Casa Preti, la nuova griffe siciliana

La nuova griffe siciliana, nata a Palermo, si chiama Casa Preti, dal nome del noto pittore caravaggesco, Mattia Preti, a cui s’ispira il giovane stilista 24enne Mattia Piazza, efebico e solare con una sapienza ed una filosofia artistica tutta da scoprire.122616115-2fc4abbc-146a-4c80-b9c5-9fd6036eb711

Il primo atelier aperto a dicembre 2016 insieme al socio l’architetto svizzero Steve Gallay, ha ancora sede in via Lattarini 8 a Palermo. La prime creazioni della nuova griffe hanno sfilato a luglio scorso a Bulle in Svizzera, e l’anno prossimo puntano alle passerelle della capitale dell’haute couture, Parigi.
La collezione Primavera Estate e preview 2018-19 di Casa Preti è stata presentata venerdì 2 marzo, in piazza Croci dei Vespri a Palermo. I suoi capi attingono alle ampie volumetrie dagli abiti sacri clericali e si spostano insieme al corpo grazie all’imprinting sartoriale e architettonico che muove dalle istanze estetiche ed etiche dello stilista. Sono opere di sartoria filosofica; abiti che affiorano dalla stessa indole di chi li crea, che vestono la stessa anima di chi li indossa. Tagli rigorosi su tessuti morbidi e destrutturati, si prestano a modifiche e personalizzazioni sulla sagoma. 258s
La collezione “Ritorno”, rimanda al lavoro al tornio, e ad alcuni dettagli del mondo dei Lanzichenecchi del Quattrocento svizzero; vestiti, camicie, cappotti, realizzati in materiali tradizionali come il fresco di lana, l’organza di seta lavata, lo chiffon, il cachemire, il cotone sono pezzi unici, moltissimi unisex ed utilizzano anche materiali all’avanguardia come i tessuti impermeabili e il neoprene.
Ha spiegato lo stilista Mattia Piazza: “Ho voluto creare una collezione adatta ad una figura androgina, ispirata ad un’idea di bellezza che deve essere al di sopra delle parti e dei sessi, un po’ come gli angeli del periodo preraffaelita”.
La collezione si avvale dell’utilizzo di sete con richiami a stampe orientali dell’art nouveau siciliana e di cotoni che ricordano la freschezza estiva anche nelle nuance. Anche nella modellistica si mostra l’incrocio tra la sartoria tradizionale italiana e l’Oriente, con l’utilizzo di corpetti che si privano della loro finalità per diventare decori.
 20180619_070724Nei suoi abiti, caratterizzati da una grande ricerca sartoriale, convivono nella giusta unitĂ  due principi: l’io individuale, principio maschile, e tutto ciò che appare esterno ad esso, principio femminile in concetto di sacralitĂ  e integrazione che si manifesta in una collezione androgina fortemente connotata da un’immagine sacrale e fashion. I capi di Mattia Piazza incorporano nomenclature culturali, geografiche, filosofiche e spirituali pertanto si potrebbe dire in termini esoterici che essi vestono quell’androgino sacro che aveva incorporato in se la donna divina mostrando al mondo l’anima duplice e al contempo univoca del vero Dio Cristiano.
Un messaggio di bellezza complesso che integra i due generi da sempre divisi ed eternamente alla ricerca di quella metĂ  perduta e mai ritrovata ne nello spazio ne nell’evoluzione del pensiero umano. Per comprendere la complessitĂ  della tematica che manifesta questa griffe occorre fare un excursus socio- culturale.
