Al Piccolo Teatro della Città di Catania lo spettacolo “Enrico IV” con Miko Magistro

Al Piccolo Teatro della Città di Catania, il 16 gennaio debutta la pièce pirandelliana, diretta da Nicola Alberto Orofino. Protagonista Miko Magistro

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Enrico IV, uno dei più grandi capolavori di Luigi Pirandello, è un vero e proprio studio sul significato della pazzia e sul tema caro all’autore del rapporto, complesso e inestricabile, tra personaggio e uomo, finzione e verità.
Il Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale propone il noto titolo per la prima delle tre messinscene del Progetto Pirandello – che ormai da anni viene proposto come omaggio al più grande drammaturgo italiano del Novecento – che andrà in scena, nell’ambito della Stagione del Brancati, dal 16 al 26 gennaio al Piccolo Teatro della Città. L’attore Miko Magistro, grande interprete dei ruoli del repertorio pirandelliano, è il protagonista di questa messinscena che il Teatro della Città, nell’ottica di un legame sempre imprescindibile tra tradizione e contemporaneità, ha affidato al regista catanese Nicola Alberto Orofino il quale ne dà una rilettura innovativa senza tradire la preziosità del testo originale.
Un nobile del primo ‘900 prende parte a una cavalcata in costume nella quale impersona l’imperatore Enrico IV di Franconia; alla messa in scena, prendono parte anche Matilde Spina (Carmela Buffa Calleo), donna della quale è innamorato, e il suo rivale in amore Belcredi (Santo Santonocito). Quest’ultimo disarciona Enrico IV, che batte la testa e si convince di essere realmente il personaggio storico. La follia viene assecondata dai servitori. Quando, dopo 12 anni, il protagonista guarisce e comprende che Belcredi lo ha fatto cadere intenzionalmente, decide di fingersi ancora pazzo…
«La nostra messa in scena – spiega il regista – sposta l’azione da un ricco palazzo nobiliare, a un teatro vero e proprio, allestito per la “follia” del suo protagonista. E questo perché, nonostante questa non possa essere inclusa fra le opere meta teatrali di Pirandello e nonostante apparentemente non “ragiona” di pratica teatrale, l’Enrico IV, è implicitamente e ironicamente intriso delle domande storiche del “fare teatro”. Non se ne parla apertamente, ma il plot è, esso stesso, un ragionamento su cosa sia l’interpretazione, in un contesto in cui vita e finzione si confondono nel nome della follia».
«Ci ripromettiamo – conclude Orofino – una edizione “movimentata”, non soltanto perché la parola di Pirandello, a differenza di come spesso si crede, suggerisce tanta azione fisica, emotiva, intellettuale, cerebrale, ma anche per sottolineare la “mostruosa nevrosi” dei nobili visitatori. Essi, infatti, nascondono segreti non detti, che rendono la lettura delle loro relazioni patologica.  Riteniamo che questo “movimento” possa giovare alle donne e agli uomini di oggi, che si apprestano a vedere/leggere un’opera che come poche altre raccoglie l’intero pensiero pirandelliano».

 

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