Catania-Taranto, le pagelle: più ansia che ordine. Positivi i subentrati

Ecco le valutazioni della nostra redazione al termine della sfida tra etnei e ionici.

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Termina a reti bianche la sfida tra Catania e Taranto. Una gara non positiva da parte degli etnei, che non danno mai la sensazione di poter “chiudere” gli avversari nella propria metà campo. Non buono il battesimo di Mario Petrone. La squadra prova a dare vita ad una manovra diversa, più ragionata e fatta di possesso palla, ma risulta quasi sempre poco ordinata. Un torpore che dura per 85′, quando, all’improvviso, gli animi si smuovono, gli attacchi diventano costanti e pericolosi, senza dare, però, i frutti sperati. Ecco le pagelle redatte dalla nostra redazione:

Pisseri voto 6: per carità, non che siano molte le occasioni in cui è chiamato a rispondere. Pomeriggio tranquillo, in generale. Fa il suo quando chiamato in causa.

Parisi voto 6: il giudizio su questo ragazzo è sempre, maledettamente, semplice. Se non ha eccessivi compiti di copertura non va quasi mai in affanno, anzi accompagna in modo più o meno ordinato l’azione offensiva, supportando l’esterno d’attacco che milita d’avanti a lui. Il Taranto dà vita ad una gara conservativa e quando prova a pungere lo fa dalla fascia opposta. Meglio così. Certo in alcuni frangenti fa venire i brividi, non di certo in positivo.

Gil voto 6: c’era il timore di vederlo in affanno con l’assenza di Bergamelli, che lo ha, di fatto, introdotto al calcio italiano. Invece non dispiace. Certo, il peso offensivo del Taranto non è particolarmente rivelante, ma quando chiamato in causa risponde presente. Positivo.

Marchese voto 6: sarà che la sua caratura, il suo curriculum ne richiede sempre prove particolarmente positive, sarà che il suo ruolo, a livello di leadership, lo erge a trascinatore, ma anche oggi, così come ad Agrigento, non è grintoso ed ordinato come ci si aspetterebbe. Vale per lui lo stesso discorso fatto per Gil, l’azione offensiva del Taranto non è granché, quindi non va in affanno. Lasciando, però, sempre quella strana sensazione di incompiutezza. Si sentono fin dagli spalti i suoi richiami all’indirizzo di Russotto, sintomo di poca tranquillità collettiva.

Djordjevic voto 5.5: inaspettatamente poco presente in fase offensiva. Una partita come quella odierna sarebbe dovuta essere, per lui, ideale: pochi compiti difensivi, solo spinta perpetua sulla sua fascia. Invece non fa nulla di particolarmente degno di nota, va al cross in rare occasioni e non supporta, soprattutto nella ripresa, un Russotto tanto volitivo, quanto isolato. Balbettante.

Scoppa voto 5.5: dà la sensazione di essere impacciato nel controllare anche il più semplice dei palloni. Inoltre, l’impostazione della manovra non fa stropicciare gli occhi per efficacia ed ordine, anzi. Soffre il pressing che i giocatori tarantini gli portano, ma fa troppo poco per mettersi in evidenza. Opaco. (Dal 60’ Bucolo voto 6: entra e si prende un giallo evitabile. Però ci mette il triplo della grinta rispetto al compagno di cui prende il posto e, in generale, al resto dei compagni. Fattore che lo riporterà titolare a breve?).

Biagianti voto 5: conferma i passi indietro fatti intravedere nelle ultime settimane, eccezion fatta per la gara contro il Matera. Fa fatica nella trasmissione del pallone da una metà campo all’altra, forse perché ben pressato dagli avversari. Servirebbe la sua personalità per smuovere delle acque fin troppo calme in avanti. In alcuni frangenti appare in debito d’ossigeno. In riserva.

Russotto voto 6.5: il nuovo sistema di gioco gli permette di tornare vestire una maglia da titolare. Il suo lo fa sempre, sia in fase di supporto ai compagni, che nell’uno contro uno. Sfiora il gol in un’occasione e, in generale, sembra che con la sua presenza in campo tutta la manovra offensiva ne benefici. Velenoso. (Dal 78’ Barisic voto 6.5: pochi minuti a disposizione, ma tanta qualità e voglia. Crea pericoli con la sua vitalità, come spesso gli capita quando subentra).

Mazzarani voto 5.5: volenteroso, dedito al sacrificio quando serve, ma troppo confusionario lì dove servirebbe lucidità e qualità. Forse ancora influenzato dai fantasmi agrigentini. Conferma il periodo poco felice e, senza dubbio, mette in mostra la versione peggiore di se stesso. Spaesato. (Dal 60’ Tavares voto 5.5: entra con buona volontà, ma non fa granché per mettersi in evidenza. Solita grinta, ma poco fosforo).

Di Grazia voto 6: molto meglio rispetto ad Agrigento, anche, e soprattutto, perché viene sgravato da compiti difensivi che, magari, esegue solitamente con sacrificio, ma che poco gli si addicono. Come per Russotto, è efficace nell’uno contro uno ed approfitta della presenza dell’esterno difensivo di turno (il più delle volte Parisi sulla destra) per creare superiorità numerica in un avvolgente gioco a due, anche se nella ripresa appare più confusionario che altro. Peperino, quando vuole.

Pozzebon voto 5.5: si vede davvero troppo poco. Il lavoro sporco lo esegue, tutto sommato, senza particolari errori, però non punge quasi mai, non trova lo spazio per calciare a rete e si fa inghiottire nella lentezza della manovra, fin troppo insipida. E’ vero che per incidere ha bisogno anche dei compagni di reparto, però lui non fa granché per mettersi in evidenza. L’unica occasione che gli capita a tiro se la divora, quando, a cinque minuti dalla fine, calcia addosso al portiere avversario a dieci centimetri dalla linea di porta. A rilento.

Petrone voto 5: non buono il suo primo Catania. La squadra, specie in avvio, sembra provare a dare un’impronta diversa sul piano del gioco, gestendo il pallone e provando a dare vita ad un’azione ordinata. Ma presto la buona volontà e la qualità vengono sostituite da confusione ed ansia, oltre che disordine. L’atteggiamento e la grinta che ci mette sono fattori importanti e visibili ad occhio nudo. Peccato che la squadra non ne venga del tutto contagiata. Battesimo che fa storcere il naso. Quel buco in mezzo al campo, poi, grida vendetta.

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