All’Archeoclub di Catania una conferenza storica sui fatti di Bronte accaduti durante la “liberazione” garibaldina

L’eclettico Salvo Troina, già funzionario della Polizia Postale e oggi vicepresidente dell’associazione Giustizia e Pace e operatore di legalità proiettato verso il sociale, non nuovo a interessanti iniziative di spettacolo e culturali, ha svolto all’Archeoclub di Catania, presidente Giusy Liuzzo, nell’auditorium della scuola Pizzigoni, la conferenza “Bronte 1860. L’illusione della Libertà. Da Verga a Levi”.

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Il nostro, nel corso di vari eventi tenuti nel 2011, per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, confortato e sollecitato dal grande afflato e consenso di pubblico, ha maturato e sviluppato considerazioni e messe a punto che gli hanno suggerito di realizzare questo ed altri originali studi.

La vicenda di Bronte (L’Eccidio), molto controversa e ingombrante, poco si concilia con la retorica sabauda dell’unità “nazionale” e della liberazione del popolo italiano dalla “tirannide” borbonica: durante l’insurrezione, scoppiata durante la campagna di Sicilia condotta da Garibaldi il popolo brontese, credendo nella rivoluzione garibaldina e sperando che “l’eroe dei due mondi” potesse liberarli dal secolare assoggettamento alle baronie locali, chiedeva di poter lavorare un appezzamento di terra in piena libertà e proprietà, senza dover più dare conto a nessuno, in altre parole chiedevano la fine del latifondismo. La rivolta si concluse con la fucilazione di cinque rivoltosi compresi un avvocato e un demente e di molti condannati.

In realtà Nino Bixio, mandato a sedare la rivolta in atto, concluse sommariamente il mandato ricevuto assecondando gli interessi del latifondista locale, l’inglese lord Nelson.

I contadini, scesi in campo per ottenere un pezzo di terra, non ebbero nulla, risultarono vane le promesse di Garibaldi, i padroni rimasero padroni e i contadini sempre poveri. Anni dopo, con  i romanzi “Cristo si è fermato a Eboli” e “Le parole sono pietre” il torinese Carlo Levi, riprese il tema della pauperismo e dei divari sociali della proprietà agraria nel Meridione d’Italia.

Giovanni Verga, dall’episodio trasse ispirazione per scrivere la novella “Libertà”, alla vicenda riportandola con qualche licenza poetica per le quali non si percepisce la località, viene omessa la figura del liberale avv. Lombardo e si inventa la presenza di un nano al posto di un demente.

I contadini che chiedevano un pezzo di terra, non ebbero nulla; vane le speranze riposte sull’azione bellica di Garibaldi; i padroni rimasero padroni e i contadini sempre poveri.  Successivamente, molti anni dopo, la problematica del lavoro e della proprietà dei campi al Meridione d’Italia fu ripresa dal torinese Carlo Levi, con  i romanzi “Cristo si è fermato a Eboli” e “Le parole sono pietre”, sempre giocati in chiave di pauperismo e di critica alla povertà e alla proprietà agraria.

Il lavoro di Troina, frutto di lunghe accurate ricerche, attraverso la consultazione di libri in svariate biblioteche italiane, che mira a  diffondere la conoscenza storica in modo piacevole e, forse, più oggettiva e obbiettiva. Secondo il suo pensiero “Mentre le bugie dei vinti vengono smascherate, quelle dei vincitori diventano storia”.

Il pubblico si è interessato e appassionato all’originale trattazione applaudendo il conferenziere e rivolgendogli molte domande di chiarimento.

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