Enrico Fagnano, l’autore del sud che racconta come ha vissuto questi otto mesi dalla pubblicazione del suo libro “La storia dell’Italia Unita”

Un resoconto delle sue attività, dei suoi incontri, del suo iter in molte città che lo hanno accolto con calore e con gratitudine.

Si può definire Enrico vero uomo del sud; il suo amore per questa terra e la consapevolezza di portare a termine una “missione”; quella di raccontare attraverso il suo libro la vera storia dell’Italia unita con un linguaggio scorrevole, chiaro ed onesto.

Gentile, Enrico, sono esattamente otto mesi che è uscito il tuo libro dal titolo “LA STORIA DELL’ITALIA UNITA ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860. Un grande successo! Hai ricevuto tanti inviti da tante realtà culturali che volevano conoscerti di persona. Proviamo a fare un bilancio di questo periodo, con particolare riguardo agli incontri e alle emozioni che il tuo libro ti ha procurato ed ha procurato?

Grazie alle presentazioni e alle serate legate al mio libro ho girato moltissimo e ho visto località nelle quali non ero mai stato, ma principalmente ho conosciuto persone impegnate, come me, nella difesa del nostro Sud e con la maggior parte di loro è nato un legame, che va ben oltre la semplice collaborazione per l’organizzazione di un evento. La mia prima presentazione è stata in Cilento, in una serata organizzata nel Castello di Roccadaspide dalla grande artista Nera, che esponeva le sue opere. Ospitati dal marchese Giuliani, che ci ha fatto visitare i suoi appartamenti con documenti e cimeli antichissimi, nel cortile medioevale abbiamo per una serata intera discusso del Sud e della sua storia. In quelle giornate a Roccadaspide è nata una sorta di complicità artistica e culturale con l’artista Nera e da allora ci siamo tenuti sempre in contatto, sostenendoci reciprocamente, fino a partecipare ancora insieme al festival organizzato a giugno al Wespace di Napoli da Willy Santangelo.

E’ stata per me una gioia promuovere il tuo libro e sostenere il tuo lavoro con la mia intervista e non soltanto. Le soddisfazioni non vengono mai per caso, evidentemente le persone hanno apprezzato il tuo lavoro ed hanno visto il tuo entusiasmo indice di un cuore degno. Ovunque sei stato accolto con calore amicale. Racconta?

È vero. E questo, credo, perché in fin dei conti il mio è un messaggio di speranza. Il Sud deve e può risorgere, perché ha tutte le potenzialità per farlo. Tra gli incontri nei quali la gioia è stata grande protagonista, c’è stato sicuramente quello con il gruppo di Venosa, numeroso ed entusiasta, capitanato da un vero, instancabile, sudista come Giovanni Colangelo. In quelle giornate a Venosa c’era la gioia di conoscersi, la gioia di discutere, e anche semplicemente la gioia di stare insieme. Altrettanto entusiasmo c’è stato nell’incontro organizzato da Salvatore Parascandola a Monte di Procida, nel quale in un clima, direi, di grande festa ho presentato il mio libro con i soci di Velalatina e con i fratelli di Elsa Morante.

In una precedente intervista abbiamo parlato del tuo impegno per la Calabria. Ci vuoi aggiornare sulle tue iniziative in proposito?

Ad aprile la libreria Victoria di Praja, gestita da Pasquale Lanzillotti e Vittoria Gallori, ha organizzato una rassegna, nella quale ho parlato della civiltà calabrese del Medio Evo, descrivendo i tesori artistici di quel periodo in Calabria. Sono partito dall’incredibile patrimonio costituito dalle fortificazioni e dai castelli sorti in quell’epoca e poi mi sono soffermato sulle evidenze bizantine, ovvero le cattedrali, le chiese, gli edifici civili e le numerosissime opere d’arte, diffuse in tutta la regione. Sentir parlare della loro storia e dell’importanza dei loro monumenti ha entusiasmato le persone che si occupano di cultura nella zona, tant’è vero che dopo alcune settimane sono stato invitato al liceo di Praja, dove ho parlato di Cosenza come città d’arte, coinvolgendo gli studenti anche con ricerche su internet. Ovviamente questo è solo l’inizio, perché c’è ancora moltissimo da dire e lo farò nei miei prossimi interventi in Calabria.

