Al Teatro Antico di Catania i Sonetti d’Amore danno vita a William Shakespeare

Al Teatro Antico il terzo spettacolo dell’Amenanos Festival di Catania. Un successo per Sonetti d’Amore, un viaggio tra i più bei versi di William Shakespeare, per l’idea e la regia di Melania Giglio, attrice torinese. IMG_6031

Queste parole vivranno e daranno vita a te”. Quattro personaggi hanno dato voce e corpo ai più bei sonetti shakespeariani impadronendosi e contaminando l’ambiguità amorosa di William Shakespeare.

Rivisitato con una ricca contaminazione musicale: da Marvin Gaye/Creedence a Amy Winehouse, da Leonard Cohen a Alanis Morissette il pubblico del Teatro Antico di Catania si è nutrito della scrittura vivente del William drammaturgo e poeta inglese (peloritano nell’immaginario storico), protagonista del teatro elisabettiano, e considerato come il più importante scrittore ed eminente drammaturgo della cultura occidentale.

IMG_6019Con SONETTI D’AMORE nella cavea del Teatro etneo si è esplorato all’imbrunire l’Amore Shakespeariano, ambiguo, con dentro il maschile e il femminile, la passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte che poi ha influenzato le liriche del Duca Bianco, David Bowie.
Un viaggio nell’universo poetico e concettuale di William Shakespeare, affidato alla sapiente regia di Melania Giglio, per una produzione Politeama S.R.L per il Silvano Toti Globe Theatre Roma – Villa Borghese diretto da Gigi Proietti, la traduzione affidata ad Alfonso Veneroso e alla stessa Giglio per l’Amenanos Festival.
I costumi preziosi di Susanna Proietti (figlia d’arte), la line-up luci di Umile Vainieri ed il progetto fonico di Franco Patimo.IMG_6035

A calcare le scene del Teatro Antico quattro personaggi.
Alfonso Veneroso a cui l’arduo compito di interpretare il sommo poeta Shakespeare, Melania Giglio passione carnale e sua Musa, Sebastian Gimelli Morosini androgino Conte di Southampton con la dark lady interpretata da Francesca Mària.

La storia narra della Grande Peste che nel 1952 si impossessò di Londra e di tutti i suoi teatri. Chiudeva il Curtain, il Blackfriars, il Rose e anche il Globe.  Shakespeare si aggira annoiato, furtivo e nero come un corvo per le tetre vie londinesi. Nella sua mente solo l’ossessione di un nome d’amore per la sua Musa …e che lascia alla sua incerta penna. 

sonetti_amore-1030x579“Il grande tragico Shakespeare sarebbe italiano”. Nel 1927 un giornalista romano, Santi Paladino, affermò che Shakespeare era lo stesso Florio (o meglio Michelangelo o Michel Agnolo, figlio di Giovanni Florio e di Guglielmina Crollalanza – da cui la traduzione inglese di William Shakespeare) basandosi sul ritrovamento di un volumetto del calvinista Michelangelo Florio che conteneva numerosi proverbi che si ritrovano tutti anche nell’Amleto.

Shakespeare a Catania, un’autore dalla progenie incerta, che della Sicilia ha tutto e su cui si è costruito tutta una serie di varianti sceniche ed interpretative da renderlo perenne ed immortale …come se alle sue liriche poetiche possano facilmente attingere …e contaminare … tutta una serie di autori, per rendere amabile e quanto più contemporanea la tradizione del Teatro Elisabettiano conosciuto.

IMG_6008E a questa idea che Melania Giglio ascrive brillantemente la sua opera di regia partecipativa in più di un’ora di spettacolo, mettendo in scena quattro potenti personaggi come lo stesso poeta anglo-androgino, interpretato da Alfonso Veneroso, che con la Giglio su Musa firma anche la traduzione dei Sonetti; poi il Conte di Southampton personificato dal bravo Sebastian Gimelli Morosini e la sensuale e sessuale Francesca Mària, la Dark Lady della rappresentazione: “Un tempo il nero non era considerato bello o se lo era non portava il nome di bellezza“.

La Giglio, la direzione artistica di Daniele Salvo e l’organizzatore Michele Di Dio dunque portano a Catania il Silvano Toti Globe Theatre, (che ricostruisce filologicamente il Globe Theatre di Londra del periodo elisabettiano, la cui struttura è stata costruita a Roma nel 2003, all’interno dei giardini di Villa Borghese, realizzata dal comune romano grazie ai finanziamenti della Fondazione Silvano Toti, sulla base di un’idea iniziale di Gigi Proietti) e l’adattano benissimo per luci ed immagini sceniche al Teatro Antico.

