INDUSTRIA 4.0, INSPIEGABILI RITARDI NEI BANDI REGIONALI

Le segreterie provinciali della Cisl e della Fim Cisl di Catania, sono preoccupate dalla mancanza di sinergia tra istituzioni regionali, locali e imprese. «Non c’è sinergia tra imprese e istituzioni. Le altre regioni sono partite. A Catania si rischia il disastro industriale.»

CATANIA 17/03/2009:  Uno scorcio del  porto di Catania dominata dall'Etna

«Per lo sviluppo e le prospettive dell’industria metalmeccanica a Catania serve responsabilità istituzionale e un buon utilizzo dei fondi europei. E il solo FERS 2014-2020 assegna alla Sicilia 4.5 miliardi di euro, con oltre un miliardo per l’innovazione. Ma ancora i bandi regionali per l’Industria 4.0 non ci sono»

A dirlo sono le segreterie provinciali della Cisl e della Fim Cisl di Catania, preoccupate dalla mancanza di sinergia tra istituzioni regionali, locali e imprese, dal silenzio sui bandi regionali e dalla possibile dispersione dei fondi che sarebbe mortale per la sofferente industria metalmeccanica catanese, sempre più vicina al disastro, e penalizzerebbe ulteriormente l’occupazione.

«Non accetteremo che le risorse vengano polverizzate come in passato – afferma Pietro Nicastro, segretario generale della Fim Cisl etnea – ma dovranno essere utilizzate per lo sviluppo industriale e occupazionale. C’è, ad esempio, una immensa opportunità che arriva dall’Europa che ha assegnato alla Sicilia 4.55 miliardi di Euro di fondi strutturali FESR, per il periodo 2014-2020, è l’ultima che abbiamo a rappresentare un potenziale straordinario per lo sviluppo e l’occupazione nell’Isola.

I ritardi negli interventi infrastrutturali e l’assenza di una seria programmazione di spesa dei fondi europei – aggiunge Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese – è dannosa anche per l’economia dell’area metropolitana catanese. Tali fondi possono essere impiegati anche nella riqualificazione della zona industriale di Catania che versa in condizioni pietose e di forte degrado. Per questo abbiamo sollecitato un incontro e dei primi interventi con la Città Metropolitana e lo stesso Comune di Catania.»

Secondo Attanasio e Nicastro: «Le istituzioni regionali hanno una grande responsabilità e non va sottovalutata la possibilità di dare una speranza ai Siciliani, creare sviluppo e occupazione con investimenti mirati a rafforzare la capacità di ricerca e innovazione ma anche sull’internazionalizzazione delle imprese esistenti in Sicilia».

«Per tali finalitàricordanosolo l’assessorato regionale alle Attività produttive ha a disposizione più di un miliardo di euro, da impiegare nel rendere le imprese siciliane sempre più competitive nel mercato globale 4.0. Altre regioni d’Italia hanno già messo a disposizione le somme per lo sviluppo occupazionale, in Sicilia sui bandi regionali ancora c’è un silenzio che regna da più di un anno. Qualche estate fa, il presidente Crocetta firmò una direttiva che dava priorità alla spesa dei fondi europei e il commissario europeo alle politiche regionali, Corinne Cretu, istituì delle unità operative per accelerare tali processi. Ma questo ritardo per noi è inaccettabile e ingiustificabile.»

Le istituzioni regionali hanno il dovere di chiedere alle realtà produttive di che cosa hanno bisogno, per fare meglio ciò che sanno fare, in quanto sono loro a essere presenti sul mercato. Fare bandi in solitudine e “in conclave”, invece, rischia di non soddisfare le esigenze del territorio».

A Catania – riprende Nicastro – denunciamo da anni che siamo vicini al disastro industriale. Tutte le aziende metalmeccaniche sono in forte sofferenza e la maggior parte di esse non ha più ammortizzatori sociali a disposizione, con il rischio che la zona industriale di Catania si trasformi in un deserto. Ci troviamo davanti ad un bivio senza alternative: puntare sulla carta dello sviluppo reale o generare ancora assistenzialismo?»

In Sicilia, e specie a Catania, nonostante siano presenti realtà strategiche che ci invidiano in tutto il mondo, con prodotti che entrano nelle case e sulle auto di tutti (comprese quelle dei rappresentanti delle Istituzioni) si rischia di non riuscire a creare quel volano necessario per l’incremento occupazionale».

«Noi terremo alta la guardia – concludono Attanasio e Nicastro – affinché tali fondi vadano verso lo sviluppo reale e non tollereremo che l’Etna Valley rimanga esclusa da tali opportunità a causa di inspiegabili mancanza di sinergie.»

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