Memorie vintage di un DJ: MAURIZIO GUZZETTA

La discoteca con l’atmosfera di un tempo, quando ancora si fumava nei locali al chiuso e le ragazze usavano le spalline sotto i maglioni.

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Ingressi ad invito, la Catania bene ed i suoi gruppi organizzativi rispettivamente del mitico McIntosh o dell’Empire. Chi era “fuori dal giro” difficilmente riusciva a trovare spazio nella lista d’ingresso, così capitava che le ragazze venissero agganciate da un ragazzo sconosciuto che chiedeva la cortesia di far finta di essere un loro amico, perché diversamente non sarebbe potuto entrare nel locale! Proprio così, perché’ se accompagnati da una fanciulla, i ragazzi non in lista, con molta probabilità, venivano ammessi (così si sperava).

Gli anni d’oro di Catania, gli anni ’80/ ’90 in cui tutto parlava di arte, musica innovazione, sembrava che l’America ed i suoi Dj fossero qui.

Il pomeriggio giovani era un appuntamento a cui non si poteva rinunciare, non poteva esistere un No da parte dei genitori, se era il caso si scappava dalla finestra pur di andare in discoteca.

Il fermento per l’organizzazione iniziava già al mattino, davanti la scuola, era un vero e proprio lavoro, chi mettere in lista, chi togliere e perché, bisognava stare attenti a non inserire ex zite (fidanzate) o eventuali figure considerate camurrie

( fastidi ). All’epoca, per fortuna, non esistevano i social, nessun sms, o messaggio su instangram o wup, tutti gli accordi erano verbali, un meraviglioso passaparola che arrivava al cuore ancora prima della luce.

Andare in discoteca era un vero evento, l’abbigliamento era importantissimo, tappa obbligatoria in via Monfalcone e poi a ballare.

I Dj segnavano le emozioni dei pomeriggi giovani.

La magia del vinile, tutto ruotava dietro due piatti, l’adolescenza dei ragazzi di quegli anni era nelle mani dei “disc jockey”, forse i ricordi più “puliti” e sinceri dei cinquantenni di oggi sono anche frutto dell’arte musicale dei fantastici Dj .

Erano un mito, quasi inavvicinabili, per le ragazzine erano Dei scesi in terra, e poi i brani apripista, gli sguardi di complicità tra le amiche ed i “fighi” che facevano finta di essere disinteressati al genere femminile, erano pomeriggi di musica vera, di vita vera, semplice.

Maurizio Guzzetta, intervistato dai microfoni di Globus , era tra i Guru dei Dj lui è ancora il Funky Dj.

Intervista  a MAURIZIO GUZZETTA

Maurizio, quanta nostalgia nel ricordare i caldi pomeriggi giovani?

Tanta, e non solo per il caldo che c’era durante i pomeriggi giovani, sempre affollatissimi, ma principalmente per come si vivevano quei pomeriggi, sempre all’insegna del divertimento e della spensieratezza di quegli anni.

Quando “passavi” i tuoi brani avevi la consapevolezza che avresti segnato positivamente i ricordi dei giovani di quel tempo?

Sicuramente, erano gli anni della Disco, della musica fatta per ballare che durava relativamente poco, perché quasi subito veniva rimpiazzata da un nuovo successo, ma erano gli anni di grande fermento anche nel genere FunK, mio marchio di fabbrica, io riuscivo ad estrapolare il meglio della Disco e miscelandola con il FunK rendevo il tutto più qualitativo, e quindi più memorabile. Ancora oggi, infatti, molto successi Funk di quel periodo vengono suonati ed apprezzati.

Come è nata la tua passione per il genere Funk?

La mia passione per il FunK è nata un po’ per caso ed unpò per scelta, in quegli anni la musica ti dava due opzioni principali: il Rock o la Black Music, e come capita spesso ti innamori di un genere attraverso l’ascolto di un brano. Probabilmente ascoltando un pezzo di James Brown, poi uno di Isaac Hayes e poi continuando con Sly & Family, Stone e i Funkadelic, me ne sono innamorato follemente fino ad arrivare, attraverso un mio amico che lavorava in una base militare americana, ad avere dei dischi di artisti sconosciuti dalle nostre parti e che ben presto sarebbero diventati famosi anche in Italia.

Pensi che oggi a Catania ci sia lo stesso fermento musicale?

Il fermento musicale c’e’ ancora, naturalmente i generi musicali che vanno per la maggiore sono diversi, almeno nella veste sonora, poi magari ascolti più attentamente e ti accorgi che ancora oggi si pesca a mani basse dai brani del passato. Certo è che della Catania Rock o FunK degli anni 70/80 ne è rimasto ben poco. Per fortuna, grazie ad alcuni vecchi DJ che si danno ancora da fare, compreso il sottoscritto, il fermento musicale resta vivo.

 78367543_2413952638918067_8606175787491524608_nIl vinile sta tornando di moda, credi sia solo nostalgia del passato?

rituale.Non credo. Le ultime statistiche di vendita hanno un declino del CD, sicuramente soppiantato dai file musicali che ingombrano meno. Accade l’opposto per il vinile, le vendite aumentano,trainando anche gli acquisti di nuovi giradischi. Tenere in mano un vinile ti da una sensazione unica, senti di avere qualcosa di concreto, quasi un pezzo dell’artista, da studiare, iniziando dalla copertina per poi continuare con il rituale di spacchettarlo , tirare fuori questo bel pezzo di plastica, metterlo sul giradischi, prendere il braccio dello stesso e con molta cautela, per paura di rovinarlo appoggiare la puntina sul disco. Un vero

Nell’era dei social come sarebbe stato per te essere un Dj, lo avesti preferito?

Assolutamente no! Dicendo ciò non voglio essere polemico coni miei “colleghi” di oggi , né sminuire questa figura, che purtroppo ha perso molto della sua dignità e fascino, a causa dell’improvvisazione tecnica e della mancanza di cultura musicale.

Che consiglio daresti ai Dj di nuova generazione?

Di essere umili, di carpire i segreti del mestiere da chi magari è più avanti, e di leggere e di ascoltare tanta musica del passato, magari iniziando dal Jazz.

Pensi che la musica di oggi trasmetta la stessa intensità emotiva del buon rock o funk degli anni ’70-’80 ?

Tranne in pochi casi NO!

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