Intervista esclusiva al Maestro Fabrizio Carminati, Direttore Artistico del Teatro Vincenzo Bellini di Catania

         “Bellini deve diventare un nome noto a livello mondiale, con la collaborazione di tutti”: intervista al Maestro Fabrizio Carminati, Direttore Artistico del teatro catanese

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 Nominato recentemente al vertice dell’ente regionale etneo, il Maestro dalla luminosa carriera operistica internazionale ci parla di sè e del futuro del Bellini.

Nei giorni scorsi al teatro Bellini si è svolta la conferenza stampa di presentazione del nuovo Direttore artistico dell’ente etneo intitolato al Cigno catinense, ovvero il Maestro Fabrizio Maria Carminati.  Tale nomina completa il quadro di rinnovamento dell’ente, dopo l’ingresso del Sovrintendente Maestro Giovanni Cultrera, che ha fortemente voluto la presenza di Carminati a Catania.     Nome eccelso del panorama musicale internazionale, con oltre sessanta titoli operistici al suo attivo e numerosissime esibizioni sinfoniche, il Maestro Carminati ha percorso molta parte della sua carriera  al Regio di Torino, dove è stato financo componente del CdA ; Direttore artistico del teatro Donizetti di Bergamo (autore cui è molto legato essendo egli bergamasco) dal 2000 al 2004, è stato dal 2004 al 2006 Direttore artistico della Fondazione Arena di Verona, dal 2008 al 2015 primo Direttore ospite dell’Opera di Marsiglia, dal 2018 ad oggi è primo Direttore ospite della Fondazione teatro Verdi di Trieste: da lì la recente strepitosa tournèè in Giappone con quella bella compagine.    Prima di giungere a Catania ha diretto Maria Stuarda a Lisbona, in questi giorni è a Saint Etienne presso Lione per dirigere Cavalleria e Pagliacci, il 25 febbraio dirigerà la Carmen in apertura di stagione del Bellini di Catania, tornerà poi a Trieste per Pagliacci e Rapsodia Satanica, poi Macbeth e questa estate sarà in trasferta nuovamente in Giappone con la belliniana Norma stavolta per il Massimo di Palermo.  Ha diretto nei più celebri teatri del mondo e il suo repertorio operistico è sostanzialmente donizettiano, belliniano verdiano e pucciniano. Da questo panorama ci si aspetterebbe un personaggio indaffaratissimo e avvolto nei propri pensieri, ma si rimane positivamente colpiti nel constatare, come fa chi lo incontra nelle giuste occasioni, la grande umanità e signorilità di un uomo libero e perbene, cònscio del suo valore e proprio per questo determinato nel ruolo artistico, quanto affabile e senza albagia nella quotidianità.   

A margine dei suoi soggiorni catanesi, abbiamo chiesto al Maestro Carminati una breve intervista articolata in tre domande, che ha concesso in esclusiva per Globus magazine.

Maestro, ci parli dei suoi esordi da direttore d’orchestra e del suo percorso.

“Ho debuttato al Regio di Torino nel 1993 con la Boheme; precedentemente con l’impresario Commendator Bertoni, avevo allestito Traviata nel torinese; sono stato per tanti anni maestro concertatore e pianista. Debbo molto al Maestro Campanella che mi prese a benvolere con affetto quasi filiale; ho collaborato con nomi grandissimi come Daniel Oren, il Maestro Arena e altri.  Di Daniel Oren conservo il ricordo di una serata con Pavarotti la Freni e Ghiaurov ove ebbi occasione di dirigerli comprendendo di quale levatura fossero codesti artisti. Ma in particolare il mio esempio professionale è stato il Maestro Gianandrea Gavazzeni che ho seguito molto nel suo cammino artistico. Da Torino, nel cui teatro ho lavorato per venti anni circa, la mia carriera si è svolta con le tappe che si sanno”.

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Come nasce il suo rapporto con la città di Catania e con Bellini ?

“Sono arrivato a Catania nei primi anni Novanta: mi chiamò il Maestro Piero Rattalino, di cui serbo grande stima come profondo conoscitore della tecnica pianistica e per la preparazione musicale: all’epoca era lui il Direttore artistico del Bellini. Così ho diretto a Catania Donizetti (ricordo l’Ugo Conte di Parigi),  Puccini -rammento una Butterfly- Bellini in un Adelson e Salvini, il rimpianto per non aver potuto dirigere la Straniera- e molti altri compositori e anche ho diretto parecchi concerti di sinfonica. Il Maestro Rattalino è ancora oggi per me un punto di riferimento importantissimo per la tecnica e la grande cultura musicale. Amo molto dirigere Bellini e a Catania mi trovo e mi sono trovato sempre bene.

La città ha manifestato volontà di rinascere dalle ceneri, come è nella sua storia, attraverso il teatro: quali propositi ha per il futuro come responsabile artistico della nobile civica istituzione?

“Senza la necessità di specificare in dettaglio, posso dire che sto già lavorando alla stagione 2021 -quella in corso, molto bella, è stata allestita dal mio predecessore- la quale vedrà il rilancio del teatro Bellini, in molti suoi settori. Già il Sovrintendente anch’egli di fresca nomina, Maestro Giovanni Cultrera, ha precisato che si è ampiamente incrementato il numero degli abbonati , per riportare il teatro ai tempi in cui essi erano numerosissimi. La nostra idea è di svolgere attività con le scuole, dalle elementari alle università, al fine di far conoscere la produzione del Bellini sul territorio. E’ un concetto fondamentale quello di lavorare sul territorio e ci serve la collaborazione di tutti, dalla Università ad enti privati ed associazioni oltreché del settore pubblico; il nome di Bellini deve diventare altresì di nuovo importante e conquistare, o riconquistare, il posto che gli spetta a livello nazionale e internazionale. Penso anche, nella visione di apertura massima del teatro, a collaborazioni con altre istituzioni teatrali d’Europa per scambi artistici e di allestimenti: tutto al fine di modulare e cesellare l’operistica belliniana nella maniera più degna per la qualità e la raffinatezza delle sue pagine liriche. Impegnerò la mia professionalità per la riuscita il rilancio e la conoscenza di ampio livello del Bellini: egli nume tutelare civico, deve  essere noto sempre più nel mondo”.

                                                                                                      

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