Attacco alla Siria, questa notte o mai più. Scenario termonucleare alle porte

Quali le alternative di Obama e di Assad

 

Con la fine delle ispezioni Onu, si è aperta una ristretta finestra temporale che consentirebbe agli Stati Uniti di attaccare con una certa impunità. Infatti, è altamente improbabile che un attacco americano possa essere effettuato in presenza delle navi da guerra russe che velocemente si stanno dirigendo a protezione delle coste siriane. Questa notte o mai più quindi. Ricordiamo che l’attacco sarebbe portato dagli Stati Uniti che hanno schierato quattro gruppi da battaglia. Ad oggi, contro la Siria è stata schierata la Sesta Flotta oltre a cinque cacciatorpediniere classe Arleigh Burke: la Uss Barry, la Uss Mahan, la Uss Ramage e la Uss Gravely e la Uss Stout. Ogni unità trasporta 90 missili Tomahawk. Presenti almeno due sottomarini d’attacco a propulsione nucleare classe Los Angeles con 150 missili ad unità. (Non viene considerato l’effetto deterrente portato dai sottomarini balistici a propulsione nucleare classe Ohio armati con i Trident, in quanto permanentemente attivo per effetto della ‘ridondanza’ con quattro battelli sempre in missione per il globo). In rotta d’attacco nell’oceano Indiano i gruppi da battaglia delle portaerei Nimitz e Truman con stormi imbarcati composti da F-18 Super Hornet per la supremazia aerea. Presente anche un gruppo d’assalto anfibio autonomo dei Marine. Schierata la nave d’assalto anfibia Uss San Antonio con a bordo una seconda forza d’attacco dei Marine. Allertata per la supremazia aerea la base americana Daharan, in Arabia Saudita, all’interno della quale sono stati rischierati F-15, F-16 ed F-22. L’opzione di un attacco portato dai bombardieri stealth B-2 è stata scartata. Sarebbero comunque decollati dalla base americana Whiteman, nel Missouri e riforniti in volo. Presenti in Siria in missioni ‘ombra’ reparti dei Navy Seal/Tier 1 e della Delta Force supportati da un autonomo gruppo da battaglia. Ufficialmente non esiste.

All’attacco parteciperebbe il cacciatorpediniere lanciamissili francese Chevalier Paul mentre per la supremazia aerea è stata allertata la base Al Dhafra negli Emirati Arabi Uniti, dotata di caccia Rafale e Mirage. In rotta anche il gruppo da battaglia della portaerei a propulsione nucleare Charles de Gaulle equipaggiata con i Rafale.

La finestra d’attacco è molto ristretta, anzi ristrettissima. La Russia, per difendere il “caro alleato siriano” (che ha siglato contratti miliardari con Mosca per forniture belliche, non versando ancora un dollaro se non per i caccia di cui non ha bisogno per combattere i ribelli), ha inviato una nave anti-sommergibile e l’incrociatore Moskva. Scontata la presenza nel Mediterraneo di uno o più sottomarini d’attacco classe Akula. Si starebbero per muovere, secondo analisi satellitare che ha rilevato un aumento di calore nei battelli ormeggiati, circa venti unità provenienti dalle Flotte del Nord e dal Mar Nero. Oltre ai già citati contratti siglati con Damasco, Mosca intende rafforzare la sua presenza nella base russa di Tartus, in Siria.

Come avverrebbe l’attacco?

La prassi di un attacco portato con missili Tomahawk. Cacciatorpediniere e sottomarini lancerebbero nella notte una prima raffica di missili contro i target ad alta ed altissima priorità. Se attaccassero questa notte, non meno di 80 missili piomberebbero sulla Siria. Le armi satellitari sono molto precise e grazie al Tercom di bordo, confrontano in tempo reale il percorso con quello caricato in precedenza sulla memoria. Qualsiasi discrepanza tra i dati reali e quelli caricati precedentemente, è interrogata dal computer di bordo per evitare di colpire civili o strutture non militari. Dopo il primo attacco, spetterebbe ai satelliti spia ed ai NAvy Seal/Tier 1 presenti in Siria, confermare la distruzione dei siti. La seconda raffica di missili sarebbe lanciata per distruggere i siti non polverizzati dalla prima ondata e per colpire quelli a bassa priorità. Una terza salva di missili, concluderebbe la missione. Tempo necessario 48/72 ore. E QUESTA E’ LA TEORIA

