Claudio Di Salvatore, autore del libro “Regnum Siciliae”

Claudio Di Salvatore, scrittore napoletano, autore del libro “Regnum Siciliae”; il libro dedicato a Sua Altezza Reale Carlo Di Borbone.

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Uomo colto, morigerato, onesto, con un notevole gradevole eloquio, risponde alle mie domande sempre con un sorriso sulle labbra e con la forza morale di sa che sono tantissimi coloro i quali anelano a far si che il Regno delle Due Sicilie ritorni protagonista della storia.

Ma conosciamolo meglio questo personaggio  poliedrico e sagace: chi è Claudio Di Salvatore?

“Sono un napoletano, vissuto negli agi della famiglia e della città di Napoli, isola di benessere, per servizi, in un territorio, il Mezzogiorno d’Italia, esteso dai fiumi Tronto e Garigliano fino alla Sicilia compresa.

Vincitore di concorso S.M.E. nel 1960, venni inviato in Abruzzo, in Puglia, ed infine in Calabria, a Crotone, per l’esercizio delle reti elettriche della distribuzione a 20.000 volt.  Queste erano, nel territorio, su pali di legno cadenti ed in continuo stato di precarietà; assicuravano il servizio elettrico solo nelle giornate di sole, in quanto, alle prime piogge si auto staccavano per cedimenti dello isolamento. Ma non erano solo le reti elettriche in stato di abbandono, anche le ferrovie e le strade statali erano per fruitori di serie -B- carenti anche di reti idriche e fognarie.

Un’Italia che, dopo un secolo dall’unificazione, era ancora divisa da un divario di qualità, tra nord e sud. Tutta l’opera svolta negli anni 1922-1932 era ed è ancora visibilmente decente, ma ciò che non venne ammodernato si presentava ai miei occhi come una indecente “Sofferenza imposta al Popolo residente”.

Vennero avviate Opere con la cassa del mezzogiorno, le indispensabili, che produssero un lento miglioramento sociale. Vennero nazionalizzate tutte le imprese elettriche di distribuzione, con l’ENEL, e ciò, negli anni 1963 al 1993, contribuì alla continuità del Servizio Elettrico nazionale “unificato da Bolzano a Palermo, con le stesse caratteristiche tecniche.  Purtroppo, ciò non è avvenuto per le Ferrovie e per le Strade statali e né per tutti altri Servizi. Questa situazione, di un ricco territorio, con vocazione a pieno godimento della vita, abitato da un operoso Popolo, da millenni coinvolto dalle civiltà greche e romane, punito dal 1861 dalla arroganza piemontese per la matrigna Italia, abbandonato a se stesso, spegnendo le naturali luci ed esaltandone solo le ombre, tesoro d’Italia nascosto ai più per mancanza di infrastrutture, fece scaturire in me il desiderio di conoscerne le motivazioni. Altro argomento che ha attirato le mie attenzioni, con dialoghi con i residenti (ho visitato quasi tutti i comuni delle province di Crotone e di Cosenza) è stato il dolore intimo delle mamme per la lontananza dei propri figli, estirpati dalla propria terre per la ricerca, ovunque, del Lavoro.  Ed è triste apprendere che essi siano stati definiti dagli ingrati abitanti del nord “terroni”, un male necessario per avere in cambio una forza lavoro di indiscutibile operosità

Ci vuole parlare del suo Libro “REGNUM SICILIAE”?  Quali argomenti tratta ed a chi è, particolarmente, rivolto?  Quali messaggi vuole trasmettere?

L’analisi di ogni evento utile, per interpretare la storia e far emergere le radici, storiche e culturali di questo popolo meridionale è stato di mio interesse. Ebbi la possibilità di acquistare numerosi testi ed approfondire l’argomento, con l’intento di trasferire nei Giovani le mie conclusioni, le mie emozioni.

Quel Risorgimento, accennato dai testi scolastici, apparì sempre più fatuo ed incomprensibile (del resto come può risorgere una cosa in precedenza inesistente?).  Dal 1139, benedetto dal Papa Innocenzo II, per “volontà di Dio”, esisteva uno Stato, definito il più antico Stato moderno d’Europa, il Regnum Siciliae, poi di  “utriusque Siciliae, poi, alla restaurazione del 1816, “delle Due Sicilie”; mentre, al nord, vi erano alcune aggregazioni Comunali sottoposte, nei secoli, a dominazioni Austriache e Francesi.

