Carofiglio: “Sono lontano dagli stereotipi della mafia”

Gianrico Carofiglio, ex magistrato, ha incontrato la giornalista Maddalena Bonaccorso per l’uscita del libro “Estate fredda”

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I cattivi non sono così cattivi come si pensa e forse neppure i buoni così come appare.

Questo, uno dei temi emersi dall’incontro con Gianrico Carofiglio in occasione della presentazione del suo ultimo libro “L’estate fredda” (Einaudi editore, pp.340) avvenuta alla libreria Cavallotto di Catania, un thriller che dice l’autore “ribalta gli stereotipi comuni a molte fiction televisive sulla netta divisione tra buoni e cattivi e sul bene che trionfa su un male tanto cattivo quanto invincibile“. Non solo. Da parte dell’ex pubblico ministero, intervistato da Maddalena Bonaccorso, emerge anche una certa simpatia verso quei criminali a cui non manca spirito.

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Una cosa, questa -dice ancora Carofiglio– che sfugge spesso al pubblico. “Insomma, mi infastidiscono gli stereotipi e il modus attraverso il quale la narrativa italiana racconta Cosa Nostra“.

E ancora, nell’intervista rilasciata dall’autore alla giornalista di ‘Panorama’, l’ex pubblico ministero degli anni caldi delle inchieste sulla ‘ndràngheta pugliese conferma la volontà di far ritornare nei suoi romanzi l’avvocato Guido Guerrieri “nonostante- dice scherzandomi dà fastidio che lui abbia successo con le donne, penso di farlo tornare nel mio nuovo romanzo che uscirà nell’autunno del 2018“.

Ne “L’estate fredda” ci troviamo nel 1992 a Bari, dove Pietro Fenoglio, maresciallo dei carabinieri, si deve confrontare con una difficile indagine perché riguarda il rapimento di un bambino.

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Il libro, scritto sotto forma di verbale, nasce dalla volontà di Carofigliodi creare un ponte di intimità tra inquisito e investigatore“.

E dall’ex magistrato anche la predilezione delle zone d’ombra che ci sono in ognuno di noi “e un magma torrido dove mettere le mani senza sapere se troverai anche specchi di te stesso dove non ti specchieresti mai. Non mi piace accarezzare le certezze, piuttosto mi piace farle saltare. E questo modificando il punto di vista che non sarebbe possibile se usassimo stereotipi“.

Riguardo al fatto che Carofiglio ha cominciato a scrivere storie di mafia solo dopo molto tempo dalle sue dimissioni, spiega l’ex magistrato: “Sono stato immerso nell’ambiente di Cosa Nostra dai primi anni ’90 fino al 2006 e solo dopo aver misurato la distanza necessaria da quel mondo ho deciso di scrivere di mafia“.

Orgoglio da parte di Carofiglio nei confronti dei successi contro il crimine organizzato:-“Se negli anni ’91 e ’92 ci sono stati in Italia 2000 omicidi, oggi, almeno nel 2016, se ne contano solo 479″.

Nessun rimpianto infine da parte dello scrittore per la sua scelta artistica: “Di quel tempo ho nostalgia, ma nessun rimpianto. Anche se quando ho scritto la lettera di dimissioni ho cominciato a piangere e non ho smesso più“.

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