L’Antigone di Sofocle al Teatro Verga: confine tra vincitori e vinti spezzato dalla giustizia di una donna

Dal 15 al 27 ottobre 2019, al Teatro Verga è andato in scena l’opera teatrale Antigone di Sofocle; la pietas vuole dare sepoltura al fratello Polinice contro il volere del re, la pone come estranea alle leggi della città, in diretto contatto con quelle degli dèi e dei morti.

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Laura Sicignano, alla guida del Teatro Stabile di Catania da poco meno di due anni, firma la regia di Antigone di Sofocle; traduzione e adattamento sono a cura della stessa Sicignano e di Alessandra Vannucci.

Musiche di Edmondo Romano, scene e costumi di Guido Fiorato; luci di Gaetano La Mela. Nei panni di Creonte, un grande attore siciliano di tradizione classica, Sebastiano Lo Monaco, mentre ad interpretare l’eroina della disobbedienza sarà Barbara Moselli, della Scuola del Teatro Nazionale di Genova. Il cast è composto da un gruppo di attori tutti siciliani e con esperienze di rilievo nazionale: (in ordine alfabetico) Lucia Cammalleri, Egle Doria, Luca Iacono, Silvio Laviano, Simone Luglio, Franco Mirabella e Pietro Pace.

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All’indomani di una guerra civile, Creonte re di Tebe deve riportare la pace tra le macerie attraverso un editto: il sovrano condanna a rimanere insepolto il cadavere di Polinice, uno dei fratelli contendenti. Creonte come nuovo regnante è consapevole che il suo dovere ora è sancire il confine tra vincitori e vinti, tra buoni e cattivi, scrivendo la Storia con la Ragion di Stato e sradicando ogni possibile focolaio di ribellione. Si oppone a queste leggi una giovane, Antigone, senza odio personale, in nome di una giustizia umana che precede e supera le leggi. Antigone è la diversa e l’eccezionale: come figlia di un incesto, per il destino di profuga a cui la condanna il padre cieco Edipo, per essere sorella di due fratricidi, per la forza della sua ribellione femminile. È lei a scatenare il conflitto irrisolvibile con Creonte, ponendosi perciò in pieno nel destino tragico che ha contrassegnato la stirpe dei Labdacidi. La pietas di Antigone la pone ora come estranea alle leggi della città, in diretto contatto con le leggi degli dei e dei morti. Madonna pagana piangente sul corpo del fratello, celebra il rito e diventa pericolosamente anarchica. Creonte e Antigone si fronteggiano in enormi solitudini, a costo di perdere ogni felicità.

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La drammaturgia, dalla durata di 1 ora e 15 minuti, s’intreccia al suono e alla musica dal vivo. Lo spazio astratto e visionario richiama macerie di palazzi sventrati, evoca scenari mediorientali di guerra, tecnologia e miseria. Qui si contrappongono la parola del potere e quella della ribellione, la pietas dei giovani – che giunge agli estremi del cupio dissolvi – contro la Ragion di Stato degli adulti. I giovani di questa tragedia si immolano. Il vuoto dei padri inghiotte quello dei figli, in un vortice che implode davanti agli occhi del mondo. Tutti i personaggi invocano gli dèi, ma non arriverà alcun deus ex machina a riportare la pace.

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«Antigone oggi – spiega la Sicignano – significa affrontare il mito in una terra, la Sicilia, che si è nutrita di grecità e si dibatte quotidianamente tra potere e strapotere, ribellione e anarchia, eroi del bene e del male»

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Nel Foyer del Teatro Verga,  dal 17 al 30 ottobre, un racconto fotografico composto da 33 immagini realizzate proprio durante la preparazione dell’ANTIGONE di Sofocle a cura di Antonio Parrinello e gli allievi del laboratorio di fotografia di scena, seguendo passo per passo tutte le tappe delle prove della pietas.

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