In effetti si trattò del risorgimento economico del Piemonte, di un piccolo Regno di Sardegna, indebitato con Austria per spese di guerra superiori alle proprie possibilità.  Quindi il Re Savoia decise, con abili trattative di un ministro traffichino con Inghilterra, che non voleva, nei mari, la possente Marina mercantile delle due Sicilie, complice la Francia, che chiese in cambio, della non ingerenza, Nizza e la Savoia, la invasione del Sud ed il trafugamento di ogni risorsa, economica e industriale e mano d’opera specializzata, mediante “rapina a mano armata” dei tesori delle Due Sicilie.  Argomento non trattato dai testi scolastici per odiosa censura Savoia, confermata, per prassi, negli anni successivi al 1946.

Ma ci voleva un argomento che attirasse a difesa l’opinione pubblica: l’alibi della Unità politica della penisola, l’Unità d’Italia, e l’invio nei luoghi, a partire da Marsala in Sicilia di un uomo di rispetto internazionale, tale Giuseppe Garibaldi che, per ottenere il condono di una sua precedente condanna a morte, per eversione Mazziniana, accettò di compiere il difficile compito di “imbonimento del popolo”, con promesse e decreti personali, di terre e democrazia, utili solo per far scaturire un “moto sociale” che lo accompagnasse fino a Napoli.  Come un fattorino consegnò il Regno al Savoia e, come un fattorino, venne trattato, con allontanamento dai luoghi, per mare, fino a Caprera.  Confidò allo Ammiraglio Persano, sulla nave, “sono stato spremuto come una arancia, gettando poi la buccia”.

Gli stranieri da cacciare dalla penisola erano a nord, era l’Austria. Non vi erano stranieri al sud. Anche i Re erano da quattro generazioni nati a Palermo e Napoli, dopo il primo, Carlo, che era figlio della italiana Elisabetta Farnese e Filippo V di Spagna.

Quanto sopra, affermato e scritto, fece scaturire in me il desiderio di diffondere la verità ai giovani, sia del sud, per una acquisizione identitaria, sia del nord, per una migliore comprensione dei fratelli meridionali, figli del più antico stato moderno di Europa, con notevoli “radici storiche e culturali”, che competeva, in primati con Francia, Inghilterra e Austria (primo in Italia e secondo in Europa).

Resta però l’amaro, dalla analisi degli eventi, da me sintetizzato con n.32 brani di miei versi, scaturiti da emozioni avvertite nella trascrizione di tragici eventi, della violenza, su bambine, donne e preti e uomini, popolo di una Nazione violata, culla di millenaria civiltà Greca e Romana, calpestando la giustizia, non da stranieri ma da barbari che si dicevano italiani, pur parlando in quasi francese“.

Cosa ne pensa del Museo Lombroso  che si trova a  Torino?

Le pagine più tristi della nostra storia furono quelle dal 1861 al 1870, per le violenze che furono applicate, per gli effetti della repressione della insorgenza del popolo e della legge Pica, che autorizzava uccisioni di masse, anche con semplici motivazioni di essere paesani o parenti di rivoltosi.

Accadde che il popolo, deluso ed offeso dalle false promesse e decreti emanati da Garibaldi, convenne di difendersi da solo alla invasione piemontese, 120.000 militari ben armati in assetto di guerra.  I partigiani, per la impari lotta si dovettero dare alla guerriglia urbana ed extraurbana. Uscivano dai boschi o dai covi, facevano azioni militari improvvise, per il maggior successo, e poi si ritiravano disperdendosi. Li chiamarono briganti, ma erano eroi, partigiani; lottavano in difesa delle loro donne, delle loro case, delle loro mandrie, della loro terra,

Per questi fatti i loro paesi, per vendetta Savoia e rappresaglia, vennero incendiati con tutti i residenti all’interno, dopo aver tagliato le tubazioni acqua. Almeno 52 furono i più popolosi, con innocenti donne, bambini, anziani, inermi incendiati vivi nelle loro case, nelle loro stradine.  Dopo circa 10 anni di guerriglia, per taglie imposte sulle teste dei Caporioni e per delazione di infami, la forza militare Savoia riuscì ad intimorire tutti i residenti.  Erano rimasti cinque degli otto milioni di residenti nel 1861. Circa un milione furono i morti e circa due milioni furono i venduti.emigrati per fame, al nord o nelle Americhe.

La punizione  divenne esemplare; il Savoia ordinò la mutilazione dei corpi: il taglio delle teste dei rivoltosi che avevano fatto più danno all’esercito piemontese. Esse vennero trattate con acidi e poste in vasi di vetro, in bella mostra, “deterrente fisico visivo”, in un museo di Torino, “Lombroso” con una motivazione di comodo: “teste fatte in modo diverso, rispetto agli uomini del nord, con caratteri somatici e contenuti a vocazione sanguinaria”. Dette teste, dalla espressione agonizzante, terrorizzarono ed ammansirono i superstiti del territorio due Sicilie, che si convinsero alla perdita della libertà e identità duo-Siciliana in miseria e senza lavoro.

