intestinali, a differenza della celiachia.

La celiachia era già conosciuta dai tempi antichi e il termine celiaco fu inventato nel XIX secolo dal medico greco Areteo di Cappadocia. Ad Areteo si deve la prima descrizione di celiachia. Il suo paziente, infatti presentava i classici sintomi di cui siamo adesso a conoscenza, ovvero dolori addominali, pallore e debolezza. Inizialmente pensava che la causa fosse la mancanza di calore nello stomaco, necessario per il completamento della digestione, che gli causava dissenteria.

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Nel caso dei bambini, fu il pediatra Samuel Gee a fornirne una descrizione, durante la conferenza a Londra nell’ospedale Great Ormond Street Hospital, nel lontano 1887. Egli si attenne alla descrizione di Areteo e arrivò alla conclusione che per curare un paziente sarebbe stata necessaria una dieta. Capì anche che i bambini celiaci dovevano evitare l’assunzione di latte, compresi gli alimenti contenente amidi, consigliando di mangiare pane tostato e carne cruda e dicendo di evitare altre fonti di carboidrati come riso, verdure e frutta. Invece, il pediatra statunitense Sidney V. Haas, nel 1924, descrisse gli effetti positivi di una dieta a base di di banane, che per un periodi divenne anche alla moda. Il  medico statunitense Christian Archibald Herter, notò un ritardo di crescita nei bambini che assumevano carboidrati. Scrisse anche il libro “infantilismo intestinale” nel 1908. La relazione tra celiachia e grano, venne scoperta dal pediatra olandese Willem Karel Dicke, nel 1940. Egli scoprì anche una diminuzione della mortalità infantile dei bambini celiaci. Dopo la carestia olandese del 1944, in cui la farina scarseggiava, il numero di mortalità tornò a risalire. Un gruppo di ricercatori di Birmingham, trovò il collegamento tra celiachia e glutine del frumento nel 1952. L’ereditarietà della malattia, fu riconosciuta nel 1965 e nel 1966 si scoprì la causa della dermatite erpetiforme, dovuta alla sensibilità al glutine. Prima degli anni sessanta, si pensava che le cause della celiachia fossero dovute all’avitaminosi, ovvero alla carenza di vitamine, poiché i sintomi corrispondevano a quelli di una condizione di malassorbimento. Le sue caratteristiche, divennero in seguito più chiare. La celiachia può esordire in qualsiasi momento della vita e secondo gli esperti, può esserci sia una predisposizione genetica, un’alimentazione ricca di glutine e altri fattori come lo stress, le infezioni, ecc ecc.

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