Nell’attesa che tutto ritorni alla normalità, si avvia la fase 2

Rispettare il distanziamento sociale è un diktat necessario per la nostra incolumità.

copertina caritas

Il Covid ha seminato morte e partorito paura, lasciando decine di migliaia di famiglie a rischio povertà.

Tante le categorie di lavoratori coinvolte dal lungo periodo di blocco. Una tragedia nella tragedia, la solidarietà è al momento la vera speranza che alberga nell’animo delle persone disagiate.

La distribuzione di viveri e di vestiario alle famiglie in difficoltà da parte di chi non vive, nonostante il lock-down, in ristrette condizioni economiche, diventa un gesto che racchiude in sé   un grande senso di umanità.

Il decreto Cura Italia, a favore dei lavoratori in crisi a causa del virus, è per molti, ma non per tutti, l’unica salvezza per portare avanti il proprio nucleo familiare. La cassa integrazione tarda ad arrivare, mancano i beni di prima necessità alle persone rimaste senza reddito. Chi lavorava senza essere messo in regola, e con molta probabilità non per sua scelta, pone il suo futuro sul tanto ragionato reddito di emergenza, sempre se rientra nei requisiti necessari richiesti per poterlo domandare.

Nel frattempo la vita deve andare avanti, per tutti, tra le polemiche ed i dibattiti sulla riapertura delle attività commerciali, la fase II, seppur gestita dalle istituzioni, o appresa dalla popolazione caoticamente, rappresenta il risveglio della crisalide.

bus

Nella prima fase dell’isolamento, la popolazione è stata chiusa nelle proprie case, tra torte e video dirette, oppressa da una nebbia non visibile, schiacciata da un senso di impotenza, costretta per il suo bene, a non poter uscire dalle proprie abitazioni se non per esigenze di prima necessità o per andare a lavoro, (a chi fosse consentito). Tutti ad attendere il fatidico quattro Maggio, come data della liberazione. Non c’era più cosa inventarsi per sostenere una finta felicità nel lento flusso dell’interminabile quotidianità. La preoccupazione per il futuro non poteva più essere camuffata, ancora a lungo, dietro improvvisati tutorial postati sui social, su come poter preparare le pizze fatte in casa.

Legami spezzati, vite messe in crisi da un organismo infinitesimamente piccolo ma gigante come un orribile creatura proveniente dagli abissi. Adesso inizia una nuova era, l’era in cui si deve imparare a convivere con il mostro. E’ necessario assestare la mente in modalità Distanziamento Sociale.

I bar, consentiranno l’ingresso della clientela uno per volta, con l’obbligo di consumare fuori dai locali quanto ordinato, sui mezzi pubblici è previsto l’obbligo di mascherina, con capienza ridotta al 50% su ogni mezzo, i ristoranti apriranno solo in modalità asporto, ogni attività commerciale è tenuta a rispettare le normative igienico- sanitarie e soltanto così facendo si può sperare in una lenta ripresa economica da parte dell’Italia.

Il ritorno alle attività quotidiane sarà graduale e dettato da una serie di regolamentazioni da rispettare per il bene fisico di ogni singolo individuo e del suo prossimo.

Per poter superare la profonda crisi economica che ha inginocchiato il mondo è fondamentale il distanziamento sociale, diversamente il Covid riporterà la popolazione intera nei profondi abissi da cui è venuto.

Sembra ovvio, che dopo due mesi di isolamento e morti causati dal virus, una volta usciti per strada in questa nuova fase, sia chiaro che la vicinanza ad un altro essere umano sprovvisto di mascherina possa essere pericolosa, possa portare al contagio, eppure non è così.

E’ profondamente difficile cambiare le abitudini radicate in noi, soprattutto in un popolo che ha vissuto sempre manifestando fisicamente le proprie emozioni, le pacche sulle spalle tra amici, gli abbracci, le chiacchere durante una fila alle poste.  Limitare la gioia della “condivisione” corporea sembra impossibile, e forse lo è ancor di più per chi è in fila per ricevere un pezzo di pane o un capo di abbigliamento, nella paura di non riuscire a prenderlo in tempo, nel terrore di non rientrare nella razione della propria riserva di viveri.

Così accade che il primo giorno della fase due, in cui i vecchi ed i nuovi poveri tentano di sopravvivere godendo della carità altrui, l’assembramento sembra essere inevitabile.

Si possono solo immaginare le grandi difficoltà di coloro che in questo momento sono dediti ai meno fortunati, a chi non potendo permettersi neanche un pezzo di pane è costretto a rivolgersi alle varie associazioni di carità. Beneficienza che in questo periodo di grande crisi economica collettiva, diventa un sostegno fondamentale per sopravvivere. Si può sopravvivere cibandosi, ma non è detto che si possa uscire vivi dal contagio da Covid. In questa fase le distanze sociali diventano un’  “imposizione” necessaria per la salvaguardia di tutti. Bisognerebbe imparare un nuovo modo per restare tutti uniti con il cuore ed i gesti pur mantenendo le distanze.

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