Antigone di Sofocle, mito sull’Essere e sulla riflessione della donna

La regista Vera Cavallaro ha ricreato una tragedia attuale con un cast hig quality and level, per un progetto multiperformativo

Per la rassegna teatrale “Cassino multietnica”, al Teatro Romano, è stata messa in scena l’ANTIGONE di Sofocle con la regia di Vera Cavallaro, psicologa e arte terapeuta, attrice e performer, che ha lavorato sul progetto insieme a Margherita Fascione, pittrice scrittrice, dando vita a questa pièce multiperformativa, giocando su effetti multi rappresentativi, che avevano già caratterizzato Shahrazàd, e che, in qualche misura, ne costituiscono il proseguimento e l’approfondimento. Con abilità scenica teatrale hanno formato un cast di attori provenienti da diverse esperienze teatrali, con un’importante presenza di siciliani: lo scenografo architetto Alessandro Cavallaro, i due collaboratori alla regia Jacopo Cavallaro e Francesco Russo, il Light Designer Giuseppe Pidalà, la stessa Cavallaro (Antigone) e Roberta La Lena (Euridice), la scultrice Maritena Calabrese e la costumista Rosa Tiranno. Un’edizione il più fedele possibile al testo originale, con variazioni sul tema solo in alcuni stasimi, arricchiti da momenti di grande impatto visivo e auditivo – intermezzi musicali e lirici, espressivi movimenti di danza e suggestive pitture e scenografie. Un tema sempre attuale quello di “Antigone”, l’ingiustizia perenne del diritto positivizzato e l’affermazione della donna.

L’inserzione di spazi ‘ludici’ all’interno della tragedia, sempre in linea con il suo  registro elevato,  si propone, non solo di  avvicinare, in nome  del miscere utile dulci  di oraziana memoria, il pubblico più pigro a una rappresentazione  di per sé impegnativa, ma soprattutto di  ricreare, amplificandolo, il senso del  tragico, concepito quale alternanza di apollineo e dionisiaco, di quelle  energie vitali in opposizione dialettica che Nietzsche attribuiva allo spirito greco.

Ma chi è Antigone?  Quali contenuti  è in grado di esprimere oggi che possano essere avvertiti come  attuali o attualizzabili? Nata, con Ismene e i gemelli  Eteocle e Polinice,  da un rapporto incestuoso tra Edipo e Giocasta (sua madre), cercherà di mettere pace tra i due fratelli in lotta per il potere a Tebe, su cui regnano a turno, un anno alla volta. Escluso dalla successione al trono da Eteocle, Polinice si reca ad Argo, da cui  partirà con una spedizione militare contro la propria città. Dopo che i due fratelli periscono “per reciproca mano”, il nuovo sovrano, Creonte,  vieterà di seppellire il corpo di Polinice macchiatosi di empietà.  L’Antigone di Sofocle si apre appunto con la decisione di Antigone di dare  sepoltura a Polinice, come impongono i doveri della pietà familiare,  nonostante i divieti di Creonte e malgrado i consigli della sorella Ismene, che la invita alla prudenza.  Scoperta mentre si accinge a ricoprire il cadavere, viene  fatta rinchiudere,  viva,  in una caverna, dove si darà la morte. 

La regista Cavallaro sottolinea “in un orizzonte  in cui  le donne sono destinate a  soccombere a causa dell’ingiustizia del potere  maschile,  che  da sempre  ne limita la libertà e le relega  in una condizione di subalternità, Antigone mostra la propria determinazione, provando  a riaffermare la propria dignità di donna avente uguali diritti  a quelli degli uomini. Pensiero democratico  contro  il pensiero unico,  etica individuale contro quella di Stato, e ancora, tra  individuo e Destino, tra  libertà e autorità, tra universo maschile e archetipi femminili.  Molteplici i rapporti dialettici che si muovono all’orizzonte della tragedia sofoclea,  e che sono da considerarsi una costante nella storia dell’uomo occidentale,  tali che, a più di duemila anni di distanza, sono sentiti più vivi che mai”.          

L’Antigone di Sofocle, come tutti i miti greci, è un testo eterno: al di là del fluire temporale continua a porre domande, tentando di fornire risposte, ai grandi interrogativi esistenziali, quelli che investono l’esserci dell’uomo, la sua collocazione nel mondo, il senso e le finalità dell’Essere.

Pertanto, la sua ribellione si rivolge non solo contro un’ingiusta Legge sancita dai mortali, ma soprattutto contro quella stabilita da un uomo in particolare, che è sì il suo tutore, ma anche il suo carnefice. Contesterà infatti punto per punto le posizioni di Creonte, esercitando quel diritto così caro ai cittadini greci, l’άσηγορία, l’ «uguaglianza nel diritto di parola», anche a costo di contravvenire alle norme del clan familiare che vogliono una donna del tutto sottomessa all’autorità degli uomini.

Ismene, sorella di Antigone, pur avendo subito le sue stesse vicissitudini, reagirà diversamente, mostrando invece rassegnazione e supina accettazione nei confronti della Necessità di un Destino a cui le donne, secondo le sue convinzioni, non possono sottrarsi.

«…assai più forti sono quelli che comandano;

 e dobbiamo obbedire dunque ai loro ordini,

 anche a quelli più crudeli.

 La legge è fatta dagli uomini.

 Noi non siamo che donne».

Spettacolo hot attitude, che esprime il talento della regista attrice Vera Cavallaro per un livello di alta interpretazione con una raffinatezza eclettica, so glam, che esprime anche nella bellezza dei costumi che si mescolano con il carattere del luogo, dal fascino anticonformista e curato nei dettagli, con un mix tra classico e moderno.

a Cognita Design production
Torna in alto