Argo, il rovescio della medaglia: quelli che rimasero prigionieri

Il dramma dei 52 ostaggi Usa detenuti in Iran per 444 giorni

 And the Oscar goes to… Argo“. Il fim di Ben Affleck che vince la statuetta come miglior film secondo Hollywood, la storia di come la Cia riuscì a salvare un gruppo di americani fuggitivi in Iran. Ben Affleck mette in scena le vicende della rischiosissima missione della Cia che portò in salvo 6 ostaggi statunitensi da una Teheran in rivolta durante la crisi degli ostaggi iraniani del 1979.

Un esito fortunato che non ripercorre l’esperienza di Steven Lauterbach che visse quell’esperienza in maniera drammatica”Avevo a disposizione un bicchiere, ricordo che portava lo stemma dell’ambasciata. L’ho spezzato e mi sono tagliato le vene dei polsi”. Lauterbach era uno dei 52 americani che non riuscirono a fuggire da Teheran. Furono sequestrati per 444 giorni dal regime iraniano, prima all’interno dell’ambasciata e poi in diverse prigioni del paese. Lauterbach si tagliò le vene per uscire dall’isolamento carcerario nel quale era stato ristretto dai suoi guardiani. Il tentativo riuscì ma da quando lui e gli altri ostaggi vennero rilasciati nel gennaio del 1981 ha dovuto affrontare altre durissime traversie. “Non te lo lasci mai alle spalle. Ho incubi continui. In quello più ricorrente, l’accordo che ha portato al nostro rilascio viene annullato e ci rimettono in carcere. Ho frequenti attacchi di panico e di claustrofobia”. Gli ostaggi dell’ambasciata hanno cercato di ottenere risarcimenti dall’Iran per la loro arbitraria detenzione e per le sevizie subite, pestaggi, roulette russa, falsi plotoni d’esecuzione…Per anni hanno infatti cercato di trascinare in tribunale il governo iraniano, ma secondo i termini dell‘accordo di Algeri, il negoziato che permise il loro rilascio nel gennaio 1981, non ne hanno la facoltà. Alcuni parlamentari hanno tentato di aiutarli ad aggirare queste clausole ma non sono riusciti a smuovere le corti di giustizia o il dipartimento di Stato per ottenerne l’appoggio. Nonostante gli ostaggi sostengano, non senza ragione, che quegli accordi furono firmati in stato di necessità, fuor dalla dialettica giurisprudenziale, con una pistola puntata alla tempia. Adesso stanno cercando di ottenere risarcimenti attraverso le multe pagate dalle aziende che violano l’embargo commerciale contro l’Iran.

Ma comunque vada a Phil Ward, un altro ex ostaggio e agente della Cia nella Teheran del 1979, non toccherà nemmeno un dollaro. Dopo il rilascio divenne alcolizzato cronico, abbandonò la famiglia e gli amici e nell’ottobre del 1981 si tolse la vita.Il dipartimento di Stato non lesina attestati di stima e gratitudine nei confronti degli ostaggi, esprimendo simpatia per le sofferenze patite, ma ribadisce che una delle clausole chiave per la loro liberazione riguarda proprio l’impossibilità di citare in giudizio il governo iraniano.”Pacta sunt servanda” insegna la diplomazia e il diritto internazionale. I patti vanno rispettati.

Il drammatico rovescio della medaglia di “Argo”…(Fonte: TMNews)

 

 
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