UNICT: la gestione del paziente oncologico in epoca Covid-19

L’incidenza del Coronavirus, la campagna vaccinale e il progetto di domiciliazione delle terapie al centro dell’incontro inaugurale del master di II livello “Management in Farmacia Clinica Oncologica”

«I dati ad oggi in possesso sull’interazione tra il paziente oncologico e il Covid-19 derivano da studi retrospettivi con analisi di sottogruppo non pre-pianificate e quindi appaiono purtroppo talvolta contraddittori, l’unica cosa certa è che i soggetti di sesso maschile e di età superiore ai 65 anni a cui era già stato diagnosticato un cancro o con una concomitante neoplasia in fase attiva sono stati i più colpiti dal coronavirus e in alcuni casi hanno sviluppato forse severe di infezione fino al decesso». Con queste parole il dott. Roberto Bordonaro, direttore della Unità operativa di Oncologia Medica dell’azienda ospedaliera “Garibaldi” di Catania, è intervenuto al webinar “La gestione del paziente oncologico in epoca Covid-19”, evento inaugurale del master di II livello “Management in Farmacia Clinica Oncologica” organizzato dal Dipartimento di Scienze del Farmaco e della Salute dell’Università di Catania.
I lavori del seminario – aperti dal prof. Rosario Pignatello, direttore del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Catania e dal prof. Claudio Bucolo, delegato del rettore alla Didattica per i corsi di dottorato e master -, sono stati introdotti dal prof. Carmelo Puglia, direttore Scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera e sono stati moderati dalla prof.ssa Agata Copani, ordinario di Farmacologia dell’ateneo catanese.
«Secondo un altro studio più recente, pubblicato alla fine del 2020 – ha aggiunto il dott. Roberto Bordonaro – ci suggerisce che gli oncologi dinanzi ai soggetti con patologia tumorale che sviluppano una infezione da Covid stanno probabilmente osservando solo la punta di un iceberg basti pensare che dallo studio emerge che su 1227 pazienti oncologici sottoposti ad analisi sono 78 risultarono positivi al coronavirus, ma uno solo sviluppò una forma severa. Secondo un altro studio l’esposizione a trattamento antitumorali non sembra influenzare l’evoluzione verso forme severe della infezione da Covid». «Occorre ricordare il bilancio Covid ad oggi: 109 milioni di casi diagnosticati, 2milioni 400 mila decessi al mondo, mentre in Italia 2milioni 780 mila casi e 95mila decessi – ha aggiunto -. In Sicilia 148mila casi e meno 4 mila decessi, numeri decisamente inferiori alle regioni del Nord e con un tasso di mortalità inferiore a quelli registrati in molte aree del Paese. Il lockdown è stato necessario nella primavera scorsa per non saturare i posti nei reparti di terapia intensiva».
«Adesso ci poniamo la questione della vaccinazione dei soggetti oncologici e anche in questo caso ci sono studi poco chiari, da cui sembra emergere una difficoltà a sviluppare anticorpi diretti al Covid da parte dei pazienti con tumore; per questo motivo auspichiamo che, oltre alla esecuzione della vaccinazione ai pazienti oncologici, che riteniamo indispensabile, si programmino controlli sierologici su questi pazienti, per saggiarne la capacità di sviluppare anticorpi – ha aggiunto il dott. Bordonaro -. L’unica certezza è che in quest’ultimo anno abbiamo modificato i percorsi ospedalieri raddoppiando sale di attesa, rimodulando l’accesso agli ambulatori dei pazienti oncologici e migliorato la comunicazione paziente-famiglia con l’utilizzo di tablet e soprattutto sviluppato il “teleconsulto” sgravando gli ambulatori. Adesso puntiamo alla realizzazione del progetto di domiciliazione delle terapie antitumorali sviluppato prima dell’insorgere della pandemia. Un servizio che consentirebbe l’abbattimento di tempi e costi per paziente e caregiver, basti pensare che il 55% dei pazienti impiega dai 30 minuti alle 4 ore per raggiungere la struttura sanitaria dove poi trascorre tra le 3 e 8 ore per essere sottoposto a terapie con spese dirette come trasporto, vitto e alloggio e indirette come mancato lavoro del caregiver. Il nostro obiettivo è invertire il flusso paziente-luogo di cura e riposizionare le voci di costo sgravandone le famiglie dei pazienti».
Sul ruolo del farmacista in “epoca” Covid è intervenuta la dott.ssa Giuseppina Emanuela Fassari, dirigente farmacista dell’azienda ospedaliera “Garibaldi” di Catania.
«Il farmacista ha avuto un ruolo rilevante sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria in ambito strategico organizzativo, nella logistica e nell’approvvigionamento di farmaci, disinfettanti, Dispositivi di Protezione Individuale, riuscendo a gestire le diverse esigenze imposte dalla pandemia grazie ad una  interazione che ci ha visti impegnati 24 ore su 24 con le Istituzioni, con la Protezione Civile e con la nostra Direzione Aziendale, abbiamo agevolato l’accesso alle terapie sperimentali, off-label e l’uso compassionevole – ha spiegato -. Oggi stiamo partecipando attivamente alla campagna vaccinale che impone, per le caratteristiche tecnico-farmaceutiche che contraddistinguono i vaccini a mRNA, l’esperienza e le conoscenze dei farmacisti a garanzia di una corretta conservazione, trasporto, scongelamento, allestimento e distribuzione. Stiamo, inoltre, limitando gli spostamenti dei pazienti fragili attraverso la domiciliazione delle terapie orali (già sono state dispensate 400 terapie a domicilio) e speriamo a breve, laddove le condizioni cliniche del paziente lo consentono, di poter estendere la domiciliazione alle terapie infusionali».
Sul master di II livello “Management in Farmacia Clinica Oncologica“, giunto alla seconda edizione, è intervenuto il prof. Carmelo Puglia che ha sottolineato le numerose richieste di partecipazione (37 per 20 posti disponibili) e i punti chiave della formazione incentrata ad approfondire il quadro epidemiologico e clinico dell’oncologia, la normativa sull’allestimento di farmaci antitumorali, gestione della terapia oncologica, gestione delle sperimentazioni cliniche in oncologia e gestione della farmacovigilanza in oncologia clinica.

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