A Bari il premio Oscar Paolo Sorrentino: “Adoro i mascalzoni”

Al Festival di Bari il regista premio Oscar Paolo Sorrentino: “Cosa volevo dire ne la Grande Bellezza?  Raccontare tutto quello che c’è.” L’intervista per Globus Magazine


Adoro l’uomo asociale, i mascalzoni e i disagiati“: comincia così Sorrentino la lezione di cinema tenuta  al teatro Petruzzelli in occasione del Bif&st di Bari con applausi e standing ovation . Non solo Roma, quindi, ha voluto raccontare il regista napoletano premio Oscar, ma  tutti gli stati d’animo possibili. Tutte le molteplici forme di disperazione degli esseri umani. “Questo è stato il mio tentativo malsano”. Misterioso sui progetti del futuro – si è guardato bene dal parlare del suo prossimo film “In the future”, e quello su Papa Francesco –  rilassato e pacato nei  toni, quasi umile nel confessare che ancor oggi quasi non crede ai suoi occhi nel vedere arrivare sul set dieci camion solo per lui. Sarà che il ricco palmares da lui vinto non gli ha dato alla testa, ma descrive la regia come il rifugio del dilettante concentrato”. Si può essere dilettanti, spiega, basta che si sia comunque molto concentrati. Mi è capitato di vedere registi che si frenano nel loro lavoro perché quello che stanno facendo scoprono d’averlo visto in un film coreano due anni prima.  

Maestro,  cinema e letteratura, sono lontani?

La distinzione tra i due ambiti è molto più complessa di quanto sembri. Si dice che il cinema richiede denaro, la  letteratura solo la libertà: ma non e così. Basta avere molte idee pur nella ristrettezza economica, chi dice che il suo film è carente per i pochi soldi, non accetta la povertà di fantasia.

Quanto contano gli asociali nel suo film?

Tantissimo se considera che Jep Gambardella è totalmente asociale e nichilista, un grande frequentatore di appuntamenti sociali perché rimanda sempre di più il momento di essere solo ed affrontare se stesso; adoro anche i mascalzoni,  persone  come Andreotti, un asociale anche se sembrava il contrario.

E poi, ancora, spiega perché i  film italiani degli ultimi 20 anni finiscono inevitabilmente nel quadrilatero del berlusconismo. “Ancora Andreotti ha molte analogie con Berlusconi, – spiega il regista – perché è stato il primo politico attento alla comunicazione. Era in questo senso una specie di antenato di Berlusconi e non a caso a 24 anni si fece dare la delega per il cinema.

Si e parlato molto sulla vittoria agli Oscar : qualcuno ancora si chiede perché ha vinto….

Si, c’è stato uno scervellamento esagerato, addirittura qualcuno ha parlato di conoscenze che hanno favorito questa vittoria, ma, tutte teorie molto fantasiose.

Qual è il messaggio de “La Grande Bellezza”?

In Italia si crede che un film debba avere per forza un messaggio, raccontare qualcosa. Un lungometraggio non deve essere rappresentativo di una realtà, ma solo veritiero. Poi c’è sempre qualcosa di cui non si parla: ne la Grande Bellezza mi hanno chiesto perché ho rappresentato solo il centro e non le periferie. Ma se lo avessi fatto mi avrebbero detto, ‘Perché non hai raccontato anche le trattorie?

Ma chiude così il regista, senza rilasciare dichiarazioni su “In The Future“, il prossimo film che Sorrentino girerà in Veneto con Michael Caine: “Il titolo non è detto che sia In The Future, stiamo ancora valutando quello giusto”.

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