Catania, sabato 24 novembre parte “Una Stagione a 4 Stelle – Gilberto Idonea”

Si parte sabato 24 e domenica 25 novembre con “Non ti pago” in una versione  rispettosa dell’originale, ma recitata in siciliano, che lo stesso Eduardo definì “molto comica, ma anche la più tragica che avesse mai scritto e recitato”

 Alessandro e Gilberto Idonea in scena (ph Gattopino)

Show must go on. E’ tempo di andare in scena, nonostante tutto. Prende il via sabato 24 novembre al Teatro Metropolitan di  Catania “Una stagione a 4 Stelle” di cui Gilberto Idonea sarà la stella più luminosa, quasi a vegliare sul lavoro del figlio Alessandro che ha voluto prendere in mano le redini del lavoro da lui iniziato, portando avanti la stagione che aveva impaginato poco prima di lasciare la sua famiglia e il suo pubblico.

Sabato 24 novembre (alle ore 17.30 e alle ore 21, con replica domenica 25 novembre alle ore 17.30) si inizia con un classico di Eduardo De Filippo, “Non ti pago”, che vedrà in scena la Compagnia di Gilberto Idonea con il figlio Alessandro nel ruolo che doveva essere di suo padre, di cui riprende anche la regia. “Non ti pago”, che ha debuttato negli Anni 40, è stata definita da alcuni una fiaba a lieto fine, mentre Eduardo la riteneva “una commedia comica che faceva molto ridere, ma anche la più tragica che avesse mai scritto e rappresentato”.
La versione proposta per “Una stagione a 4 Stelle – Gilberto Idonea” rispetta fino in fondo l’opera di De Filippo, puntando sul ritmo e sulle sfumature dei movimenti scenici e di quel parlato che qui però, è in siciliano piuttosto che in napoletano. Una scelta che non tradisce il teatro di Eduardo De Filippo, ma anzi ne sottolinea, omaggiandolo, la scelta avanguardistica dei tempi: in una fase di sperimentazione per un uso diverso e innovativo della lingua italiana nel teatro, De Filippo testava e valutava anche l’effetto del dialetto, attingendo a piene mani alla ricchezza sconfinata della tradizione.
Non ti pago_prove

La vicenda della commedia gira intorno ai numeri del banco lotto – un tema quanto mai attuale in un’epoca in cui la smania del gioco del lotto induce in tentazione una sempre più crescente fetta di popolazione – poggiando sulla credenza, tipica di Napoli e di buona parte del Sud Italia, dell’intervento dei morti nella vita dei vivi e, in particolare, in quell’abitudine e addirittura vizio del gioco del lotto che si deposita nella quotidianità cittadina attraverso l’interpretazione di ogni evento, la smorfia.  Può, quindi, lo spirito di un caro estinto prendere un abbaglio, e apparire in sogno per comunicare i numeri vincenti alla persona sbagliata?  È ciò che afferma don Ferdinando Quagliolo (in scena Alessandro Idonea), gestore di un banco-lotto, che pretende da Mario Bertolini (Rosario Petìx), suo dipendente e corteggiatore della figlia, il premio della quaterna vincente che il padre defunto gli ha dettato per errore, secondo la sua tesi. Accecato dall’invidia, ma fermamente convinto delle sue idee, Ferdinando si rivolge prima alla legge degli uomini (ovvero all’avvocato Strumillo / Nino Signorello) quindi alla legge di Dio (ovvero al parroco Padre Raffaele / Enrico Pappalardo), ma entrambi cercheranno di convincerlo, senza esito, che le sue pretese sono irricevibili.

In un ritmo crescente, tra maledizioni e pistole mail destreggiate, si sfiorerà la tragedia ma dopo alterne vicende tutto tornerà felicemente a posto.

Completano il cast Loredana Marino, Angela sapienza, Gino Astorina, Carlo kaneba, Simone Pappalardo, Chiara Seminara, Antonella Cirrone e Nellina Fichera.

«Un soggetto grottesco – scrive Renato Simoni sul “Corriere della Sera” del 31 gennaio 1941 all’indomani della prima milanese – trattato però con i modi del buon teatro d’osservazione e di carattere con un crescendo di fantasie paradossali, di contrasti, di logiche squinternate, di litigi, di trovate spiritose, di lazzi sfrenati, di tratti di vigoroso realismo con le buffonerie più sciolte, talora conducendo la commedia verso una specie di dolorosa esasperazione della comicità, talora lasciandola alla ricerca vittoriosa della più folle ilarità».

Il successo di Non ti pago fu tale che, nel 1942, Carlo Ludovico Bragaglia trasferirà quel testo sullo schermo utilizzando i tre protagonisti della pièce teatrale (Eduardo, Peppino e Titina De Filippo) e anche se il regista «s’è preso qualche libertà nella seconda parte […] senza nessun vantaggio cinematografico» ci mostra «una umanità buona e insieme scaltra la cui fantasia è percorsa da visioni d’amore […]. Sembra proprio la commedia della fortuna» (Diego Calcagno in “Film”, n. 44 del 31 ottobre 1942). Pertanto tutto è bene quello che finisce bene e la quaterna (altro titolo con cui la commedia è apparsa sui palcoscenici) sarà l’elemento catalizzatore per il fausto assioma “e vissero tutti felici e contenti”.

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