Catania e Taormina partecipano attivamente alle Giornate dello Scompenso Cardiaco

Le giornate europee per lo scompenso cardiaco: prima causa di ricovero. Catania e Taormina partecipano con l’AISC e un importante convegno su scompenso e comorbidità. Aumento del 25% dei casi atteso nei prossimi vent’anni.

L’Europa celebra in questi giorni le Giornate dello Scompenso Cardiaco, una condizione invalidante che si verifica quando il cuore non è più in grado di pompare una quantità sufficiente di sangue nell’organismo, l’AISC (associazione Italiana Scompensati Cardiaci) ha organizzato iniziative, ed è stata presente anche a Taormina in piazza Duomo con un gazebo per la distribuzione di materiale informativo per i pazienti, per sensibilizzare l’opinione pubblica e creare una rete di sostegno nazionale, e si è conclusa al Policlinico nella sede di via Santa Sofia.

Esaustive le dichiarazioni di alcuni pazienti sui problemi che comporta la loro patologia, ed il supporto infermieristico rappresentato da Sara Di Fazio. AISC, onlus di pazienti per i pazienti, ha come referente cardiologo per la Sicilia Orientale il dr. Giuseppe Leonardi, responsabile U. O. “Scompenso Cardiaco Grave” Azienda Ospedaliero–Universitaria “Policlinico V. E. Catania”. Il futuro non è roseo: nei prossimi vent’anni si prevede un aumento del 25% e oggi sono oltre 600mila gli italiani coinvolti, quasi la metà degli over 50 italiani (47%) e spesso lo associano all’infarto.

La manifestazione ha proseguito con il convegno “Lo Scompenso Cardiaco acuto e le Comorbilità”, organizzato da Leonardi, che ha coinvolto specialisti del settore a confronto da Roma e da tutta la Sicilia Orientale, medici impegnati a curare e seguire questi pazienti riscuotendo un notevole successo, con focus sulle strategie di cura in rapporto anche ai costi sociali, poiché spesso si accompagna ad altre patologie e lo peggiorano. Nel corso del convegno si è avuta anche testimonianza di pazienti aderenti all’AISC che, con debita assistenza, hanno avuto gravidanze a termine o sono stati supportati con assistenze meccaniche al circolo, o trapiantati.

Il seminario si è svolto in due sessioni: la prima ha trattato le infezioni su apparecchiature cardiologiche; moderatori i direttori Patanè, cardiochirurgia Ospedale (Messina); Vasquez Cardiologia (Milazzo) e Bruno, malattie infettive (Barcellona P. G.); sono intervenuti Fatuzzo,  direttore scuola specializzazione Nefrologia Università Catania, Calvagna (Cardiologia,  Taormina), Mignosa e Cavallaro Cardiochirurgia Ferrarotto Catania, Maria Concetta Fornito Medicina Nucleare Garibaldi Catania, spiegando  le infezioni nei pazienti dializzati, nei pace maker, nelle assistenze meccaniche al circolo (i cosiddetti “cuori meccanici”), come scoprirle e curarle, e gli organi coinvolti.

La seconda sessione si è rivolta allo scompenso cardiaco acuto e le infezioni delle basse vie respiratorie: moderatori nel settore medicina d’urgenza Passalacqua (Taormina), Valvo (Siracusa). Ha introdotto, presentando il Network Internazionale di Ricerca Great (Global Research on AcuTe conditions) con parole di apprezzamento per la scelta di “un argomento di interesse collettivo”, Salvatore Di Somma, Direttore Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso, AO Sant’Andrea – Sapienza Università Roma. Ha trattato la gestione dei pazienti con dispnea in Pronto Soccorso Carpinteri direttore Medicina Urgenza OVE, Catania.

Per il paziente con scompenso cardiaco e infezioni delle vie respiratorie, l’argomento è stato affrontato in maniera incisiva e approfondita da Carlo Vancheri, docente Malattie apparato respiratorio Università Catania e da Leonardi che sottolinea “Numeri e costi in crescita se si considera che lo scompenso cardiaco è la più comune causa di ospedalizzazione per i pazienti con oltre 65 anni, con una frequenza di re-ospedalizzazione a 30 giorni del 25 % e ad un mese del 50%.

La metà dei nuovi ricoveri sono attribuibili alla insufficienza cardiaca mentre l’altra metà viene attribuita alla presenza di comorbilità. A causa dell’invecchiamento della popolazione, è previsto un aumento, con elevato utilizzo di risorse (attualmente 2-2,5% della spesa sanitaria totale, 60-70% per le ospedalizzazioni). Una organizzazione dedicata consente di ridurre i re ricoveri, migliorare la sopravvivenza e la qualità’ di vita.

Il modello ottimale di assistenza a livello ambulatoriale è quello del team Chronic Care Model, attualmente organizzato da Leonardi al Policlinico Catania, presso la Cardiologia diretta da Tamburino, che opera da oltre 20 anni, mentre nelle fasi avanzate può essere necessaria un’assistenza più intensiva ospedaliera per offrire altre soluzioni come il trapianto cardiaco od il cuore artificiale, o quella domiciliare integrata per i pazienti più anziani. Il Centro segue più di 1400 pazienti, affetti da scompenso cardiaco e Cardiomiopatie provenienti da tutta la Sicilia (2^ popolazione in Italia nel database della Associazione Nazionale Cardiologi Ospedalieri, offrendo loro le migliori attuali cure e soluzioni), circa 60 trapiantati cardiaci e due pazienti con assistenza ventricolare meccanica.

Il congresso è  continuato spiegando il management dello stato infettivo nel paziente in emergenza con  Iacobello, malattie infettive Ferrarotto Catania. Sono seguite delle vivaci e interessanti discussioni sull’argomento; interessante la sessione moderata da Marchese e Di Vincenzo, laboratori analisi (Ospedale V. E. Catania), Squadrito (MCAU Ospedale Giglio Cefalù), con la proiezione di un video didattico di Di Somma che ha acceso la discussione sui marcatori di infezione in pronto soccorso: “Quando il paziente arriva al pronto soccorso, il protocollo base consiste nel ridurre la dispnea e la quantità di liquidi in eccesso nell’organismo, mediante la somministrazione di ossigeno e diuretici; trattamenti che non producono un miglioramento della prognosi della patologia, come mostrano i dati sulle re-ospedalizzazioni e in generale sulla mortalità. Oggi stiamo sperimentando una nuova molecola, la Serelaxina, che se utilizzata nelle prime ore dall’arrivo del paziente in pronto soccorso potrebbe avere effetti molto positivi sulla sopravvivenza del paziente stesso”.

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