Sarebbe stato giusto, dopo la cacciata esilio Savoia, nel 1946, distruggere tale macabra esposizione di truci trofei di guerra (peraltro non dichiarata era stata una invasione calpestando la giustizia, e rendere i resti umani ai parenti discendenti dei resistenti, per una cristiana sepoltura. 

Con la repubblica, pacificatrice degli animi, nostri padri si dovettero dedicare alla ricostruzione del paese, massacrato da bombardamenti anglo-americani e tedeschi, trascurando detto argomento che, nel tempo, ancora si presenta “macabro e spettrale”, luogo di offesa alla morte“.

Che suggerimenti darebbe ai politici per migliorare il Sud della Italia penisola?

La Germania è stata un chiaro esempio di Nazione Unificatrice del proprio Popolo che, per circa 40 anni, ebbe crescita diversa, per residenza diversa, ad ovest ed ad est del muro che lo separava. L’arretratezza dell’est venne vista come una risorsa, per la possibilità di maggiori investimenti, con aumento del PIL prodotto interno lordo. L’industrializzazione dell’est creò quasi il raddoppio dei posti di lavoro e le ricchezze individuali hanno contribuito alla maggior ricchezza collettiva. Oggi, dopo l’unificazione interna, la Germania si presenta a noi come un grande e ricco paese, locomotiva d’Europa.

Invece, l’Italia è stata sempre matrigna del sud, del territorio delle due Sicilie. In una prima triste fase, per punire il popolo ribelle ed investire ogni risorsa economica al nord, per un’industrializzazione delle regioni da confini con Francia a confini con Austria.

Pur avendo contribuito il sud con il 70% del totale, alla composizione del primo “attivo di bilancio”, nel 1861, in cambio ottenne briciole di investimenti, mentre al nord già si avviarono i lavori della galleria Frejus ed una rete ferroviaria e stradale abbastanza moderna (per quei tempi).  Insomma, le ricchezze trasferite in bilanci e spese al nord si tramutarono in ricavi per industriali e stipendi per i lavoratori; embrione della ricchezza del nord, la forbice si cominciava ad aprire ed il gap si avviava alla crescita.

Già alcuni anni dopo, 1866, il bilancio di Stato, eroso dagli sprechi e dalle elargizioni, Savoia senza controllo, divenne passivo e tale si è mantenuto fino ai nostri giorni, con un debito pubblico in continua crescita, che ha raggiunto un limite insopportabile di circa 40 miliardi di soli interessi, da pagare ai creditori.

Per quanto sopra, al nord si ammodernano ferrovie e strade, già in discrete condizioni ed al sud il tutto, senza adeguati e congrui investimenti ferrovie e strade e servizi peggiorano oltre ogni limite.  La politica sana ha abbandonato il rispetto delle regole ed ogni investimento, al sud, ha gravato da oneri grigi, malavotosi e politici e ogni giorno si legge di arresti per corruzione e/o tangenti.

Quale futuro? Si declamano le parole “Crescita ed Occupazione”, ad ogni livello, ma nella sostanza si rimanda sempre.  La “Questione Meridionale”, declamata prima di ogni tornata elettorale, viene dimenticata e riposta, senza alcun seguito di investimenti ed occupazione, ormai al 42% quella Giovanile (al sud 62% ed al nord 22% = al sud lavora 1 ogni tre giovani mentre al nord lavorano 4 ogni cinque).

Siamo al 156° anno di inadempimento dell’unificazione nazionale hanno ridotto il sud a brandelli e non sanno più nemmeno loro, politici e governo, da dove cominciare, privi ormai anche dei mezzi economici, in quanto Europa, unita, impone “riduzione e non aumento” del debito Pubblico”.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Ho completato un Libro da pubblicare con 50 brani di versi, in lingua napoletana ed italiana, che esprimono le sofferenze del sud, del popolo delle sue Sicilie, ponendo alla attenzione del lettore eventi tristi per la storia del nostro paese.  

Ho in fase di completamento una storia d’amore “La Consolle di Enrico”, ambientata nella Napoli del 1799/1850, ricca di descrizioni di usi e costumi dell’epoca.  

Ho appena iniziato una storia d’amore “WEB.LOVE” moderno, nato nella corrispondenza del social facebook, ove gli anonimi assumono vesti e personaggi astratti, che si cercano e si trovano immersi in dialoghi fuori dalle realtà familiari che poi si rivelano assurdi e immaginari.  Per la scienza e opera del nostro, stimato ovunque, Guglielmo Marconi, gli amori volano nell’etere da continente a continente, con un clic sulla tastierina; essi, se durano, si rivelano enormi sorprese“.

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