Sei stato anche nella mia Palermo. Ci vuoi raccontare come è andata?

La mia presentazione al palazzo dei Normanni è stata organizzata dalla precettoria dei Cavalieri di San Giorgio di Bagheria, un paese dove ci sono diversi miei sostenitori, tra i quali i più attivi sono Concetta Rotino, Alessandra Saverino, Fabio Gennaro Milo, Giuseppe Navarra e Agostino Droga. L’incontro è stato presieduto da padre Leone, Maestro Generale dell’Ordine di Palermo, che con la sua affabilità, la sua capacità di ascoltare e la sua cultura conquista chiunque abbia a fare con lui. In realtà siamo stati insieme poche ore, distribuite in un paio di giorni, ma questo tempo è stato sufficiente per far nascere una profonda amicizia, tant’è vero che di tanto in tanto continuiamo a scriverci, ripromettendoci di rivederci al più presto. Avevo sentito parlare dei Cavalieri di San Giorgio e sapevo che vengono considerati persone fuori dal tempo, di una generosità e di una disponibilità non comuni. Ed ho avuto la conferma che è proprio così. Io, mia moglie e mia figlia, siamo stati loro ospiti a Bagheria, dove abbiamo passato giornate indimenticabili, circondati da attenzioni incredibili.

Adesso parliamo della tua esperienza a Napoli, altra città che ami e che ti ha accolto con stima. Vogliamo conoscere i particolari?

I primi che hanno presentato il libro a Napoli sono stati i Lupi del Sud, grazie ai quali ho conosciuto Ciro Borrelli, vulcanico ideatore di iniziative a dir poco provocatorie e da subito grande estimatore del mio lavoro. Dopo poco ho cominciato a frequentare il gruppo di studio del Seggio del Popolo, composto da Gigi Lista, Ylenia Petrillo, Giuseppe Serroni e Gianni Turco, attraverso i quali ho conosciuto Edoardo Vitale. Con il presidente di Sud e Civiltà è nato un profondo sodalizio umano, prima che culturale, che sta già producendo i suoi effetti, ma i cui veri frutti si vedranno a partire da settembre con una serie di iniziative tese a mostrare la centralità nella storia europea della nostra Capitale e l’incredibile spessore del suo patrimonio artistico.

Come ho già detto, sei un uomo molto attivo; la tua voglia di fare cose belle ti ha portato anche ad avvicinarti a nuove realtà come i social ed il web in generale?

Da questo punto di vista il discorso sarebbe veramente lungo, ma voglio ricordare almeno la collaborazione con Claudio Saltarelli, presidente di Alta Terra di Lavoro, per il cui canale YouTube ho realizzato tre trasmissioni sulla Civiltà Napoletana, e la collaborazione con Michael Miele, presidente dell’associazione di Seattle ‘Our Italian Roots, il quale traduce in inglese i miei articoli e poi li fa circolare nei circuiti americani. Michael mi ha intervistato per il canale internazionale ‘Voci Meridiane’ e con lui stiamo preparando un blog sulla storia del Sud, che si potrà leggere non solo in inglese e italiano, ma anche in francese, in tedesco e in spagnolo.

Quali, dunque, sono le parole che vorresti utilizzare per raccontare questi primi otto mesi dalla pubblicazione del tuo libro?

Credo che il modo giusto per definire questo periodo sia una lunga avventura all’insegna della cultura e del nostro Sud. Ci tengo a precisare che ci sono stati molti altri incontri importanti per me e tra questi voglio ricordare almeno quello con il regista di TeleA Max Boscia e quelli con i giornalisti d’inchiesta Raffaele Romano e Nando Troise, con i quali anche sono nate interessanti collaborazioni. Per finire, però, voglio ricordare che questo libro mi ha fatto conoscere anche lei e ci tengo a ringraziarla non solo per il prezioso sostegno che mi ha dato sin dal primo momento ma anche per il garbo, la simpatia e l’intelligenza, che periodicamente regala a me e a tutti i suoi amici.

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