“OGGI Vi VOGGHIU CUNTARI…” DI “TERRA DI ROSA”

Martedì 26 e mercoledì 27 luglio, nel cortile interno del Castello Ursino, “TERRA DI ROSA – u cantu ca vi cuntu”, lo spettacolo teatrale di e con Tiziana Francesca Vaccaro e le musiche di Andrea Balsamo, che segna il quarto appuntamento con la rassegna “Oggi Vi Vogghiu Cuntari…”, promossa dall’Associazione culturale Gammazita ed inserita in “Estate in Città”, contenitore di eventi organizzato dal Comune di Catania per la stagione estiva 2016

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C’era una volta una donna, che la sua terra, bella e piena di contraddizioni, se la portava dentro. La sua terra dura e amara, questa donna la raccontava con la sua voce profonda, scavando fino nelle viscere, col suo canto ancestrale che si innesta in un presente ancora difficile. Ancora oggi. La terra che racconta Tiziana Francesca Vaccaro è la terra di una bambina che diventa donna e che da quella terra sente il bisogno di staccarsi, ma allo stesso tempo non ne può fare a meno. Terra di emigrazione, difficile viverci e sopravviverci. Il sud. Un’unica terra dalla quale non si parte mai del tutto.

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Oggi vi vogghiu cuntari … di Rosa che cantava la terra. Rosa che suo padre le diceva sempre: “i fimmini non cantunu, cantunu sulu i buttani!” Rosa che la sua terra, un giorno, l’ha dovuta lasciare. Rosa tradita, da quella stessa terra. Rosa tra fame e violenza. Rosa tra dolori e abusi. Rosa disperata. Rosa grido di speranza. Rosa di ieri. Rosa di oggi.

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Lo spettacolo “Terra di Rosa”, che andrà in scena con due repliche martedì 26 e mercoledì 27 luglio dentro il suggestivo cortile interno del maniero di Piazza Federico di Svevia, nasce dall’incontro tra la giovane attrice catanese Tiziana Francesca Vaccaro con la Cantatrice del Sud, Rosa Balistreri, e la sua storia. Figura decisiva del folk siciliano degli anni ’70, Rosa è tra i grandi protagonisti della riscoperta della canzone popolare che, grazie a lei, è tuttora apprezzata in tutto il mondo. Povera e orgogliosa, varcò i confini in cerca di fortuna, imparò a prendere una chitarra in mano e a gridare in faccia a tutti quello che pensava. Cantava nei campi, in mezzo alla terra, sin da piccola Rosa, tra un raccolto e l’altro, mentre suo padre le diceva: “smettila cu stu cantu, i fimmini non cantunu, cantunu sulu i buttani!“. Cantava, e il marito la picchiava e gli uomini abusavano di lei. Cantava e cresceva Rosa, nella sua Licata mafiosa e fascista. Cantava di liberazione e rivoluzione, e il suo canto risuonava per tutta la Sicilia, come un urlo. Urlo come racconto, memoria, strumento che disvela ciò che si cela dietro le consuetudini, le violenze quotidiane, la società sorda. Una vita sempre in prima linea, senza cedere mai, scontrandosi e pagando di persona, il suo tempo e le sue regole, ma credendo fermamente nell’amore, crudele ma indispensabile, motore di una vita.

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Vogliu spaccari, spaccari li cieli pì fari chioviri, chioviri amuri. Amore per la sua terra bella e amara, in cui le donne dovevano (e devono, purtroppo ancora oggi) restare al loro posto. Una donna scomoda e fuori dal suo tempo, perché ne percepiva tutte le contraddizioni, le iniquità, le oppressioni, le discriminazioni di un patriarcato che metteva a tacere le donne, dividendole tra sante e buttane. Donne che esistevano solo in quanto figlie o mogli di e che al massimo esercitavano un potere illusorio confinato tra le mura domestiche. Rosa che non si è mai adeguata, non ha mai incarnato il ruolo che famiglia e società avevano fissato per lei. Rosa che impara a leggere e a scrivere all’età di ventidue anni perché comprende quanto sia importante sapere, per non essere più schiava. Rosa che con la sua voce ha girato il mondo con i piedi sempre ben piantati nella sua terra d’origine, per non perdere mai il contatto con la vita, vita difficile, vita aspra, vita appassionata. Vita non come vermi sotto terra, ma alla luce del sole. Vita che come quella dei vermi si spezza e si ricostruisce infinite volte. Rosa che il suo canto le resterà appiccicato fino alla fine.

