Catania Badia di S.Agata per lo spettacolo “Agata la santa fanciulla” diretto da Giovanni Anfuso

Mons. Gristina “La cultura può rafforzare la fede”. Nelle interviste agli attori il loro entusiasmo. Il thriller del tesoro di Sant’Agata sul finire della Seconda Guerra Mondiale.

AGATA O
Nel meraviglioso tempio barocco di via Vittorio Emanuele, la Badia di Sant’Agata creata da Giambattista Vaccarini, motivo d’attrazione in più, è andata in scena “La Santa Fanciulla”, per la regia di Giovani Anfuso. Scenografia essenziale che “dall’altare parte una pedana che si protende verso l’esterno, verso la città, verso i devoti: un ponte tra Agata e i Catanesi”.
Spettacolo prodotto da Buongiorno Sicilia e Vision Sicily, realizzato dalla stessa squadra che negli ultimi anni ha ottenuto uno straordinario successo con Inferno di Dante e Odissea di Omero.
Anfuso, anche autore di questo “dramma sacro della città di Catania ispirato agli atti del martirio” dedicato alla patrona Sant’Agata, ha avuto il patrocinio di: Comitato per i festeggiamenti Agatini, Comune di Catania, Curia arcivescovile e il sostegno di Isolabella gioielli.
Un debutto appassionante ha seguito l’indimenticabile serata dell’anteprima: un numero davvero straordinario di spettatori è accorso ed ha seguito la rappresentazione con attenzione intensa.
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Calorosissimi applausi da parte delle migliaia di spettatori e un coro di consensi per l’accurata regia che ha saputo mettere in risalto i punti essenziali della vicenda e accostato fatti storici, con un filo narrativo che parte e si conclude durante la Seconda Guerra Mondiale; accostando fatti storici, o comunque documentati, e personaggi immaginari, sono state narrate vicende avvenute al​  tempo in cui visse la Santa e nel periodo dello sbarco Alleato in Sicilia nella seconda guerra mondiale.
A rappresentare il dramma della fanciulla martire: Barbara Gallo, Ivan Giambirtone, Davide Sbrogiò, Angelo D’Agosta e Giulia Messina, Giulia Antille, Elena Ragaglia, Davide Pandolfo, Alberto Abbadessa, Renzo Conti e Francesco Rizzo.
Sono andati in scena inoltre Rosa Lao, Francesca Castro, Michela Di Francesco, Anna Gagliano, Roberta Lazzaro, Giordana Montesilvano, Rachele Ruffino, Darwin Michener Rutledge.
Allo spettacolo collaborano anche Riccardo Cappello, che firma elementi scenici e costumi, Nello Toscano, autore delle musiche, Fia Distefano, alla quale si devono le coreografie, e l’aiuto regista Agnese Failla.
AGATA S (Consoli)
Dopo aver assistito all’antigenerale, il presidente del Comitato per i festeggiamenti Agatini Riccardo Tomasello , ha dichiarato sullo spettacolo di Giovanni Anfuso “Vibranti emozioni mi hanno attraversato nell’ammirare questo emozionante spettacolo che ci ricorda l’esempio di Agata, il suo martirio”. Ha aggiunto “Un dramma sacro che è uno straordinario momento di unione, di fraternità , per rievocare, tutti insieme, la vita gloriosa di Sant’Agata”.
Padre Massimiliano Parisi, rettore della Badia, “Sono lieto – ha aggiunto – che questo coinvolgente dramma sacro venga rappresentato proprio nel luogo, la Badia, che, dal suo rinascere, per volontà del nostro arcivescovo, Salvatore Gristina, ha ospitato non solo attività di culto ma anche culturali. Tra queste ultime, Agata, la Santa Fanciulla, costituisce una perla”. “Agata, la Santa fanciulla – ha commentato Anfuso – racconta sì quanto descritto negli atti del martirio ma anche dei terribili bombardamenti che colpirono Catania durante la seconda guerra​ thriller che riguarda il busto reliquario, lo scrigno e il Tesoro di Sant’Agata che il clero catanese provvide a salvare. Gli angloamericani nel 1944, da poco entrati a Catania, nel primo incontro il tenente colonnello inglese Gerald Wellesley, addetto agli affari civili, chiese con insistenza alle autorità ecclesiastiche, e a mons. Giuseppe Scalia, delegato diocesano straordinario in assenza del vescovo mons. Carmelo Patanè, irreperibile, dove si trovasse il tesoro di Sant’Agata e in particolare della famosa corona offerta da Riccardo Cuor di Leone. “Avrò il piacere di vedere l’una e l’altra”. Fu data la risposta che erano stati inviati “nella Santa Sede”. Salvatore Nicolosi scrittore, nel suo libro “La guerra a Catania” scrive “il tesoro di Sant’Agata non era stato affatto mandato alla Santa Sede. Dal 15 aprile di quell’anno, quando cominciarono i bombardamenti meridiani degli americani, tutti, specialmente nell’ambiente ecclesiastico, manifestarono grande apprensione per la sorte che poteva toccargli …”. Si cercò di mettere al sicuro sia le reliquie che il Tesoro di Sant’Agata. Si preparò e si scelse un progetto quello dell’arch. Raffaele Leone, capo della fabbriceria del Duomo, per conservare il Tesoro e preservarlo. Mons. Carciotto, vicario generale, sostenuto da alcune famiglie aristocratiche catanesi in gran segreto lo fece trasportare e nascondere nella casa parrocchiale di Fleri.
AGATA SCUOLE 1x
Nello spettacolo di Anfuso sarà la servetta Antonietta, a chiedere di ascoltare la storia di Agata dalla badessa, interpretata da Barbara Gallo. Mons. Maugeri tesoriere della Cattedrale, sistemò invece in vari cassoni gli ostensori e il ricco vasellame in argento, e inviò al seminario di S. Giovanni la Punta. Nella Cammaredda della Cattedrale restava ancora la parte più importante del Tesoro come scrive Nicolosi, riprendendo una testimonianza d’epoca “costituito dai doni preziosi dei re, degli imperatori, dei Pontefici, e pendenti come un trofeo di gloria dal busto della Martire”.
Il busto reliquario rimase ancora lì per un mese poiché le autorità ecclesiastiche erano sfollate era difficile provvedere a un piano di salvataggio del Tesoro, ma c’era tanta preoccupazione nei confronti sia dei tedeschi invasori, che dei liberatori.
Mons. Scalia escogitò infine un piano molto segreto, e da S. Giovanni la Punta di buon mattino, sul camioncino delle Piccole Suore dell’Asilo dei vecchi di S. Agata, apparentemente sembrava di accompagnare le suore nella loro Casa di Catania in via della Carità, invece si arrivò alla porta della sagrestia e si spogliò il busto argenteo di Sant’Agata. Il tesoro venne poi collocato dentro una scatola fu caricato sul camioncino consegnato al Rettore del seminario, e ben nascosto.
Ma ancora la storia continua e non c’è pace per il Tesoro che dopo alcune settimane, probabilmente la notizia del nascondiglio era rapelata, venne trasferito in gran segreto nell’Istituto Sant’Angela Merici sempre a S. Giovanni la Punta e nascosto e custodito nella stanza della superiora Suor Lucia Mangano. Alcuni mesi dopo, stabilizzata la situazione con gli invasori e i liberatori, le reliquie e il Tesoro furono riportati a Catania nel monastero di S. Benedetto e poi nella Cammeredda. Una vicenda che nello spettacolo diventa un monito per la Pace universale.
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