271 anni fa moriva il famoso astronomo tedesco Edmond Halley

Il famoso astronomo che aveva dato il nome la maestosa cometa
che ogni 76 anni solca il cielo terrestre morì 14 gennaio del 1742

Lo sapeva sin dall’inizio, Edmond Halley, che non avrebbe fatto in tempo a osservare un nuovo passaggio della cometa che oggi porta il suo nome e a verificare così l’esattezza della sua teoria. Secondo i suoi calcoli, l’astro avvistato nel 1301 era lo stesso del 1066 e nel 239 a.C, e sarebbe riapparso all’occhio umano il 25 dicembre 1758 (e così fu); in quella data però lui avrebbe compiuto da poco 102 anni. Morì molto prima: il 14 gennaio 1742, e la consapevolezza di mancare al giorno che gli avrebbe regalato la fama sempiterna rese forse ancora più doloroso il suo letto di morte. 


Eppure l’astronomo aveva molto altro di cui essere orgoglioso, oltre ai calcoli relativi al transito della cometa, e molti bei ricordi in cui cullarsi. Per esempio il viaggio compiuto all’ isola di Sant’Elena, lasciando a metà gli studi a Oxford, con l’obiettivo di disegnare la mappa del cielo dell’emisfero australe. La mappa sarebbe servita a completare il lavoro del suo docente e mentore John Flamesteed, astronomo reale, che ne stava disegnando una delle stelle dell’emisfero boreale. 

Per questa missione Halley partì nel 1676 finanziato dal padre e con il sostegno del re Giorgio II, restando sullo scoglio reso famoso da Napoleone Bonaparte per circa un anno e mezzo, durante il quale catalogò 341 stelle e scoprì un cluster nella costellazione del Centauro. In quei mesi compì anche la prima completa osservazione del transito di Mercurio. La spedizione fu un clamoroso successo: grazie ai risultati ottenuti, al suo ritorno venne paragonato a Tyco Brahe, gli venne conferita su ordine del Re una laurea honoris causae dalla sua vecchia università e lui stesso venne fatto immediatamente membro, ad appena 22 anni, della Royal Society.


Tanta gloria, tuttavia, gli fece guadagnare anche un nemico mortale, che lo avrebbe sempre ostacolato da allora innanzi: Flamesteed stesso. L’ex mentore riuscì a impedire a Edmond l’accesso a numerose cattedre e centri di ricerca, ma non poté fermarne gli studi – in astronomia e in molte altre materie come la climatologia, la cartografia, la fisica o la matematica – o arrestare il diffondersi della sua fama; né evitare che alla sua morte proprio Halley gli succedesse come Astronomo Reale

Ma c’è un motivo in particolare per il quale l’umanità ha un inestinguibile debito di riconoscenza verso Edmond Halley: è grazie a lui infatti che Isaac Newton pubblicò il suo Philosophiae Naturalis Principia Mathematica. Nel 1684, a seguito di una discussione sulle leggi di Keplero sul moto planetario e sull’ipotesi di orbite ellittiche con Christopher Wren e Robert Hooke, fece visita a Newton che, gli avevano detto, stava studiando anch’egli queste medesime leggi. Scoprì così che Isaac aveva già risolto il problema, anche se non aveva pubblicato il risultato dei suoi studi. Ammirato dall’opera del suo collega, Halley convinse Newton a scrivere il suo testo e nel 1687 lo pubblicò a proprie spese.

(Fonte Wired.it)

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