Omaggio a Battiato conclude col tutto esaurito, al teatro romano di Catania il Festival dei Teatri di Pietra

Luminose le interpretazioni delle canzoni del Maestro da parte di Alberto Munafò di Daniela Spalletta e Rita Botto, al pianoforte il Maestro Alibrandi

Chiusura con enorme successo di pubblico, quella del Festival dei teatri di Pietra, terza edizione ideata dal Coro Lirico Siciliano, nel luogo più antico della Catania ellenica e romana: il teatro  greco romano di via Vittorio Emanuele (anche se l’ingresso per gli spettatori fu da via teatro greco). In realtà la dizione “greco” è solo storica poiché le intiere strutture dei tre piani esistenti del teatro, scoperto dagli scavi della prima metà del Novecento, sono di età romana, la parte greca è sottostante. Ma esso conserva il cuore ultra bimillenario della città etnea. Quando Roma non era che un villaggio di pastori, per intenderci, in questo teatro Alcibiade, l’uomo più celebre di Atene e allievo di Socrate, arringava i catanesi per indurli ad allearsi con la capitale greca contro Sparta (lo scrive Tucidide nel libro basilare “La guerra del Peloponneso”), V secolo a.C. Di quella Catania mai bisogna dimenticarsi.

Nel settembre 2017, proprio in questo teatro, da alcuni decenni tornato alla normalità degli spettacoli estivi, si esibiva per l’ultima volta in pubblico l’ormai ultrasettantenne Franco Battiato: già minato dal “mal di vivere” che lo ha portato ad involarsi nell’Etere pochi mesi fa. Quel settembre per alcuni di noi, fu la morte del “cinghiale bianco”, la fine di un periodo felice, fatto di passione e di note: ma se ne apriva un altro, “vivere non è difficile, potendo poi rinascere”. Quindi non a caso il Coro Lirico ha scelto tale luogo per onorare la memoria di Battiato, con  il “viaggio nell’universo musicale e poetico” del cantautore che catanese non fu (era nato a Jonia, oggi Riposto, nel 1945) ma che lo era in qualche modo di elezione, avendoci pure abitato per un periodo.

La grande gioia è stata vedere il teatro stracolmo di gente, tutti esauriti un giorno prima i biglietti: in barba alla situazione detta pandemica, la gente ha voglia di uscire di stare insieme, di cantare e riprendere il filo della vita che le note vicende han tentato di interrompere in maniera brutale. E la presenza massiccia in ogni ordine delle vetuste gradinate del teatro, lo conferma.

Presentata dall’ottimo Salvo La Rosa, oramai navigato “showman” (come si dice oltre oceano) della nostra Sicilia, la serata si è dipanata tra le voci di Rita Botto e Daniela Spalletta che si sono alternate nel cantare, accompagnate da un ensemble orchestrale di cinque elementi tra cui spiccò per la sensibilità musicale e artistica con note di jazz che da sempre sono il suo forte, il Maestro Alberto Alibrandi, le canzoni celebri di Battiato, arrangiate da Ruben Micieli e precedute dalla lettura dei testi di esse a cura dell’attrice Lucia Sardo. Sia la Botto con la sua voce densa e decisa che la giovine ed entusiasta Daniela Spalletta, hanno ben reso il ricordo del Maestro, tra le note de “L’Animale” e quelle esoteriche de “L’ombra della luce” come anche “l’era del cinghiale bianco”, “Voglio vederti danzare” e “Stranizza d’amùri”.Incantarono altresì le due interpretazioni date dal baritono nonché presidente del Coro Lirico Alberto Munafò, il quale ci ha ormai abituati lietamente a codeste incursioni personali (che peraltro ne valorizzano le doti canore come la modestia, egli che poi ritorna tra i coristi come un semplice cantante, mentre insieme al Maestro Francesco Costa, è l’anima del Coro Lirico), che si è lanciato in una appassionata lettura de “Sul ponte sventola bandiera bianca” dove ha usato volutamente due diversi registri tonali, ma soprattutto con la struggente versione de “la cura”, che suscita sempre delle emozioni, per il suo significato di alta Poesia.  Nessuno di noi può dire di non aver desiderato che le parole di tale testo si inverassero per chi ci è o è stato caro ma realizzate o meno (come suggerisce il Virgilio delle Bucoliche), basti pensare di averlo potuto fare anche per un periodo.  La voce baritonale di Munafò con tocchi da basso, ha dato una gradevolissima sutura alle pieghe dell’anima.

Da segnalare la cura acribica con cui il Maestro Francesco Costa guida ii bravi artisti del Coro, ormai attenti ed affiatati sia la preponderante componente femminile sia la parte maschile, verso una impostazione armonica e destinata a chiaro successo, segno di lavoro certosino di limatura e definizione del piano vocale e tonale di ciascuno.  L’attrice Lucia Sardo ha inoltre nel corso della serata comunicato che verrà presentata in Senato una associazione che porterà avanti il messaggio poetico e musicale di Franco Battiato affinché se ne conservi e diffonda il significato. Per le acconciature e trucco, responsabile Alfredo Danese, truccatrici Graziella Grifò e Cristina Strano.

Tra il pubblico (presenti esponenti delle Associazioni dei Combattenti Interalleati ed altri) moltissimi erano i quaranta-sessantenni della fascia di età più adatta al periodo della musica dello scomparso artista ma anche parecchi giovani, affascinati dai messaggi di saggezza e interiore serenità e ricerca dell’Assoluto, che Battiato amava coltivare e diffondere nella sua cerchia. Il Maestro Costa ha infine precisato che il Festival dei teatri di Pietra dopo aver girato tutta la Sicilia, tra Tindari Taormina Siracusa Catania, tornerà anche nella estate 2022 a donare nuove emozioni in musica e l’orgoglio di una ritrovata sicilianità.

Negli ultimi anni, Franco Battiato con l’album “Fleurs” riprese dei vecchi successi degli anni cinquanta e sessanta che reinterpretò con la sua voce suadente e melanconica: non si potevano certo proporre in una serata dove era d’uopo concludere, come si è fatto, con un ballo liberatorio collettivo di pubblico e artisti, sulle note di “Voglio vederti danzare”. Perché la gente ebbe bisogno ben giustamente di partecipare coram populo alla gioia del ritorno alla musica leggera senza inibizioni. Tuttavia qui ci piace citare il testo di “te lo leggo negli occhi” (di Endrigo) che proprio nel predetto album, Battiato cantò con grande serenità e delicatezza: “Finirà, me l’hai detto tu Ma non sei sincera Te lo leggo negli occhi Hai bisogno di me \ Forse vuoi dirmi ancora no Ma tu hai paura Te lo leggo negli occhi Stai soffrendo per me…Te lo leggo negli occhi Tu lo leggi nei miei” Franco Battiato era un malinconico e romantico; vogliamo ricordarlo così, come le foglie che cadono lentamente per poi rinascere, dallo stesso albero, più belle di prima.

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