Melania, Musa possente, come una Mefistofelica aliena recita e contamina i sonetti d’amore con una notevole interpretazione musicale, degna della migliore Patti Smith, ossessionando in scena ora il suo William, ora il mecenate Conte di Southampton. Respira le arie estive investite dalle gemme delicate di un Maggio ventoso. E riparte nell’amore di William: ora ironica, ora sensuale, ora amorevole ed effimera nei suoi abiti d’oro vittoriano, ma poi regina del palco quando interpreta le sue contemporaneità musicali, facendo letteralmente impazzire l’ascolto dell’attento pubblico.
IMG_6015E allora tra i sonetti numerici le contaminazioni soft and jazzy e rock-blues con una sublime e potente voce black-power: Like anyone would be …But you you’re not allowed …You’re UNINVITED di Alanis Morissette scuote il pubblico della cavea. E poi scende nella notte di Come Away with me di Norah Jones. Liriche, sonetti and song per l’androgino Southampton: parte il funcky soul di You know that I’m not good di Amy Winehouse (Donna luttuosa dagli occhi neri come descritta nel sonetto n.22 …proprio il ritratto di Amy).
E come poi non farsi accellerare i battiti cardiaci ascoltando Heard it to the grapevine portata al successo da Marvin Gaye nel’68, e riproposta negli anni ’70 dai Creedence Clearwater Revival nell’album Cosmo’s Factory.
Qui la Giglio si supera nel canto e nelle movenze 
…da confermata rock-star in un concerto r’n’b che si ripete in soul voice (per un amore non ricambiato) alla Jennifer Hudson in And I Am Telling (You I’m Not Going), sofferto brano dal musical statunitense Dreamgirls. La Musa interpreta poi l’amore aspettato e confortato di “Angel” by Sarah McLachlan. Finale da sogno lirico con l’Hallelujah di Leonard Cohen.
Poteva mancare il bis? La Giglio Shakespeariana improvvisa a cappella e gli applausi risuonano nella cavea del Teatro Antico di Catania.

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Note alla rappresentazione del Teatro Antico di Catania index_sonetti

Samuel Taylor Coleridge, poeta, critico letterario e filosofo inglese definiva Shakespeare comeAn androgynous mind, una mente androgina.  In effetti, nessuno come lui ha saputo parlare d’amore accogliendo in sé il maschile e il femminile, la passione carnale e la sublimazione, la vita e la morte. Basti pensare al fatto che i primi 126 sonetti sono dedicati al fair youth, un giovane ambiguo e narciso di sesso maschile, con ogni probabilità identificabile con Henry Wriothesly, terzo conte di Southampton, patrono e mecenate di Shakespeare; mentre i sonetti dal 127 al 154 hanno come loro fulcro una misteriosa Dark Lady, quasi certamente la tenutaria di un bordello londinese frequentato dal Poeta.
Nello spettacolo della Giglio, attraverso i sonetti, si scoprono tutte le ansie, i dubbi e le amorevoli incognite che William portava nel teatro elisabettiano:

Qual è la natura dell’amore? Qual è il confine tra amore e amicizia? In che cosa differiscono l’amore passionale e quello ideale? Quando possiamo parlare di affinità elettive?

Shakespeare nei suoi sonetti indaga tutti i possibili aspetti dell’amore. E l’amore stesso diviene così lo strumento d’eccellenza per conoscere se stessi, l’altro, il mondo, la poesia, la bellezza e la caducità.
Il poeta è il testimone instancabile di un mondo che non c’è più, una realtà costruita con dedizione, fede, potenza espressiva, serietà competenza e valori indiscutibili.
Nella stanza dell’immaginario del grande poeta ci si può anche smarrire. Laddove  ci sono pochi oggetti, lo spazio e il denso, percorso da sussurri e voci dimenticate, memorie di antiche interpretazioni, ombre in transito e riflessi di luce abbaglianti. Il poeta frequenta il futuro nella vita di ogni giorno, si batte per la verità, cade in deliquio, trema, sviene per un’istante e in quell’istante elabora universi, sogna l’infinito e tenta di decifrarne la grammatica.

Così è la scrittura di Shakespeare, scrittura “vivente”, tracciata nell’inconscio dei suoi interpreti. Così è la sua Poesia.

 

 

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