Alexander Gadjiev, una fresca e talentuosa personalità musicale

Inizia la 61^ Stagione Concertistica 2017-2018 dell’Associazione Musicale Vincenzo Bellini e dell’Accademia Filarmonica di Messina con il concerto inaugurale del pianista Alexander Gadjiev, primo di una serie nutrita di eventi previsti in cartellone
Alexander Gadjiev

Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, domenica 15 ottobre 2017, è stato un giovane talento, il pianista Alexander Gadjiev, ad avviare la 61^ Stagione Concertistica 2017-2018 dell’Associazione Musicale Vincenzo Bellini e dell’Accademia Filarmonica di Messina. Per la nutrita ed attenta platea il pluripremiato M° Gadjiev ha eseguito, per il concerto d’inaugurazione, un gran bel programma musicale, spaziando dal barocco al novecento, programma che, per come si è percepito, è stato particolarmente apprezzato e “sentito” dai presenti. Quel feeling particolare che si viene a creare fra l’artista, il musicista in questo caso, e il pubblico, che percepisce e “sente” il suo modo di fare arte, è una sensazione che si è delineata, in questa occasione, sin dalle prime note.

Alexander - Gadjiev

La Musica è stata assoluta protagonista; essenziale l’impianto scenico, con la proiezione, in gigantografia, sullo sfondo, dell’immagine del Vittorio Emanuele ed il solo pianoforte al centro del palcoscenico. Non vi è stata distrazione alcuna ed è in questa atmosfera che la “musica romantica” ha aperto la prima parte del concerto, con Robert Schumann e l’esecuzione di uno dei suoi più importanti brani pianistici, Kreisleriana op. 16, cui è seguita, dal finale dell’opera di Richard WagnerTristan und Isolde”, la “Morte di Isotta”, di potente forza emozionale, uno dei più incantevoli ed memorabili temi mai composti, in una delle molteplici trascrizioni per pianoforte di Franz Liszt (tratte da lied, opere ecc.). Quindi, nella seconda parte del concerto, si è passati a Johann Sebastian Bach e alla “musica barocca” con la Suite francese n. 3 in si minore BWV 814 e, in conclusione, si è proseguito con Sergej Prokofiev e l’esecuzione della sesta sonata op. 82 in merito alla quale ricordiamo che il grande Sviatoslav Richter, da giovane, ma già affermato pianista, dopo averla ascoltata in un circolo, eseguita dallo stesso Prokofiev, ne fu subito colpito, tanto da eseguirla pubblicamente in prima assoluta alla radio di Mosca, nel 1940. Su tale composizione affermò: “Non aveva ancora finito di suonare che io avevo già deciso che avrei eseguito questa sua sonata. Non avevo mai udito nulla di simile prima di allora. Il compositore, con barbara audacia, aveva abbattuto gli ideali del romanticismo e aveva portato gli impulsi distruttori della musica del ventesimo secolo nella sua musica”.

Alexander-Gadjiev

Ottima l’interpretazione di Alexander Gadjiev delle varie parti del programma in cui, manifestando una forte personalità artistica, ha espresso una sentita immedesimazione nella partitura sia nella sezione relativa a Schumann, in cui sono presenti appassionati e forti momenti lirici insieme a quelli di timbro malinconico e drammatico, sia nell’interpretazione impeccabile della Suite di J.S. Bach. Veramente splendida, infine, l’esecuzione dell’impegnativa e difficile sonata di Prokofiev con passaggi di virtuosismo sfrenato ed anche accordi violenti rispetto ai canoni tradizionali, chiara espressione della rivoluzione pianistica del compositore russo, considerato come uno dei massimi compositori del XX secolo, che ci fa così entrare a forza, quasi catapultandoci con violenza, nel dramma dell’esistenzialismo dell’Uomo del novecento.

Minasi - Spuria - Ramires
Minasi – Spuria – Ramires

Nella pausa, tra la prima e la seconda parte della serata, non potevano mancare i saluti al pubblico insieme a qualche nota sul programma in cartellone, da parte di Giuseppe Ramires, Presidente e Direttore artistico dell’Associazione Musicale Vincenzo Bellini e di Marcello Minasi e Maria Grazia Spuria, rispettivamente Presidente e Direttore artistico dell’Accademia Filarmonica di Messina.

Per concludere, fuori programma, il M° Gadjiev, accompagnato da meritati e sentiti applausi, ha eseguito l’atteso bis regalandoci ben due esecuzioni: la “Fiaba d’estate” dalla Suite Cenerentola, di Sergej Prokofiev, e da “Anni di pellegrinaggio” di Franz Liszt il celebre sonetto n.104, uno dei “Tre Sonetti del Petrarca”.

Alla fine abbiamo fatto qualche domanda al giovanissimo e talentuoso artista goriziano:

Ha cominciato a studiare musica a 5 anni, con sua madre e poi con suo padre, che è russo, quindi ha vissuto in questo clima familiare di cui lei è stato il prodotto finale, diciamo la “summa” di loro due?…

Si, possiamo dire così. Prima di tutto sono fortunato ed in secondo luogo è molto bella questa cosa di cercare un po’ una sintesi, la “summa” dei genitori…

E questo le fa piacere, ne è orgoglioso?

Sicuramente si, ma anche per tante altre cose, perché comunque ho avuto una vita molto diversa da quella che hanno avuto loro; per fare un esempio ho fatto il Liceo Scientifico perché sono tuttora attratto anche dalla scienza, e questa è stata una cosa che mi ha influenzato anche molto.

In realtà avevo anche voglia di andare ad iscrivermi all’Università ed avrei scelto Filosofia o Fisica.

Il problema è che sono andato a studiare a Salisburgo ed avendo poi vinto il Premio Venezia, immediatamente sono iniziati anche i vari concerti, i vari progetti e pensare a combinare quindi le due cose sarebbe stato troppo difficile.

Al Maestro che ha fatto il primo recital a dieci anni e in seguito, nella sua ancora giovane carriera, è stato più volte premiato, chiediamo cosa prova quando suona…

Ogni esecuzione dà qualcosa di diverso, ad esempio anche oggi c’era una energia particolare, mi son trovato molto bene.

Diciamo che posso anche scegliere il modo come pormi; ci sono dei giorni come nelle tournées che ho fatto in Giappone, in cui in un mese uno doveva suonare anche dieci dodici, tredici concerti, ed è ovvio che, come quando uno va  a lavoro, non si può essere sempre nello stesso stato d’animo, magari quello giusto, quindi ci sono delle giornate in cui uno magari si forza e ci sono delle volte in cui uno è più ispirato; poi dipende anche dalla musica, dal pubblico, dal pianoforte … ecco il pianoforte è una cosa che mi influenza molto…il pianoforte mi influenza davvero molto, se il pianoforte è un pianoforte molto bello, molto particolare con delle sonorità… per esempio questo pianoforte aveva sicuramente delle qualità… certo non è nuovo… non è un pianoforte superpotente, però è un pianoforte molto sensibile.

Attribuisce molta importanza a queste sfaccettature, a questi aspetti?

Questa è una cosa fondamentale perché se il pianoforte è una scatola c’è poco da fare.

Per ultima cosa le chiediamo se in un concerto è più quello che riceve o più quello che riesce a dare al pubblico che la segue?

Mah!…più la seconda, forse più la seconda sì, certo c’è, ovviamente, un po’ di ambivalenza, ma è insomma come una simbiosi…

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