Il castello di Sammezzano. Una magnificenza italiana nel cuore della Toscana

Il movimento “Save Sammezzano”, nasce nel 2015 per far conoscere a tutta la società civile raggiungibile, il Castello di Sammezzano, una magnificenza italiana attorniata dal Parco che porta il suo nome e che rischia l’incuria o la trasformazione se verrà acquistato il 24 maggio p.v..

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In un assolato pomeriggio di primavera, dopo un pranzo in Piazza Santo Spirito a Firenze, è avvenuto un confronto conoscitivo in Piazza Pitti con Lucrezia Giordano, esponente di spicco del movimento “Save Sammezzano”.

Il movimento “Save Sammezzano”, nasce nel 2015 per far conoscere a tutta la società civile raggiungibile, il Castello di Sammezzano, una magnificenza italiana attorniata dal Parco che porta il suo nome e che rischia l’incuria o la trasformazione se verrà acquistato il 24 maggio p.v..

Lucrezia Giordano è una storica dell’arte. Laureata in storia dell’arte presso l’Università degli studi di Urbino Carlo Bo, nel 2015 ha pubblicato il suo primo volume dal titolo: gli affreschi della cupola di Santa Maria del Fiore. Cupola, meglio conosciuta, come “La cupola del Brunelleschi”.

Attualmente collabora con la Fondazione Spadolini Nuova Antologia.

10390381_1537505106543851_212813202376250607_nRaccontaci del Castello di Sammezzano.

Le origini del Castello di Sammezzano risalgono al tempo romani.  Nel medioevo, il castello fu usato come fortezza perché avvantaggiato dalla posizione strategica nel quale è collocato (su una collina). In seguito, fu utilizzato come villa; nel corso dei secoli è avvenuto un passaggio di proprietà tra le varie nobili famiglie fiorentine come ad esempio: Gli Altoviti, i Gualtierotti, i Medici, fino agli inizi del seicento quando la proprietà passò agli Ximenes d’Aragona che per oltre duecento anni ne mantennero la proprietà. Nella metà dell’ottocento, viene l’ereditato dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximesen d’Aragona. Il marchese modificò la struttura seicentesca del castello, adeguandosi alla corrente orientalismo la quale, in quel periodo, divampava in Europa e prendeva campo, in special modo, presso la città di Firenze. 

castelloSul parco di Sammezzano possiamo dire che si estende per circa 6 km attorno al Castello. Le strade furono progettate per permettere alle carrozze di raggiungere facilmente la Villa.  Il marchese piantò nel parco ben 134 specie di piante diverse provenienti da tutto il mondo, dall’America al Giappone. La maggior parte di queste piante purtroppo non sono sopravvissute fino ai giorni nostri: al di là del nostro clima, che molte specie non potevano sopportare, a metà Ottocento non vi erano le conoscenze necessarie per la cura delle piante esotiche che spesso venivano piantate a terra con tutte le altre senza la dovuta cura.

Tuttavia, nel Parco rimangono ancora oggi numerosi lecci, sequoie, cedri. Le sequoie provengono dalla California, si tratta del più numeroso gruppo di sequoie giganti d’Italia, ben 57 esemplari adulti (oltre i 35 metri). Inoltre vi è la rarissima sequoia gemella che fa parte della stretta cerchia dei 150 alberi di eccezionale valore ambientale o monumentale, alta più di 50 metri.

Chi era il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes?

Il marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona (Firenze, 10 marzo 1813 – Reggello, 18 ottobre 1897) è stato un politico, architetto, ingegnere, botanico, imprenditore, intellettuale e bibliofilo italiano.

Il marchese era un uomo di grande cultura, un collezionista, un mecenate dell’arte, iscritto come membro onorario presso l’ordine degli architetti e degli ingegneri di Firenze. Finanziò moltissimi edifici e opere d’arte nel periodo di Firenze capitale. Tra gli esempi più noti, abbiamo le statue del loggiato degli Uffizi e la statua di Dante Alighieri in piazza Santa Croce.

Era un esperto conoscitore di botanica.

Fu deputato del Regno d’Italia. Dalla politica fu deluso e amareggiato; decise di dimettersi dall’incarico e si rifugiò a Sammezzano perdendo anche i contatti sociali.

Proprio Sammezzano è il luogo dove sorge il suo pensiero. Nelle decorazioni interne vi sono delle iscrizioni dove emerge la personalità del marchese.

Per circa quarant’anni lavorò al suo progetto di trasformazione del castello, grazie ad una manodopera esclusivamente locale. Riprogettò, finanziò e realizzò il castello di Sammezzano.

Dopo il restauro (completato nel 1889) il marchese visse in solitudine.

La sua vita privata non fu appagata. Si sposò ed ebbe due figli, ma il matrimonio fu infelice tutta la vita.