Fu la psicologa americana Sandra Bem (scomparsa nel 2014) la prima a studiare il fenomeno “androginia” e a coniarne il termine nel 1974. sandrabemprofile
L’androgino (dal greco andròs, uomo, e gynĂ©, donna) non è un soggetto ermafrodito, perchĂ© la sua identitĂ  spirituale non ha niente a che vedere con gli organi riproduttivi, indica invece un individuo, maschio o femmina, che riesce a trascendere i modelli sessuali riscoprendo quella sezione interiore, tipica dell’altro sesso, che è celata dentro di sĂ©. E’ questa la vera illuminazione del secolo;  è  giunta infatti l’ora di pensare che il mascolino e il femminino si bilancino e si fondano in un altro genere piĂą flessibile degli uomini e delle donne comuni perchĂ© non vincolato da un concetto rigido di ruolo sessuale, vedendo le 2 componenti come necessarie e complementari in un ambiente moderno e performante.
Il nuovo genere di cui si dovranno dotare le organizzazioni del futuro è androgino e, per arrivarci è impellenza moderna, bilanciare mascolino e femminino. Tutto ciò muove anche dall’esigenza che le donne tendono a “virilizzarsi” per adattamento cognitivo-relazionale nelle aziende in cui lavorano.
L’uomo di oggi caduto in questa dualitĂ , è prigioniero e sofferente, deve ricostituire l’unitĂ  originale, in un androgino, che non conosce distinzione tra l’io ed il mondo esterno, tra l’anima individuale e quella universale, tra il maschio e la femmina metafisici. E’ questa la Grande Opera. Mattia pL’androgino proprio grazie a questa duttilitĂ  riesce ad agire in modo efficiente nelle situazioni piĂą disparate. Se guardiamo al fashion system, Andrej Pejic, come è noto, sfila perfettamente sia con abiti maschili sia femminili. Il giovane modello dall’androginia estrema con la sua affascinante ambiguitĂ  ha il potere musivo di condurci in territori da indagare ma non per questo da rifuggire con bigottismo.
Altri esempi di star androgene vere e proprie sono Kim Novak, Milla Jovovich Tilda Swinton, David Bowie, Leonardo Di Caprio, che rivelando un viso molto delicato e femminile ma un corpo da uomo o da donna, sfuggono a qualsiasi definizione, divenendo volti e corpi enigmatici avvolti da un mistero quasi ineffabile pertanto eternamente affascinanante e magnetico.
L’androgino trova la sua pregnanza filosofica ed etica nel Simposio di Platone, in cui viene riportato ed elaborato il mito greco degli ermafroditi, secondo cui all’origine dei tempi gli esseri umani non erano suddivisi per genere, e ciascuno di essi aveva quattro braccia, quattro gambe e due teste. Col tempo gli ermafroditi cominciarono ad essere insolenti nei confronti degli dei e questi, per punizione, li separarono in due parti con un fulmine, creando da ogni essere umano primordiale un uomo e una donna.
Come conseguenza, ogni essere umano cerca di ritrovare la propria iniziale completezza cercando la propria metà perduta. imagesSecondo il mito però, gli esseri umani erano un coppia che poteva essere formata da due donne, due uomini o un uomo e una donna, quindi non era presente nessuna forma di omofobia.
I fenomeni moderni di violenza sulle donne fino al femminicidio si rintracciano nella cultura atavica della relazione gerarchica fra uomo e donna, una relazione nella quale c’è un “dominus” e la donna è ad esso subordinata.
Una nuova cultura della relazione è la sfida piĂą grande del nostro tempo, che richiede l’impegno di tutti, dalla famiglia alla scuola ai media e che come sempre viene lanciata per prima della moda. Ed è proprio questo il grande merito della collezione di Mattia Piazza il cui progetto contro gli stereotipi sessisti e i pregiudizi di genere che alimentano discriminazioni, è declinato in una collezione di moda dove l’arte si fa portatrice di un messaggio di pace e armonia tra i generi.
L’essere umano sia Eva sia Adamo sono eternamente in cerca dell’essenza del loro essere che va oltre l’identitĂ  sessuale, ovvero il se superiore ed estremo finale della conoscenza di se stessi.
Melinda Miceli  – Scrittrice, giornalista, critico d’arte
a Cognita Design production
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