“Autismo: Per andare… oltre lo sguardo” e altri dettagli

Altri aspetti, dettagli e particolari della meritevole rappresentazione teatrale: “Autismo: Per andare… oltre lo sguardo”.

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Abbiamo chiesto a Enza Interdonato, Dirigente scolastico Istituto Comprensivo di Santa Teresa di Riva:

D – Cosa ci dice di questa iniziativa?

R – “Autismo: Per andare… oltre lo sguardo” è nato nel 2008 ed è da allora che portiamo avanti questa manifestazione. In questi anni ho avuto sempre la fortuna di avere delle ottime collaborazioni per attirare l’attenzione sul problema dell’autismo e, devo dire, anche con discreto successo. Il progetto quindi mi ha seguito un po’ nella mia storia di dirigente scolastico. Quando sono arrivata qui, a Santa Teresa, è stato adottato dall’Istituto comprensivo e, negli ultimi anni, abbiamo fatto dei convegni veramente pregevoli, con voci autorevoli come l’ing. Giovanni Pioggia che ha fatto delle attività sperimentali sulla cura dell’autismo, la dott.ssa Gagliano con la psicoterapia etc…

D – Per sensibilizzare?

R – Si, infatti! Chiedendo di produrre dei testi, disegni, poesie, relazioni, prodotti multimediali, insomma qualunque cosa che si concentrasse su questo tema ed è stata prodotta una grandissima mole di lavoro, insieme agli insegnanti, con il coinvolgimento di tutto il territorio e la collaborazione di alcune associazioni come l’ANOLF, come l’associazione dei Lions di Santa Teresa di Riva e l’anno scorso anche dei Lions del distretto ed abbiamo avuto la presenza della dott.ssa Maria Bonsignore.

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D – Cosa la spinge ad andare avanti in questo progetto?

R – Ho una profonda sensibilità nei confronti di questo tema, nei confronti dell’integrazione, dell’inclusione e mi sento fortemente ed emotivamente coinvolta.

Noi vogliamo andare oltre questo sguardo che è fisso, che sembra senza senso, che sembra non relazionare e quindi è un invito a tutti a farlo, ad andare oltre e a cercare il contatto, il rapporto all’interno di questo mondo. L’obiettivo del progetto è chiaro, è quello della sensibilizzazione che non è comunque vuota, ma è una sensibilizzazione forte, pregnante. Bisogna avere la consapevolezza di quello che è l’autismo. Non si può avere consapevolezza se non si ha la conoscenza per cui mettere a contatto, anche dalla più tenera età, il bambino con quelle che sono le differenze degli esseri umani, con quelle che sono alcune realtà, in maniera giustamente appropriata, è fortemente interessante e necessario. La conoscenza porta anche alla comprensione e quindi dalla comprensione può nascere una vera relazionalità, può nascere quello che è il bisogno di superare le paure perché, molto spesso, la paura e l’indifferenza portano a questo isolamento.

Quindi il superamento di queste barriere è l’obiettivo del progetto, semplicemente questo e noi cercheremo di creare la conoscenza e la comprensione del problema.

La rappresentazione vuole essere anche un mezzo per veicolare questa idea, per fare in modo che la consapevolezza dell’autismo non si promuova solo il 2 aprile, ma si promuova tutti i giorni con i fatti, con le azioni e con le parole: aggiungerei uno slogan “Mio figlio esiste tutti i giorni”.

Cercheremo di trovare sempre il meglio, al fine di promuovere, di sensibilizzare nei confronti della disabilità poiché il progetto  è vero che nasce in relazione all’autismo e a questo sguardo assente ma in realtà l’attenzione che si vuole promuovere è nei confronti della disabilità in genere.

A Cettina Sciacca, Direttrice artistica Associazione Sikilia di Santa Teresa di Riva chiediamo:

D- Si è capito che ha fatto un lavoro notevole in cui lei, essendosi immedesimata nella tematica, l’ha elaborata per poterla poi trasmettere ai ragazzi?

R – Ho riportato loro la realtà. Quando all’inizio ho cominciato a far vedere a loro dei gesti e dei movimenti, i ragazzi erano perplessi su quei modi di muoversi, ma li ho rassicurati dicendo loro che era proprio così che dovevano muoversi e ho riprodotto a loro fedelmente le stesse cose. Alcuni genitori di questi bambini speciali  sono venuti e hanno detto “Guardate che è esattamente quello che Cettina vi sta dicendo e quindi i ragazzi hanno avuto anche la loro conferma.

D – Gli studenti, quindi, non hanno mai visto questi ragazzi speciali di presenza?

R – Loro hanno visto un video da noi realizzato poiché ormai lo spettacolo era stato messo su e definito, ed io ho voluto assolutamente metterli in contatto con la realtà di questi ragazzi speciali, con almeno quelli più integrati, e, comunque, nello spettacolo non poteva essere una passeggiata e quindi ho cercato di riprodurre anche certe situazioni più difficili, più particolari proprio perché il fine della rappresentazione è quello di comunicare agli altri queste realtà. Un’altra cosa che mi ha colpito è il fatto che loro volessero vivere in questo mondo ovattato, che gli da fastidio il rumore, che si spaventano un po’ di tutto. Questa è una cosa forte da sentire e poi le loro abilità. Ho cercato di mostrare la cosa dai vari punti di vista anche quelli dei genitori e non è stato per niente semplice.

D- Lei è l’autrice in toto della rappresentazione?

R – Sì. Ho scritto tutto io. Chiaramente mi sono documentata, ho letto dei libri, ho preso dalla realtà, ho cercato proprio tanto, tanto materiale che poi ho dovuto stringere, condensare e mettere in scena, tenendo conto che non è stato facile rappresentare un tema così complicato, difficile e aggiungo che non urtare la sensibilità di nessuno, essere molto delicati, non è stato semplice.

Su Gian Marco Pia?

R – Devo dire grazie a Santi Scarcella perché tramite lui siamo riusciti ad avere qua Gian Marco, suo alunno, e i suoi genitori, la mamma Pina e il papà Claudio che sono venuti da Roma, un regalo che non so come ricambiare, se non con tanto affetto e tanta stima. Gian Marco compone e suona delle musiche e noi ne abbiamo utilizzate tre nel nostro spettacolo, che questo ragazzo speciale, durante la serata, ha mirabilmente eseguito regalandoci momenti veramente magici.

D- Qualcosa che vuole aggiungere?

R – Voglio dire soltanto che sono felicissima, soddisfatta e orgogliosa di aver lavorato con i ragazzi della scuola media e di “Sikilia” e, soprattutto, di essere riuscita a trasmettere questo mondo che io dico bellissimo. Sembrerebbe strano, ma è un mondo veramente speciale in cui, forse, si dovrebbe entrare per arricchirsi di più: noi siamo usciti arricchiti ed i ragazzi hanno mostrato una sensibilità eccezionale: pensate che dietro le quinte, in certi momenti, piangevano perché sentivano fortemente questa tematica.

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