RIFLESSIONI SUL LIBRO DI MARCO TERMENANA, “MIO FIGLIO. L’AMORE CHE NON HO FATTO IN TEMPO A DIRGLI”

Il Comune di Montalto Carpasio, Imperia, assieme alla Proloco, il 9 e il 10 luglio organizza la prima edizione della Pastasciutta antifascista partigiani di oggi, perché la diversità sia ricchezza.

Ispirata alla commemorazione dei valori di quella che fu la forte resistenza partigiana del Ponente Ligure, la due giorni di eventi vedinnanzitutto la testimonianza di Angelo Trucco, cioè il figlio del partigiano Girasole (nome di battaglia), grande elemento di spicco di tale lotta. Il tutto in linea con la tradizione di questo territorio, che trova la massima espressione nel suo storico Museo.

Sabato 9 luglio alle ore 17, poi, ospita Marco Termenana (pseudonimo) autore del libro “Mio figlio. L’amore che non ho fatto in tempo a dirgli, presso il Piazzale delle Feste nel Borgo di Carpasio.

Introduce il Sindaco Mariano Bianchi coadiuvato dallAssessore alla Cultura Antonella Bignone. Le letture sono dellattore Gianni Oliveri.

Modera Fiorenzo Gimelli, Presidente nazionale dellAGEDO (Associazione di genitori, parenti e amici di persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender), che ha già dichiarato che non verrà per salire in cattedra e dare i voti ma, per cercare di capire cosa si può fare in situazioni analoghe, partendo da quello che è successo, per evitare appunto tragici epiloghi.

Chi è Marco Termenana?

Con lo pseudonimo di El Grinta, sullo stesso argomento, ha già pubblicato Giuseppe”. I romanzi sono ispirati al suicidio di Giuseppe, il figlio ventunenne (il primo di tre), quando in una notte di marzo 2014 apre la finestra della sua camera, all’ottavo piano di un palazzo a Milano, e si lancia nel vuoto.

Senza mai cadere nella retorica, la storia racconta il (mal) vivere di chi si è sentito sin dall’adolescenza intrappolato nel proprio corpo: la storia di Giuseppe è infatti anche la storia di Noemi, alter ego femminile, che assume contorni definiti nella vita dei genitori solo nel momento in cui si toglie la vita.

Tragedia non solo di mancata transessualità ma anche di mortale isolamento, al secolo hikikomori, malattia consistente nella scelta di rifuggire totalmente dalla vita sociale e familiare.

Ma perché ospitare un salernitano naturalizzato milanese in un evento ligure?

Ce lo dice proprio Antonella Bignone:

Il libro è una testimonianza di chi, senza pensarci due volte o farne mistero, non esita minimamente a schierarsi per i più fragili, in questo caso il figlio, e ciò ben si associa a quella che fu la lotta partigiana dei nostri concittadini di allora e il Comune non ha voluto perdere questa occasione, anzi ha concesso il Patrocinio.

L’autore poi. Penna brillante e veloce. La sua lettura risulta sempre convincente e quando si mette a scrivere, diventa un vero e proprio “berretto verde” della letteratura, con il magico potere di modificare anche il tempo e farlo diventare uno solo: il presente di ciò che narra.

Avvincente anche l’umanità delle “scene” con la nonna materna, visto il forte rapporto che Giuseppe aveva con lei“.

Non sono un crociato. Ho scritto questi libri solo per commemorare Giuseppe, ma se la storia gira per l’Italia e aiuta i ragazzi a capire che bisogna sempre aprirsi sono contento – afferma l’autore -. Credo poi che noi genitori non dobbiamo mai stancarci di ascoltare i figli. Non è mai il momento sbagliato per parlare delle loro criticità, qualsiasi esse siano, anche quando e se ci beffeggiano

In sostanza, il 9 luglio più che la presentazione di un libro, oltre alle riflessioni sulla realtà LGBT, è lincontro tra due uomini che non si sono mai conosciuti, ma che sono accomunati dalla stessa scelta: andare oltre la morte e uno ricordare il padre e laltro il figlio.

Bello constatare che la stirpe di uomini che non esista un attimo per schierarsi per ciò in cui crede, prosegue e quindi bello esservi partecipi.

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