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“Canto e cuntu, cuntu e canto, pi nun perdiri lu cuntu” e così spiega l’attrice Tiziana Francesca Vaccaro: <<Cantare per non dimenticare il racconto, cantare per ricordare. Per ricordare Rosa Balistreri, il coraggio, l’orgoglio, la forza di una siciliana che con la sua voce ha denunciato e osannato, odiato e amato la terra di Sicilia. Per scoprire che siamo tutti un po’ Rosa. Siamo tutti un po’ terra.>>

Riconoscimenti ottenuti dallo spettacolo “TERRA DI ROSA – u cantu ca vi cuntu”

– Vincitore del concorso TeatrOfficina 2016 per compagnie e artisti emergenti (MI)

– Finalista al festival TAGAD’OFF 2016 – Festival della nuova drammaturgia lombarda.

– Semifinalista al premio Cassino OFF 2016 – Festival del Teatro civile.

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L’attrice e ideatrice di “TERRA DI ROSA”

Biografia

Tiziana Francesca Vaccaro nasce a Catania nel 1984. A 17 anni inizia a muovere i primi passi in teatro e poco tempo dopo viene ammessa all’Accademia d’Arte Drammatica “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile di Catania diretta da Lamberto Puggelli in cui si diploma come attrice professionista nel 2008. Consapevole dell’importanza di una costante formazione fa dello studio e della ricerca uno dei motori del suo percorso artistico. Numerosi gli stage e i workshop con artisti internazionali durante e dopo il percorso accademico: Ewa Benesz Gilles Coullet, Jean-Paul Denizon, Mamadou Dioume, Marise Flach, Massimo Foschi, Umberto Ceriani, Franca Nuti, Ferruccio Soleri, Lidia Stix. E ancora Teatro del Carretto, Roberta Carreri, Danio Manfredini, Emma Dante, Paolo Rossi, Giorgio Barberio Corsetti, Lucia Calamaro, Arianna Scommegna, Claudio Collovà. Dopo i primi lavori al Teatro Stabile di Catania e in diversi teatri della Sicilia, si trasferisce a Milano.

In costante formazione e trasformazione e, spinta dal desiderio di unire le sue due grandi passioni, il teatro e il sociale, nel 2014 consegue il Master di Teatro Sociale e di Comunità presso l’Università di Torino e al momento collabora con alcuni docenti e colleghi a diversi progetti nell’ambito di teatro e promozione della salute e in diverse comunità di Milano e Torino (bambini, adolescenti, disabili, ecc.). In ambito drammaturgico scrive due testi legati ai temi dell’emigrazione e, più in generale, del viaggio. In veste di attrice e conduttrice di laboratori, collabora in équipe al progetto Teatro degli Incontri diretto da Gigi Gherzi, laboratorio d’intervento sociale e di spettacolo all’interno della zona di Via Padova di Milano, creato dalla necessità di partire dal rapporto tra migranti e abitanti italiani della città. Lavora inoltre con la compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale, attiva sul territorio della bergamasca, come attrice e social media manager. Collabora infine con la compagnia teatrale siciliana Sciara Progetti nella costruzione di laboratori teatrali e spettacoli nelle scuole e più in generale di progetti artistici a Fiorenzuola, sede della compagnia, a Milano e su tutto il territorio nazionale.

Nel Luglio 2011, nell’ambito del concorso “Teatri Riflessi III – Festival di corti teatrali” di Catania, vince come autrice il premio miglior drammaturgia per la sezione scritture originali a tema “Cibo” per il corto Agnus Day. Motivazione: “per come l’autrice ha saputo riflettere sul tema cibo nel nostro tempo utilizzando le corde dell’ironia e della fantasia attraverso una scrittura consapevole della propria costruzione…“. Lo stesso testo è stato finalista nel 2012 al concorso di drammaturgia “Oltre parola” di Milano.

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