Scende la pioggia, ma che fa…

Piccole gocce cadute dal cielo, il ticchettio dell’acqua che sbattuta dal vento bussava alle finestre delle aule degli scolari.

panni stesi

Questi sono i ricordi di chi, in un normale giorno di pioggia invernale, andava regolarmente a scuola.
Che sospiri, immaginare di essere a casa, al calduccio, tra le coccole della famiglia, guardare la lavagna con il mento appoggiato al palmo della mano e la testolina leggermente inclinata a destra dimostrando un falso e pesante interesse alla lezione.
Attendere il fatidico campanello della ricreazione che risollevava gli animi e riempiva di risate e vocii i corridoi della scuola.
La pioggia notturna avvertita dal sonno, lasciava la speranza di poter marinare la scuola, e cosi con il corpo sotto le multiple coperte di lana, che andavano scivolando per terra durante i sogni, si fingeva di dormire ancora anche al puntuale suono mattutino della sveglia sempre nemica, ma non era così.
– Alzati, devi andare a scuola!
– Ma piove!
– A Milano piove sempre, che fanno, non vanno a scuola? Alzati e vai a scuola, non cercare scuse!
L’illusione di stare a casa distrutta in un attimo, così con tanto di canottiera di lana che ripara dall’umidità, cappottino e stivali per la pioggia si andava a scuola seppur di malumore.
I più fortunati venivano accompagnati dai genitori, altri prendevano il pulmino scolastico che in genere era giallo, e gli sfortunati andavano zuppi in autobus.
Oggi esiste l’allerta meteo. Oggi scolari ed insegnanti controllano i siti dedicati al meteo per sapere se l’indomani potranno trastullarsi a casa godendo dei benefici dell’ozio.
Un modo per evitare tragedie e morti preannunciate, tetti caduti in testa agli alunni, voragini che divorano le auto, motorini affondati nelle buche, topi scomparsi nelle sabbie mobili, zingari inzuppati d’acqua colpiti da un fulmine, e smart phone rubati dal vento.
Non scherziamo con la vita dei cittadini, quando piove restiamo a casa Netflix ci aspetta.
a Cognita Design production
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