“UN PROFUMO A TRADIMENTO” al Teatro Metropolitan di Catania

“UN PROFUMO A TRADIMENTO”. Per la X^ Rassegna De Curtis, al Teatro Metropolitan di Catania (Domenica 27 ottobre, ore 18), la Nuova Compagnia Sipario di Turi e Federica Amore

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Una trama essenziale, sul solco delle più classiche commedie degli equivoci, è la base per questo spettacolo di pura evasione.

Il testo originale, per molti versi datato, è stato riadattato (dalla stessa regia, in fase preparatoria) per venire incontro ai gusti del pubblico degli anni ’20 di questo nuovo secolo e, a tal scopo, arricchito da numerosi spunti comici non presenti nella stesura originaria.

L’ambientazione temporale negli anni 60, scandita da alcuni brani musicali d’epoca, giustifica “l’ingenua morale” che anima le azioni dei personaggi.

La provenienza geografica (la Sicilia) del protagonista e del suo maggiordomo dà modo ai suoi interpreti di giocare tra di loro e con gli altri personaggi sul filo del’incomprensione lessicale con conseguenti spunti comici.

Una sapiente caratterizzazione dei ruoli entro i limiti della credibilità (con ampi tratti di testo “cuciti su misura” addosso agli attori), la sottolineatura in chiave un po’ fumettistica di alcuni passaggi della vicenda, un pizzico di rigore stilistico e coerenza formale sono gli altri elementi essenziali che fanno di “Un profumo a tradimento” uno spettacolo godibilissimo nello sviluppo della vicenda e nella recitazione brillante, a tratti esilarante, dei suoi interpreti, come dimostra il consenso unanime del pubblico del Teatro Garibaldi di Piazza Armerina dove la piece ha già debuttato nei giorni 19 e 20 ottobre.

SINOSSI

Anni ’60, in un’imprecisata città del nord Italia, Ferdinando di Blasi, un serioso entomologo, originario della Sicilia e appassionato di lepidotteri, e la sua mogliettina Carolina, devota ma un po’ frustrata, conducono la loro placida, ai limiti del monotono, vita coniugale.

Spunto della vicenda è l’evento mondano della città in occasione del martedì grasso. La coppietta decide, in un primo tempo, di parteciparvi insieme per svagarsi un po’ (“semel in anno licet insanire”, dirà il marito) ma, istigato dall’amico, l’avvocato Martino De Carolis, scapolo impenitente d’indole libertina, Ferdinando deciderà di mentire alla moglie per andare al veglione libero da vincoli coniugali.

A sua volta, Carolina, convinta che il marito stia male e, perciò, costretta a rinunciare anch’essa alla festa, viene sollecitata dall’amica Matilde, una “vedova allegra” al passo coi tempi, a concedersi una ventata di libertà e ad uscire di casa, di nascosto dal marito, per prendere parte al gran ballo.

Entrambi gli sposini, per mettere in atto la loro scappatella, si avvalgono dell’aiuto dei domestici di casa, Emma e Giuseppe (quest’ultimo proveniente anch’egli dalla Sicilia, pertanto autorizzato a parlare col padrone nel vernacolo d’origine… ma solo nell’intimità delle conersazioni a due).

I due camerieri vengono, così, obbligati a prendere il posto dei due coniugi nei loro rispettivi letti (la coppia, nel rispetto d’una presunta “modernità”, dorme in camere separate).

Chiaramente, questo punto della vicenda è lo snodo comico che ingenera l’equivoco che qui lasciamo intuire alla fantasia del lettore e che si risolverà solo alla fine dei due scorrevoli atti con l’intervento del “deus ex machina”, l’amico Martino, per sciogliersi nel più canonico degli “happy end” (con tanto di ricomposizione della coppia… e qualcuna di più!).

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