Concerti, NEK: giovedì a Catania e sabato a Palermo

“Sono molto contento di tornare, amo questa terra e il calore con cui la gente mi accoglieSono sempre stato ricevuto a braccia aperte, con enormi sorrisi e tanti baci e abbracci. Un pubblico che difficilmente puoi dimenticare”

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Così Nek – al secolo Filippo Neviani – si prepara ai due attesi concerti del tour “Il mio gioco preferito – European tour” che lo vedranno in Sicilia, questa settimana: giovedì 16 gennaio al Teatro Metropolitan di Catania (ore 21) e sabato 18 gennaio al Teatro Golden di Palermo (ore 21), con l’organizzazione di Puntoeacapo e la direzione artistica di Nuccio La Ferlita. I biglietti sono disponibili on line, nei punti vendita dei circuiti abituali e ai botteghini dei Teatri che ospitano gli eventi.

Con lui sul palco ci saranno Emiliano Fantuzzi (chitarre e tastiere), Luciano Galloni (batteria), Max Elli (chitarre), Silvia Ottanà (basso e synth). Più di due ore di concerto per circa 30 brani in scaletta, che spaziano dalle intramontabili hit come “Laura non c’è” e “Se io non avessi te” ai brani contenuti nell’ultimo album di inediti, “IL MIO GIOCO PREFERITO – parte prima”Radio Italia è la radio ufficiale del tour.

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È in radio “COSA CI HA FATTO L’AMORE”, l’ultimo singolo di NEK Filippo Neviani estratto dal suo album di inediti “IL MIO GIOCO PREFERITO – parte prima” (distribuito da Warner Music Italy).

Un’emozionante e intensa ballad dal sound incalzante. A volte dopo anni di lontananza, l’amore può essere ritrovato, perché l’amore rimane l’unico caos che si è disposti a sopportare: questo è il concetto su cui si basa “COSA CI HA FATTO L’AMORE”, brano scritto da Nek, Davide Simonetta e Alex Andrea “RAIGE” Vella.

IL MIO GIOCO PREFERITO – parte prima”, composto da sette tracce ed entrato direttamente ai vertici della classifica degli album più venduti della settimana, è il primo capitolo del nuovo progetto discografico di Nek.

Nei brani dell’album, l’artista si allontana dall’impronta elettronica del suo precedente album per andare, invece, all’essenzialità degli strumenti, creando un album fortemente “umano” e suonato.

 

 

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