Bagheria, Giuseppe Tornatore ricorda Mimmo Pintacuda

A poco tempo dalla scomparsa del fotografo e amico, il regista bagherese emoziona e incanta la platea nella serata della memoria

Una serata come poche, per intensità, per raffinatezza e per affluenza. Presso lo storico cinema multisala di Bagheria, la città delle ville, ancora una volta balza agli onori della cronaca per il tributo ad uno dei personaggi che la fanno grande nel mondo.

Morto all’età di ottantasei anni, Mimmo Pintacuda è uno di questi. Radicato nel popolo, amante del popolo, è stato un mirabile interprete della fotografia dello scorso secolo, raccontando con immagini una storia fatta di sconfitte e vittorie, di discese e risalite, quelle di una terra – la Sicilia – al confine tra la considerazione e l’abbandono. Proprio a “Baaria”, la sua gente ha voluto omaggiare il portavoce di tante istanze, attraverso una serata che ne ricordasse la genuinità.

Per l’occasione, l’amico di sempre, Peppuccio Tornatore, suo diletto allievo, tanto da ispirargli il personaggio chiave del premiato “Nuovo Cinema Paradiso”, quell’Alfredo che indirizza il protagonista verso la strada del successo. 

Voluta dal figlio e sceneggiatore, Paolo Pintacuda, la manifestazione è stata impreziosita da molteplici interventi, a cui ha fatto seguito la proiezione di un docu-film sul noto fotografo siciliano dal titolo “Mimmo Pintacuda – La mia fotografia”, realizzato dal figlio stesso. Un emozionato Tornatore afferma: “Era un perfezionista, per lui la foto non era mai definitiva, poteva essere sempre studiata, perfezionata, ritagliata, ritoccata. Indagatore di emozioni, narratore di storie di vita attraverso immagini, maestro che di giorno riprendeva la gente con la sua macchina fotografica e di sera, nel buio della cabina di proiezione, a quegli stessi bagheresi, riproponeva emozioni con le immagini dei film dell’epoca”.

Un aneddoto tra i tanti raccontati dal noto regista, quello che riguarda il cibo e Pintacuda: “non l’ho mai visto mangiare in tanti anni che l’ho frequentato, caffè tanti si ma mangiare mai, perché prima veniva sempre il suo lavoro, instancabile”. Non sono mancati gli interventi dell’amministrazione comunale. Il sindaco, Vincenzo Lo Meo, puntualizza come ha conosciuto l’artista recentemente scomparso. “Non posso non ricordare Pintacuda, ho un ricordo particolare di lui, l’ho conosciuto attraverso le sue foto pubblicate sulla rivista Epoca, dove venivano ripresi i mostri di villa Palagonia ed i tetti delle case circostanti con le antenne selvaggiamente piantate a deturpare la bellezza architettonica della villa: ebbene riconobbi subito la potenza dell’immagine  narrante di Mimmo Pintacuda”. La verità, la schiettezza e la coerenza dei suoi scatti sono un mirabile esempio di come la fotografia può diventare un mezzo di narrazione, dal formidabile impatto emotivo. Oggi, le oltre tredici mila immagini che raccontano il secolo scorso, sono conservate presso i locali della Fondazione Alinari di Firenze. Cinquant’anni di istantanee che fotografano l’evoluzione sociale attraverso raccolte memorabili quali: “Per strada, cortili e mare”, “Visti da dietro”, “Quando i bambini non ci guardano”, “Il pittore, i poeti, il regista”, “la sedia racconta”, e ancora, i volti degli anziani e gli emigranti  negli States. A prologo dell’evento, l’esecuzione alla chitarra di Francesco Maria Martorana, il quale ha regalato alla platea del cinema bagherese, melodie tratte dal “Gattopardo”. Orgoglio e ricordo in memoria dell’uomo prima che del fotografo.

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