8 marzo 1946, le donne votano per la prima volta in Italia

Una data da ricordare per il cambiamento: nel 1946, le donne italiane, vanno alle urne, per votare per la prima volta.

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Il 1946 è stato un anno pieno di cambiamenti: per la prima volta nella storia, le donne, in Italia, sono andate a votare e tre comuniste scelsero la mimosa come simbolo che servì a rappresentarle.

Sembra essere un giorno dimenticato dalla storia perché molti ricordano che le donne andarono alle urne il 2 giugno del 1946.

In realtà, solo tre mesi prima, il 10 marzo 1946, dopo il periodo fascista, si tennero le elezioni amministrative e a votare andarono entrambi i sessi.

Le donne, prese di coraggio, lasciarono le loro dimore, la loro vita casalinga e seguirono gli uomini ai seggi elettorali.

Vinzia Fiorino che insegna all’Università di Pisa, a Il Fatto Quotidiano, spiega: L’affluenza delle donne ai seggi elettorali fu altissima e la partecipazione emotiva intensa”.

Il voto delle donne, in Italia, fu una lunga battaglia e la conquista divenne un nuovo punto di slancio per le italiane.

La lotta per conquistare il diritto di voto iniziò nell’Ottocento e nei primi del Novecento; nel periodo della prima guerra mondiale, le donne, cominciarono ad aiutare gli uomini al fronte. Successivamente, a proporre una legge sul diritto di voto delle donne è stato proprio Emanuele Modigliani, ma non venne accettata.

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E’ solo verso il 10 marzo 1946 che viene concesso alle donne il diritto di votare con un decreto legislativo, fatto nel 1945 ed esposto da Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi.

Le donne sono riuscite a conquistare altri diritti, arrivati molto dopo, e la parità dei sessi oggi è risultata un bene per la società.

Le donne, nel 2000 sono indipendenti, libere di svolgere qualsiasi tipo di professione e contente di aver ottenuto ciò per cui hanno combattuto per molti anni.

La vita di noi donne, non sarebbe stata la stessa senza il suffragio universale. Le italiane vivono una situazione privilegiata rispetto alle donne degli altri Paesi, ci auguriamo che con il passare del tempo, qualcosa possa cambiare anche al di fuori dell’Italia.

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