Berlusconi assolto in appello su una vicenda che resta indegna

Con l’assoluzione di Berlusconi in appello vanno in fumo quei sette anni di condanna in primo grado tanto dibattuti nei tribunali che hanno impegnato magistratura e alte cariche, segnato crisi di governo e scissioni nel centro destra, aperto un dibattito sul Csm diviso da correnti senza autorevolezza e considerato ostaggio della Magistratura democratica.

Ora resta l’attesa delle motivazioni della sentenza che spiegherà l’assoluzione in appello dei sette anni di condanna per concussione (sulla questura di Milano) e per prostituzione minorile (sul caso Ruby).

Il capo d’accusa per Berlusconi, parte dal fermo della minorenne marocchina, dopo una denuncia per furto, tra la notte del 27 e 28 maggio 2010. L’allora Presidente del Consiglio fece pressioni sui funzionari della questura di Milano per rilasciarla, che da Parigi anticipò al capo di gabinetto Pietro Ostuni, che si trattava di una parente del presidente egiziano Mubarak.

Una telefonata non costrittiva nei confronti dei due funzionari di polizia, Pietro Ostuni e Giorgia Iafrate, che nella notte portò all’affidamento di Ruby alla consigliere regionale Nicole Minetti.

Un esito non richiesto da Berlusconi, ma “certamente auspicato”. Nel 2010 Karima El Mahroug, meglio conosciuta come Ruby aveva 17 anni ed era una delle ragazze che solitamente allietavano le serate di Arcore. Quando ad Arcore ebbe rapporti sessuali con la marocchina, Silvio Berlusconi ha sempre dichiarato, non era consapevole che Ruby fosse appunto minorenne.

Per approfondire vedi “ la video storia di una minorenne ad Arcore. Lo scandalo Ruby in 5 minuti” e il video di Repubblica Tv: Una minorenne ad Arcore: lo scandalo Ruby in 5 minuti.

È quanto «racconta», in attesa dei novanta giorni che renderanno note le motivazioni, il dispositivo della sentenza con la quale la Corte d’Appello di Milano (presidente Enrico Tranfa, relatrice Ketty Lo Curto, a latere Alberto Puccinelli) ha cancellato la condanna di primo grado a 7 anni di carcere con l’assoluzione del cavaliere, senza alcuna prescrizione e senza richiami alla vecchia insufficienza di prove.

Resta da capire cosa ha scagionato Berlusconi dalle accuse. Sempre secondo il legale il reato di prostituzione minorile non è stato riconosciuto dal magistrato perché “i giudici probabilmente hanno creduto al fatto che Berlusconi non conosceva la minore età della giovane. Era una delle nostre tesi – ha ribadito Coppi – mancava l’elemento soggettivo, il dolo.

Questa, però, è una formula di assoluzione che può essere adottata anche in altri casi e non mi azzardo dunque a dare una certezza, posso solo dire – ha ribadito – che questa era una delle nostre tesi e non so però se i giudici hanno preso in considerazione proprio questo elemento”.

L’assoluzione dalla concussione, “perchè il fatto non sussiste”, invece, secondo il legale “è più semplice: il fatto è inesistente”. Finite le spiegazioni in diritto, a chi, fuori dal palazzo di giustizia, ha chiesto al professore se fosse soddisfatto per il risultato, lui ha replicato: “Lei ci piangerebbe sopra? Direi di sì…Da un punto di vista tecnico è stata completamente cassata, l’’assoluzione poteva arrivare anche in primo grado, visto che gli elementi probatori sono gli stessi”.

Il sostituto procuratore generale Piero De Petris, che aveva chiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado a sette anni di carcere, ha solo detto con molta ponderazione “prima bisogna leggere le motivazioni”. Tra le presunte motivazioni della sentenza che saranno note tra novanta giorni: «perché il fatto non costituisce reato». E’ Coppi, il legale del cavaliere a suggerirle all’uscita del tribunale che quasi non crede alla decisione del collegio presieduto da Enrico Tranfa: “E’ una sentenza che va oltre le mie più rosee previsioni“.

Accanto a lui un Berlusconi commosso, che chiude una pagina parecchio indegna, ad incalzare ancor di più le accusa come “ingiuste e infamanti”. La stessa Ruby si dichiara felice del risultato: “sono felice non solo per Silvio ma anche per me, non ci speravo.

Alla luce dei fatti sembrano lontane anni luce le dichiarazioni di Berlusconi del marzo 2011 quando annunciò una «epocale riforma della giustizia», poi mai votata.

Al tempo solo una riforma della giustizia poteva riabilitarlo da fatti così infamanti ed era impensabile l’assoluzione.

«Bisogna separare le carriere dei magistrati, riformare del Consiglio superiore della magistratura, in ostaggio di Magistratura democratica, eliminare l’obbligatorietà dell’azione penale e far pagare di tasca propria multe ai magistrati che sbagliano».

Qualche giorno dopo mise particolare accento sulla obbligatorietà dell’azione penale: «Uno strumento da Santa Inquisizione in mano a magistrati eversivi». Se l’azione penale non fosse obbligatoria sarebbe il governo e il parlamento a stabilire di volta in volta le priorità dei reati da perseguire. Un esempio a caso? Il fascicolo Ruby non sarebbe mai stato aperto.

E invece il fascicolo Ruby è stato aperto, Berlusconi è stato condannato in primo grado e assolto in appello, amara consolazione perché se la giustizia lo ha riabilitato rimane da dirimere l’aspetto etico dell’agire umano. Agire che non può assolutamente prescindere da alcuni capisaldi essenziali di un rapporto moralmente condivisibile che certamente non attengono né alla politica, né alla magistratura quando non intravede il reato.

Altro aspetto è la coerenza e il rispetto dei dispositivi nel bene e nel male, è preoccupante rispettare solo sentenze favorevoli, cosa che ribadisce Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità anticorruzione e magistrato:”Andava rispettata quella di primo grado e questa”

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