Intervista alla costumista Stefania Frustaci

Stefania Frustaci, costumista di Catanzaro; ha reso molti spettacoli teatrali più belli con le sue creazioni.

Stefania, in tutto ciò che fa ci mette il cuore ed il talento. Da anni costumista   ha sottolineato quanto sia stato importante apprendere sul campo e grazie ad alcuni grandi nomi del costume che ha avuto la possibilità di incontrare, quali sono stati i maestri che hanno avuto maggiore influenza sul suo lavoro e perché?

“Nel mio settore specifico credo che apprendere sul campo sia fondamentale. Non è un mestiere teorico e non si finisce d’imparare mai. Ogni lavoro è un’avventura fantastica con specifico stimoli e peculiarità diverse. I professionisti incontrati nella mia carriera sono stati diversi ma quelli alla quale sono più legata e grata, nel teatro il Costumista Eugenio Girardi, grande professionista per Opere Liriche. Come non ricordare con stima e affetto la Costumista Giusi Giustino del San Carlo di Napoli. Per il cinema ho avuto la fortuna di lavorare con il grande Carlo Poggioli. Come regista ho la fortuna di avere fatto tre film con Eugenio Attanasio, grande professionista, dove ci lega un’amicizia decennale. Grande conoscitore di cinema e mente molto raffinata”.

 È molto importante per lei anche lo studio storico della fedeltà filologica rispetto al testo teatrale?

“Lo studio filologico è basilare quando ci si appresta all’approccio della sceneggiatura di un’opera che essa sia cinematografica o teatrale. Molto dipende dall’impostazione che il regista vuole dare. Un grande classico può avere un’interpretazione surreale, moderna, simbolica, non sempre è una ricostruzione filologica”

 I suoi lavori sono sempre molto accurati sembra non esserci niente di lasciato al caso, come avviene la genesi del costume in fase di progettazione?

“La preparazione e l’approccio a un nuovo lavoro non può essere che storico e psicologico. Si deve entrare nel personaggio conoscendolo tramite il testo, la sceneggiatura. Si devono capire gli aspetti della personalità che il regista vuole mettere in luce per poi modellare su questa “entità “ l’aspettò storico del costume che deve rendere tutte le caratteristiche”.

Nei suoi costumi c’è una dimensione onirica, la componente storica del costume viene ad incontrarsi con aspetti estremamente contemporanei?

“Il costume certamente ha una dimensione onirica, l’immaginario o il sogno per me hanno una profonda correlazione. Capita che un costume prettamente storico abbia elementi contemporanei come fossero contaminazioni”.

Cosa ha in cantiere, quali sono i suoi progetti in corso?

“In cantiere ho la preparazione di un film sulla quale sono in fase di studio dei personaggi. E sto realizzando un costume che andrà ad arricchire la mia collezione personale. Il costume in merito è di Costanza d’Altavilla, figura e personaggio a me molto caro. Assieme ad altri costumi farà parte di una mostra che omaggerà la Donna nei secoli nel cuore del Mediterraneo. Una ricerca del costume nel sud Italia con le impronte e le contaminazioni che ogni popolo con cui siamo venuti in contatto ci ha lasciato”.

 Lei, Stefania, è di Catanzaro. Come invoglierebbe dei turisti per venire a visitare la sua città?

“Si, sono di Catanzaro che amo profondamente. Li invoglierei raccontando la nostra storia. Nata in epica e dai Bizantini, della quale ancora il centro storico conserva le antiche tracce nel reticolo urbanistico composto da splendidi vicoletti. La città nasce su tre colli e si estende per dodici km fino al mare Jonio. Importanti testimonianze seriche conservate al Museo Diocesano testimoniano gli antichi fasti e la ricca produzione di seta che veniva esportata in tutta Europa già dalla nascita della città intorno al IX secolo d.C fino al 1840. Il centro storico è una piccola perla che conserva antichi palazzi e chiese di varie epoche con testimonianze di opere preziose. È un luogo dove si vive ancora a dimensione d’uomo. La luce particolare e il clima fresco e ventilato l’estate richiama molti turisti”.

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