Se l’attacco iniziasse stasera, gli americani avrebbero anche il tempo di portare a termine l’operazione, altrimenti sarebbe impensabile agire con navi russe sulla rotta d’attacco. Mosca potrebbe anche decidere di utilizzare le proprie armi per provare ad abbattere i Tomahawk, ma non ha nè le forze nè i battelli per farlo. La sensazione è che il vecchio orso russo, si stia comportando come la sua controparte sovietica che sembra essersi ridestata dopo un lungo sonno. La partita a scacchi però, almeno in linea teorica, è in mano agli americani che hanno schierato una forza in grado di far fronte a tutti gli attuali scenari possibili. Gli Stati Uniti sono padroni dell’aria e qualsiasi cosa dovesse entrare nel raggio d’azione delle navi americane o francesi, verrebbe abbattuto con certezza quasi matematica. La Siria dispone di circa 300 velivoli ed 80 Mig-29, metà dei quali sono fuori uso. Stati Uniti e Francia hanno in campo dai 200 ai 450 velivoli per imporre la supremazia aerea. Peccherebbero di superbia però, se pensassero che Assad subirebbe passivamente l’attacco.

Se fosse attaccato, quali sarebbero le alternative di Assad?

Opzione 1: Ritorsione contro i ribelli

Utilizzare per la terza volta (la seconda è stata confermata dai servizi segreti americani) le armi chimiche contro i ribelli per ritorsione. Assad non è stupido: è un macellaio, ma non uno stupido. Un attacco del genere non farebbe altro che porre fine al suo “regno di terrore”, con una risoluzione Onu che in quel caso sarebbe certa.

Opzione 2: attaccare gli Usa

Fare alzare in volo una forza di attacco aerea per colpire le navi Usa. Equivarrebbe ad un suicidio per la Siria, considerando lo schermo protettivo delle navi americane. Il sistema Aegis ha già dimostrato la sua efficacia. Tutti i velivoli verrebbero abbattuti in volo prima ancora di inquadrare le navi.

Opzione 3: Lanciare i missili Scud contro Israele che è pronta a reagire. E sarebbe guerra termonucleare.

Quest’ultima possibilità è altamente improbabile. Israele non ha bisogno di un mandato Onu o del consenso della Nato per contrattaccare. Lo ha sempre dimostrato. Attaccare un governo che risponderebbe con rabbia, cosi come avvenuto in precedenti contesti, con mezzi ed armi che nessun altro possiede in medio oriente, non sarebbe produttivo per nessuno.E la storia insegna che Israele è un paese ‘costruito’ per combattere. Ma parleremmo di guerra termonucleare e domani combatteremmo con i bastoni.

Opzione 4: Farsi attaccare per ottenere aiuto.

Ed è questa la mossa migliore per la Siria. Iran, Russia e Cina invierebbero uomini e mezzi per difendere il loro amico criminale e gli Usa si ritroverebbero un nemico ben più forte e meglio equipaggiato rispetto a quello trovato poche ore prima dell’attacco.

Le alternative di Obama

Opzione 1: Invasione Terrestre

La Casa Bianca ha definito questa opzione come “improponibile”. Gli elettori americani sono sconvolti da più di un decennio di guerre in Iraq e in Afghanistan e non tollererebbero un’invasione in Medio Oriente .

Opzione 2: Creazione di una no-fly zone

Mantenere una presenza costante per i prossimi mesi sarebbe terribilmente costosa e metterebbe in pericolo i piloti degli Stati Uniti.

Opzione 3: Armare i ribelli

…e ritrovarsi poco dopo con un nemico che combatterebbe con le armi di chi l’ha armato.

Opzione 4: Garantire il supporto delle Nazioni Unite

Non succederà senza altri importanti sviluppi in Siria. Russia e Cina si opporranno a qualsiasi tentativo presso le Nazioni Unite di approvare un’azione militare e continuano a fare proseliti tra gli altri paesi membri.

Opzione 5: Formare una coalizione senza le Nazioni Unite.

Una settimana fa, il Segretario di Stato John Kerry affermò di avere il sostegno della Lega Araba, Turchia e Francia. In queste ore, rimane solo Parigi a fiancheggiare gli Usa.

Opzione 6: Sparare missili dalle navi da guerra nel Mediterraneo

I dubbi sono tanti, ma non sulle capacità dei Tomahawk. Il fatto è che il preavviso è stato tale che i siriani hanno avuto tutto il tempo di nascondere le proprie armi, assicurare i loro aeroplani, e disperdere i comandi. Il rischio è che i Tomahawk demoliscano strutture vuote o piene di civili.

Opzione 7: Tornare a casa

Il mondo non vuole punire quel criminale di Assad. Gli Stati Uniti dovrebbero prenderne atto, ritirare le truppe, rivalutare la loro politica estera, scrollarsi di dosso molti finti alleati ed uscire da quell’incapace (Cit. Obama) organizzazione chiamata Onu. E forse, per evitare una guerra termonucleare, questa è l’opzione migliore. Con buona pace delle 1500 vittime del gas nervino utilizzato dal caro amico di Russia, Iran e Cina. (Spaziodifesa)

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