Si spense nel 1897 a causa di paralisi progressiva.

Il progetto “Save Sammezzano” è seguito da tempo da tanti utenti provenienti da ogni parte del mondo. La sua storia e la sua architettura affascinano sia i visitatori, sia gli utenti che hanno modo, grazie a voi, di poter osservare attraverso le foto postate nel vostro sito ufficiale, le meraviglie di questo castello dall’architettura interna definita “eclettica”.

La particolarità del castello di Sammezzano, sta nella riproposizione di forme e architetture che il marchese elaborò con moltissimi campionari di forme e architetture visionate attraverso i libri contenuti nella biblioteca di famiglia, e la specificità di Sammezzano è la seguente: in ogni sala vi è una riproduzione di un luogo diverso d’oriente: dalla Cina all’India, dall’Arabia alla Turchia.

Il castello può essere definito un’importante espressione di architettura eclettica in Italia.

La locazione del castello, nel corso degli anni è mutata. Esso è stato adibito ad albergo e ristorante di lusso (dal 1970 al 1990), ma si è cercato di mantenere la magnificenza ai suoi piani dando le giuste collocazioni all’attività alberghiera.

La struttura del castello si compone nei seguenti piani:

Il piano terra contiene spazi molto grandi, ma questi sono privi di elementi monumentali. Nel periodo alberghiero, esso era predisposto per le cucine e la reception.

Il primo piano del castello è quello monumentale. Ogni sala è diversa dall’altra per la decorazione dei pavimento, delle porte, dei muri interni.  Questo piano è stato progettato con una metodologia minuziosa. Tutto è rimasto intatto.

Il secondo piano era adibito alle camere di lusso. Ci sono ancora delle decorazioni al secondo piano, ma sostanzialmente non viene curato.

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Nella sfera governativa nazionale, avete avuto riscontri da parte delle istituzioni per questo accorato appello?

Noi come movimento di Save Sammezzano abbiamo preso contatto con tutti i membri della commissione dei beni culturali sia in parlamento che in senato. Il risultato è quello di essere riusciti ad ottenere ben 7 interrogazioni parlamentari rivolte al ministro Franceschini. Tuttavia, il ministro ha risposto che in questo periodo lo Stato non ha soldi per acquistare il castello. Quest’ultimo è finito all’asta nell’ottobre 2015, la seconda è avvenuta nel febbraio di quest’anno e la terza è prevista per il 24 maggio p.v..

 Colleghiamoci all’ultima risposta concentrandoci sulla data del 24 maggio, quando il castello verrà messo all’asta per la terza volta. Qualora fosse acquistato da magnanti stranieri, quale collocazioni pensi che venga data?

Sicuramente acquistare il castello non è un’operazione da poco. Non sono solo i 15 milioni di euro (prezzo ribassato perché il prezzo primario era pari a 22 milioni di euro) che servono per l’acquisto del castello, ma il suo restauro costerebbe intorno ai 60/70 milioni di euro poiché l’asta prevede, oltre il castello di Sammezzano, altri 13 casolari che lo circondano.

castello3 Quali sono gli obiettivi che invitate a sposare al potenziale acquirente del castello?

Gli obiettivi primari sono la tutela e la difesa del castello. Senza la tutela e salvaguardia, inoltre, non ci può essere una fruizione. Speriamo nell’apertura verso il pubblico.

A noi non interessa che ci sia un privato o un pubblico a comprarlo, ma l’importante è che l’acquirente si occupi della sua tutela e della sua salvaguardia.

A 300 metri dal castello c’è l’Outlet “The Mall”, il quale registra una media di 3 milioni di visitatori l’anno. Il bacino di utenza sarebbe incredibile. Proprio a pochi passi dall’outlet più prestigioso della Toscana, vi è uno dei luoghi con una delle strutture più belle, se non il più bello, della Toscana.

Siamo dell’opinione che il patrimonio storico-artistico è al sicuro solo se esso è conosciuto e frequentato.

Bisogna anche porre l’accento sui vincoli della soprintendenza. Al castello, e nei dintorni, non è possibile apporre modifiche sulla struttura.

 Mancano pochi giorni a questa scellerata asta. Vuoi fare un appello a nome del movimento?

Un appello (ma soprattutto un augurio) che possiamo fare è che siano mantenuti i riflettori puntati sulla triste vicenda del castello di Sammezzano, perché quello che temiamo è che vada nuovamente deserto, è opportuno (in qualche modo) che le istituzioni si espongano al fine di garantirne la salvaguardia.

Noi in qualità di cittadini italiani, ci sentiamo in diritto e in dovere, indipendentemente come andrà all’asta, di esigere la più completa salvaguardia di Sammezzano.

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