Calcio Catania: diverse premesse, stesso epilogo. Con una variante “traballante”

Il Catania visto ieri in quel di Agrigento conferma la propria dimensione “spaesata” lontano da casa. Non una novità, ma con una sensazione diversa, stavolta…

calciocatania.it
calciocatania.it

Dov’eravamo rimasti? Possono bastare 90′ per spazzare via tutta l’euforia nata dopo una convincente vittoria? Può bastare un passo falso, grave ed evidente, a modificare le sensazioni, i giudizi e le aspettative? Di norma, la risposta più giusta sarebbe negativa, ma non in questo caso, non per il Catania post mercato di gennaio. Gli etnei visti ieri all’ “Esseneto” di Agrigento sono simili a quegli scolari che, dopo un tema colmo di errori d’ortografia e grammaticali, non imparano da questi e perseverano diabolicamente negli sbagli. Non potrebbe esserci fotografia migliore. Perché al di là dei forfait di Di Cecco, Baldanzeddu, Djordjevic e Russotto, la versione rossoazzurra scesa in campo ieri è ai limiti dello spiegabile. Specie per la piega che aveva assunto la partita. In vantaggio dopo una decina di minuti, il Catania avrebbe dovuto gestire e colpire, sfruttare un tasso tecnico notevolmente superiore rispetto all’avversario, anestetizzando entusiasmo e grinta akragantina. La ricetta era semplice. Ma il Catania, non si sa per quale motivo, dopo la rete dello 0-1 è scomparso dal campo. Ha preferito rintanarsi nella propria metà campo, ha consegnato, con tanto di biglietto d’auguri, il pallino del gioco in mano all’Akragas. La banda di Di Napoli ha ringraziato, sfruttato l’occasione e meritato i tre punti. Senza mezzi termini.

Ma differentemente da tutte le altre trasferte stagionali, ieri pomeriggio il Catania ha portato con sé un’aggravante. La squadra, infatti, è totalmente priva di alibi. L’atteggiamento sarebbe dovuto essere il trampolino di lancio, lo strumento grazie al quale fare del coraggioso Akragas un sol boccone. E le premesse c’erano, apparivano diverse da quelle finora palesatesi. Non ci sarebbe dovuta essere partita, invece l’epilogo è il medesimo di sempre. Un Catania che torna con le pive nel sacco dall’ennesimo viaggio lontano dal “Massimino”. Questo è un allarme bello e buono. Il lavoro svolto in sede di mercato sarebbe dovuto essere premonitore di una crescita totale, di un miglioramento generale, sia sul piano delle prestazioni che su quello del rendimento esterno. Invece nulla. Il Catania, lontano da casa, si smarrisce, è come un pesce fuor d’acqua che non riconosce il proprio “cortile”. E’ timido, per certi versi imbarazzato. Fa vedere ciò di cui è capace per poi mostrare quanto sia incapace di rendere a certi livelli. Premesse diverse, dicevamo, ma epilogo noto. Stavolta, però, c’è una variante. Qualcosa di diverso rispetto ai primi mesi, qualcosa che “traballa”.

A traballare, infatti, è la posizione di Pino Rigoli. Stando a quanto appreso, pare che la dirigenza rossoazzurra stia riflettendo in modo serio sul futuro del tecnico etneo. Sintomo evidente di come i 90′ di ieri non siano stati digeriti e difficilmente lo saranno. Ieri Rigoli ha sbagliato. E’ giusto evidenziare i suoi meriti quando questi sono palesi, vedi la bella vittoria contro il Matera, derivata da una prestazione convincente. E’, però, altrettanto giusto evidenziare le mancanze, gli errori quando questi sono palesi e da “matita blu”. Non si tratta di errori di “scelte”, anche se la scelta di abbassare così tanto il baricentro della squadra, specie nel secondo tempo, appare cervellotica, anche se vedere Di Grazia agire da terzino è un pugno in un occhio, anche se scegliere Pozzebon come primo “sostituito” lascia perplessi. Sulle scelte, al tecnico, si lascia sempre il beneficio del dubbio. Nessuno meglio di lui può giudicare un gruppo dopo una settimana di lavoro. Ad essere analizzato è proprio il suddetto atteggiamento. Rinunciatario, pavido, poco grintoso. Un copione che i giocatori rossoazzurri, lontano da casa, recitano ormai a memoria. Se poi, nel post partita, le cause di questo rendimento altalenante, i motivi di un calo drastico dopo il vantaggio, non sono conosciute nemmeno dal tecnico è lecito pensare che ci sia qualcosa che non quadri.

Il Catania esce da Agrigento con le ossa rotte. Pino Rigoli esce dal suo vecchio stadio “ridimensionato”. Perché in casa Catania si sta riflettendo, non sono ancora note le scelte ipotizzate. Ciò che appare certo è che la posizione del tecnico di Raccuja non è più così salda come lo era qualche settimana fa. Un cambio, ad oggi, non sarebbe utopia. 

a Cognita Design production
Torna in alto