Valorizzare i depositi museali mettendo in mostra la ricchezza del territorio regionale

Ben dodici delle 84 pagine della prestigiosa rivista bimestrale Archeologia Viva (Giunti editore, n. 194 marzo/aprile 2019), ossia 1/7 del totale copertina esclusa, recano il réportage “Catania, una città dell’impero” con testi e schede di Daniele Malfitana, Edoardo Tortorici, Antonino Mazzaglia, Stefania Pafumi,  Rodolfo Brancato che con rapide eleganti pennellate, un ricco corredo iconografico (foto Giovanni Fragalà, Danilo P. Pavone del Cnr, archivio fotografico Castello Ursino e archivio fotografico storico Disum) nonché rilievi e ricostruzioni grafiche per sottolineare e spiegare l’appeal turistico della città dell’elefante.

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Nel sottotitolo: Sotto la mole imponente del vulcano, Catania si presenta come uno dei paesaggi urbani più interessanti del Mediterraneo; tutto o quasi si conserva nel sottosuolo a partire dalle testimonianze della romanità che un sempre maggiore coordinamento delle ricerche e una precisa strategia di comunicazione stanno portando alla comprensione di tutti.

Il servizio, essendo rivista specialistica, esalta solo parte del fascino etneo e non dà conto dell’enogastronomia, la vivacità sociale e il prestigio culturale cittadino per il quale il vicerè Aragona nel 1434 concesse l’erezione del Siciliae Studium Generale, l’università degli studi, ben prima di Messina, che ottenne la bolla di fondazione un secolo dopo (1548) e Palermo quattro secoli dopo (1806).

Non a caso, quindi, Catania ha ospitato il convegno “Beni culturali: dai depositi alla valorizzazione. Modi, forme, esperienze e norme” che in due giorni ha affrontato, per quanto possibile, l’ampia tematica, partendo dal dato indiscutibile della straordinaria abbondanza di siti e reperti storici e archeologici di cui sono ricche la Sicilia e le isole minori che la circondano.

La sovrintendente ai BB. CC. AA. di Catania, Rosalba Panvini, ha aperto l’interessante sessione di lavori alla presenza del presidente della Regione, Nello Musumeci, con i contributi del dirigente generale Dipartimento BB. CC. e dell’identità siciliana, Sergio Alessandro, Simona Modeo presidente Sicilia Antica, i manager Sac Nico Torrisi e Francesco D’Amico, il presidente IRFIS Giacomo Gargano e Mario Bevacqua per la universal federation travel agent’s association.

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È stato proprio quest’ultimo ad innescare questo circuito virtuoso che ha acceso ben 27 autorevoli relatori sulla problematica dei “depositi” museali di tutta la Regione.

In apertura dei lavori, Panvini ha denunciato lo stato di trascuratezza e abbandono in cui versano questi straordinari giacimenti di cui poco si sa e poco se ne dice, sottolineando il fatto che non si tratta di reperti di secondo ordine, bensì di opere d’arte “sfortunate”, non portate alla fruizione dei visitatori per la scelta di un determinato percorso museale.

“I depositi dei musei sono un mondo a parte, sottolinea Bevacqua, pezzi dimenticati che spesso nascondono storie importati”.

Il manager propone di dar vita a una rete di “Archeological Hotels”, affidando uno o più reperti a strutture di livello “esposti in modo professionale, con uno storytelling emozionale che catturi il visitatore e stimolare in lui la curiosità di visitare luoghi con storia e paesaggio straordinari che ne fanno un unicum rispetto ad altre offerte di turismo culturale”.

La Regione dispone di ben 53 depositi principali (per semplificare se ne sono esclusi altri minori sempre di competenza regionale): 9 Agrigento, 5 Caltanissetta, 5 Catania, 8 Messina, 7 Palermo, 3 Ragusa, 7 Siracusa, 5 Trapani. Ad essi vanno aggiunte altre strutture di competenza comunale, dove gioca un ruolo determinante la qualità degli amministratori locali; per una visione più completa, che sottolinea l’importanza e l’intelligenza della proposta, i borghi marinari, siti storici che celano e suggeriscono avventure di archeologie marittime ricche di fascino e sorprese.

Il progetto prevede un accordo generale tra Regione (Assessorato regionale BB. CC. e dell’identità siciliana), e Federalberghi che fissi principi e obblighi, vincolante per le soprintendenze, stabilendo: requisiti, criteri di scelta, durata dell’accordo, modalità espositive. Occorrerà formare gli addetti alla reception, ma sarà bene promuovere la formazione di tassisti e operatori enogastronomici avvalendosi di scuole e istituti superiori, università, accademie di Belle Arti, licei artistici.

Il Presidente della Regione si è impegnato ad essere subito operativo per quanto di competenza dell’ente.

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È questo un primo passo, poiché la materia è corposa e suscettibile di ulteriori incrementi. L’agriturismo, attualmente un settore tristemente negletto, per i limiti della normativa regionale, varata con ben quindici anni di ritardo rispetto alla legge cornice nazionale!, e degli imprenditori che non riescono ad essere concreti, positivi e propositivi.

Come spiegava dottamente il compianto prof. Giovanni Montemagno, l’utenza agrituristica è culturalmente evoluta: sono perlopiù diplomati o laureati che, per loro inclinazione naturale e formativa, traggono l’80% delle suscettività artistiche e culturali del territorio, essendo una forma di turismo che vuole esplorare il territorio; la più promiscua utenza alberghiera si ferma al 30%.

Allargare il progetto anche a questo settore, sempre che si sappia organizzare decidendo di diventare adulto, offre un ventaglio ben più ampio di occasioni e spunti. Idem per quanto riguarda la ristorazione e l’enologia: la moda di andare per cantine potrebbe essere ulteriore spunto. Insomma, l’idea di tirare fuori i reperti ammassati nei depositi museali, non trascurando i beni librari e documentali darebbe un crisma di originalità colta ed elegante all’accoglienza turistica siciliana.

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