Ask.fm, il social network del bullismo digitale

Ask.fm, il social network frequentato da 13 milioni di adolescenti ogni giorno, è diventato l’epicentro del cyber-bullismo mondiale con cinque suicidi nell’ultimo anno

 

Ask.fm è diventato l’epicentro del cyber-bullismo mondiale: da alcuni mesi il social network lettone, frequentato da 13 milioni di adolescenti ogni giorno e con più di sessanta milioni di utenti registrati, è diventato il luogo simbolo dei bulli digitali.

Lo riporta Alexander Abad-Santos sull’Atlantic Wire di ieri, in cui spiega cosa sta avvenendo sul sito con maggiore crescita di tutto il web degli ultimi mesi. Il dato importante è che Ask è frequentato fondamentalmente da ragazzi sotto i 18 anni, e questo lo ha fatto diventare il centro del bullismo digitale. L’ultimo caso riguarda la morte di Hannah Smith, una 14enne inglese di Lutterworth, nel Leicestershire, trovata impiccata il 2 agosto dopo aver ricevuto insulti e minacce sul social network.

I dati parlano chiaro: in meno di un anno Hannah Smith è il quinto suicida che porta la firma di Ask.fm. Con una crescita di 300mila nuovi utenti al giorno, Ask è disponibile in 150 paesi, e il bullismo prolifera tanto da sembrare inarrestabile. La morte di Hannah ha provocato la Rete: sono diverse decine le petizioni che chiedono agli amministratori di rendere il sito più sicuro o addirittura di chiuderlo.

Cos’è Ask. È un sito di domande e risposte creato per far concorrenza a Formspring, il sito statunitense più famoso; è stato fondato nel 2010 a Riga, in Lettonia, da Ilya e Mark Terebin, con la peculiarità che gli utenti possono fare domande sul profilo di altri membri anche in forma anonima e seguire i propri amici senza che loro lo sappiano, ma per rispondere bisogna essere registrati. Le domande possono essere sia testuali che in video, dirette ad una singola persona o a tutta la community. Questa nuova forma di rete sociale ha fatto in modo che il sito balzasse quasi immediatamente tra i più in crescita della Rete.

Cyber-bullismo. Ad ogni azione però ne corrisponde un’altra contraria. La crescita degli utenti ha visto aumentare anche i casi di cyber-bullismo: non bastano, ovviamente, i suggerimenti per la sicurezza approntati dagli amministratori; spesso le domande poste dagli utenti ricevono in cambio risposte di insulti, minacce o istigazione al suicidio. Le stesse che ha ricevuto Hannah prima di togliersi la vita.

Lotta al bullismo digitale. Servirebbe un monitoraggio continuo e un pulsante d’emergenza per le situazioni più estreme come dice il no-profit Beatbullying, oppure una moderazione dei contenuti come chiedono gli utenti? Risolvere la situazione che si è creata non è semplice, ci vogliono soldi e investimenti sulla sicurezza dai costi esorbitanti; e se fino a poche settimane fa i Terebin erano sulla cresta dell’onda, oggi difficilmente riusciranno a trovare investitori pronti a tirar fuori i soldi per un sito che ha già provocato cinque suicidi tra i ragazzini.

Ask.fm non è l’unico servizio attivo ad aver avuto problemi con il bullismo. Nelle settimane scorse anche Twitter ha avuto problemi simili dopo che diverse donne hanno denunciato di aver ricevuto minacce di stupro; Obvious Corporation, la società che ha fondato il sito di microblogging, è subito corsa ai ripari aggiungendo un pulsante “segnala abuso” per mettere in evidenza i tweet violenti. La stessa cosa poteva fare Ask. Poteva ma non lo ha fatto, e adesso è troppo tardi.

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