Al Piccolo Teatro della Città di Catania lo spettacolo Mein Kampf Kabarett

Sabato 7 e domenica 8 dicembre, al Piccolo Teatro della Città, va in scena la piéce  di George Tabori, diretta da Nicola Alberto Orofino. Protagonisti
Giovanni Arezzo, Francesco Bernava, Egle Doria, Luca Fiorino, Alice Sgroi

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Un giovane con la passione della pittura arriva da Braunau sull’Inn a Vienna per entrare all’Accademia di Belle Arti… Una storia come tante, se non fosse che quel giovane altro non è che l’uomo che da lì a qualche anno avrebbe causato un conflitto mondiale e ucciso sei milioni di ebrei. Sabato 7 dicembre (ore 21) e domenica 8 dicembre (ore 18), al Piccolo Teatro della Città, nell’ambito della Stagione Teatrale impaginata dal Teatro della CittàCentro di Produzione, va in scena Mein Kampf Kabarett di George Tabori, diretto dal regista Nicola Alberto Orofino. Prodotto da Mezzaria Teatro, lo spettacolo ha come protagonisti Giovanni Arezzo, Francesco Bernava, Egle Doria, Luca Fiorino, Alice Sgroi.
«Mein Kampf – dice il regista – è un testo complessissimo, pieno di riferimenti religiosi, storici, intellettuali. È una gigantesca riflessione sul senso della vita e della morte, della storia e della fantasia, della verità e della bugia. Ho aggiunto il sottotitolo perché il Kabarett, da un punto di vista tematico e stilistico faceva spessissimo uso della satira, soprattutto affrontando argomenti legati alla società e alla politica, non ultimo il nazismo. Inoltre l’antisemitismo dilagante in quegli anni colpì duramente anche la comunità degli artisti del Kabarett, perché molti erano ebrei. L’ironia a tratti feroce che pervade il testo, mi ha fatto pensare che questa forma di spettacolo tanto si avvicina allo spirito dell’opera».
Niente è come sembra in questo testo, perché tutto si può dire e può accadere dentro l’ospizio della signora Merschmeyer dove vivono l’ebreo Lobkowitz e l’ebreo Herzl e dove il giovane trova rifugio. Nel testo di Tabori è l’ebreo Herzl a condurre il gioco. Lui che è un grande bugiardo, forse il più grande bugiardo del mondo, passa il tempo ad aspettare. L’attesa, condizione esistenziale ebraica, è il suo modo di vivere la vita. Herzl aspetta il Messia come aspetta l’amore, l’amicizia…
«Il testo – continua Orofino – , rovesciando completamente l’omonimo libro del Fuhrer, è una lezione di vita, perché di attesa e d’incapacità di leggere e ragionare sugli accadimenti della nostra esistenza, di frustrazioni e inumanità, di bramosia di potere e leaderismo siamo ammalati in tanti, (troppi) oggi come ieri».

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