Calcio Catania: a cosa, o a chi, appigliarsi per ripartire?

Punto e a capo. Il Catania ha il dovere di archiviare i recenti passi falsi e ripartire, sin dalla gara contro il Foggia. A cosa, o a chi, appigliarsi?

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Per quanto arduo possa apparire, il Catania deve voltare pagina. Certo, farlo dopo tre sconfitte consecutive, dopo aver perso rapidamente posizioni in classifica e dopo aver avuto la controprova dei limiti strutturali insiti nel DNA di questa squadra non è affatto semplice. Come facile non è capire quali siano i blocchi psicologici che da sempre frenano il cammino della truppa etnea. Perché se è vero che l’organico è da “prima della classe”, è altrettanto vero come il rendimento stagionale sia di gran lunga al di sotto delle aspettative e la penalizzazione, in questo caso, c’entra poco. E’ arduo, come detto, voltare pagina, mettere un punto a quanto accaduto ed andare a capo, ma è opera che il Catania deve compiere, a partire dalla gara di domenica contro il Foggia. Il fato vuole che, nel momento più complesso dell’annata, i rossazzurri siano costretti a “ripartire” contro la “prima della classe”, stavolta non teorica, come quella di  qualche rigo sopra, ma prettamente pratica, considerato il cammino dei “satanelli”, lanciati come un bolide verso la conquista della serie B, specie dopo il dominio messo in mostra nello scontro diretto contro il Lecce. L’avversario peggiore nel momento peggiore: a cosa, o a chi, appigliarsi per svegliarsi dal torpore originatosi all’ “Esseneto” di Agrigento?

Quesito cui è davvero complesso dare una risposta. Mister Pulvirenti e probabilmente anche Pietro Lo Monaco stesso stanno riflettendo assiduamente alla ricerca di un fattore “simil-positivo”, da spremere a fondo per far fuoriuscire un succo che dia vitalità, quasi fosse una pozione magica che ridesti una squadra in preda alle peggiori convulsioni che caratterizzano una caduta verticale. Perché il Catania sta cadendo, è evidente. Ma dalla caduta ci si può sempre rialzare, ben più complicato è edificare laddove è avvenuto un crollo. Di conseguenza, il Catania deve fare qualsiasi cosa possibile pur di non crollare, pur di restare appeso al sottile segnale di vita ereditato dalla trasferta di Pagani. Quei primi 20′ della ripresa hanno mostrato le nascoste potenzialità di una squadra nettamente superiore all’avversario, che senza ingranare marce particolarmente alte ha prima trovato il pari e poi sfiorato in più occasioni un vantaggio che avrebbe potuto cambiare la storia del pomeriggio etneo. Quei 20′ sono solo un’impronta, probabilmente lasciata “distrattamente” dagli autori. La sonnolenza e le perplessità si sono subito palesate nuovamente, ma se da un punto bisogna partire, che sia quello.

Poi, per ripartire, tornare alla solidità difensiva che ha contraddistinto buona parte del campionato rossoazzurro non sarebbe cosa malvagia, anzi. Il problema è che, oltre ai baluardi che portano il nome di Pisseri e Bergamelli, veri e propri pilastri, c’è poco da salvare. Gil alterna intuizioni particolarmente efficaci ad errori grossolani dal punto di vista tecnico; Marchese è uscito “con le ossa rotte” dalla trasferta di Pagani, colpevole principale nelle due reti subite. In generale, l’originario di Delia, da quanto tornato alle falde dell’Etnea, ha mostrato una condizione fisica poco invidiabile, oltre ad un tentativo di trasmettere leadership che ha trovato sempre poca fortuna, non solo per colpa sua. Ma i recenti problemi difensivi non vanno imputati solo al reparto arretrato, ma ad una fase generale molto approssimativa. A centrocampo, ad esempio, la diga non funziona più: lo Scoppa visto in terra campana ha fatto mettere le mani nei capelli, così come un Biagianti fin troppo timido, che da “capitano coraggioso” ha subito una triste metamorfosi in “confusionario mediano”. Ma dal suo carisma bisognerà ripartire, a patto che venga seguito da qualcuno che sappia davvero cosa significa vestire una maglia così pesante (Bucolo?).

Di Grazia ha mostrato lampi di luce a Pagani e non solo per il gol. Tavares è stato sonoramente bocciato, non come Russotto, subentrato e decisivo ai fini del parziale risveglio avvenuto in quei famigerati 20′. Pozzebon ha bisogno di archiviare al più presto la prestazione della scorsa domenica, dimenticare le occasioni fallite. D’altronde, ragionando in modo semplicistico, se quelle poche palle a disposizione vengono così mal sfruttate, il delitto è compiuto. 

Insomma, si può ripartire da qualcosa. Salvare qualche aspetto dalle ultime tre uscite è complicato, ma per battere il Foggia serve ritrovare anche solo una briciola della sopita autostima. Non è invidiabile il ruolo di mister Pulvirenti, al momento. In bocca al lupo e che la gara di domenica possa portare nuova linfa vitale. 

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