“Agata, Vergine e Martire” di Pino Pesce a Catania. La Corte del Palazzo della Cultura emoziona e riscalda i cuori!

Il 17 di agosto, giorno della festa estiva alla Santa Patrona di Catania, per due estati senza le tradizionali celebrazioni a causa del Covid-19, quest’anno ha portato una novità che ha creato entusiasmo teatrale e religioso: la messa in scena di “Agata, Vergine e Martire” di Pino Pesce, una sacra rappresentazione con tinte medievaleggianti ed attuali sopra le righe per la multimedialità e le contaminazioni dell’antico teatro. 

Il dramma sacro è stato inserito dall’assessore alla Cultura Barbara Mirabella all’interno del calendario di “Catania Summer Fest 21”, una serie di eventi estivi che hanno avuto un’eco regionale. Lo spettacolo è stato anche sostenuto dall’assessore al Turismo e agli Eventi Manlio Messina e dal presidente della Regione Nello Musumeci.

Il succo della rappresentazione si coglie bene in alcuni righi della sinossi dell’autore: «Quest’atto unico del dramma racconta, fra storia e voce popolare, la vita straordinaria e santa di Agata, giovinetta nata e vissuta alle pendici dell’Etna nel III secolo dopo Cristo. Della protagonista vengono focalizzati, fra racconto e scene, i momenti più importanti della sua vita dall’infanzia al martirio.

L’azione si svolge a San Giovanni Galermo (Galermus) e Catania (Catina). In questo scenario, si innesta la forza espressiva e suggestiva di un narratore che fila la storia e la leggenda interrotta, in qualche tratto, da scene di vita: l’età infantile, l’adolescenza, la giovinezza  che s’incentra nella decisione di promettersi a Dio. Da qui la persecuzione cristiana dell’imperatore Decio rappresentato, a Catania, dal proconsole Quinziano, il quale non potendo possedere fisicamente Agata, la condanna al carcere prima e al martirio subito dopo. La morte, secondo il martirologio, avviene il 5 febbraio del 251.

La breve descrizione rende plastiche in particolare: i giochi fra bambini, il valore e simbolo del velo, il processo ad Agata con consequenziale condanna, il carcere, il martirio, dies natalis ed apoteosi.

Il tutto viene reso spettacolare dalle musiche particolari e suggestive, dalle coreografie e da una intensa scenografia minimale.»

La pièce è stata un vero e proprio successo perché Pesce ha saputo mettere assieme un nutrito gruppo (oltre 50) di artisti qualificati: dagli attori protagonisti, eccellenti professionisti: Chiara Seminara (Agata), Mario Sorbello (Quinziano), Pasquale Platania (Narratore), agli attori comprimari o rilevanti nel ruolo: Antonella Barresi (Mamma di Agata), Nino Spitaleri (Vecchio), Jonathan Barbagallo (San Michele Arcangelo), Biagio Pagano (Lucifero), Carmen Mela D’Amico (danzatrice), Gianmarco Arcadipane (Mario Rapisardi), Salvo Gambino e Samuele Gambino (2 carnefici).

Nel cast un ruolo di spicco l’ha avuto il Coro Lirico Siciliano, diretto dal maestro Francesco Costa che ha saputo offrire momenti di alta intensità canora con le sue mistiche note, le quali hanno toccato il culmine con Stans Beata Agatha di Filippo Tarallo e l’Ave Maria di Gounod. Bravo anche il gruppo di giovani del Centro Professionale Danza Azzurra, diretto dal coreografo Alfio Barbagallo. Lo spettacolo è stato presentato da Lella Battiato Majorana.

Preciso e forte l’obbiettivo dell’autore di questo sacro dramma: toccare  il cuore della gente; in particolare dei giovani.

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