Un viaggio musicale nel Sud Italia con Mario Incudine al Castello di Sperlinga

Polistrumentista, attore, cantante e regista, Mario Incudine ha portato in scena, ieri, 12 agosto 2019, all’interno del Castello di Sperlinga, uno dei Borghi più belli d’Italia, lo spettacolo teatrale “Mimì da sud a sud sulle note di Domenico Modugno”.

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Prima dell’inizio dello spettacolo, i direttori artistici della seconda edizione di “Teatro in Fortezza”, Egle Doria e Silvio Laviano, hanno dedicato un caloroso saluto al pubblico, invitandolo ad assistere ai nuovi appuntamenti della rassegna, incorniciati dal meraviglioso maniero di Sperlinga.

Il tutto organizzato dall’associazione socio culturale Madè e dall’assessore alla cultura Salvatore Castiglia e il sindaco Giuseppe Cuccì del comune di Sperlinga.

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Giornate che vedranno andare in scena il 23 agosto lo spettacolo Ippolito di Euripide, regia di Nicola Alberto Orofino,  mentre il 29 agosto ci sarà Michele Placido, attore e regista tra i più rinomati e apprezzati del panorama italiano con la sua serata d’onore, con un recital che vuole essere un racconto, un dialogo tra artista e spettatori.

Mario Incudine ripercorre un viaggio con Mimì da Sud a Sud, sulle note delle canzoni di Domenico Modugno”, quelle legate alla Sicilia, a una terra che lui ha adottato perché, come gli disse Frank Sinatra: “Fingiti siciliano! La Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e poi il dialetto è molto simile al tuo, al pugliese. Fingiti siciliano e conquisterai il mondo!”

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Un viaggio quotidiano verso una terra straniera chiamata palcoscenico, una terra da dovere raggiungere e conquistare. Le aspirazioni di un uomo del Sud chiamato Mimì ma che potrebbe avere mille nomi diversi, una storia fatta da mille storie, che si incrocia con quella del suo interprete scorrendo su linee parallele che, sovvertendo ogni regola, si incontrano in uno spettacolo in cui Mario Incudine e Domenico Modugno ci hanno raccontato un mondo che cambia, che lotta, che sogna, che sfida convenzioni e stereotipi.

Incudine, non ha mai lasciato che la sua sicilianità venisse offuscata da chicchessia. Anzi. Il suo punto di forza è sempre stato il siciliano e la Sicilia in quanto terra madre e matrigna, terra piena di contraddizioni e ricca di cultura. Quella cultura che Mario inserisce nelle sue canzoni, che Mario canta e narra come un vecchio cantastorie, come un aedo dei giorni nostri.

Sul palco, insieme a Mario Incudine, alcuni giovani e talentuosi musicisti: Antonio Vasta al pianoforte, fisarmonica e organetto; Antonio Putzu ai fiati; Manfredi TUmminello alle chitarre e bouzouki; Pino Ricosta al contrabbasso ed Emanuele Rinella alla batteria.

I testi sono di Sabrina Petyx, la regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino, gli arrangiamenti musicali di Mario Incudine e Antonio Vasta.

Il pubblico quindi è riuscito ad immedesimarsi nel protagonista, cioè Mimì, perché chiunque ha provato cosa significhi partire da un posto ai confini dell’impero, fare i sacrifici e non mangiare per giorni o passare notti insonni e lottare per qualcosa in cui si crede per arrivare dove si deve arrivare, nella vita in generale, allora non potrà non riconoscersi nel fare questo viaggio dentro sé stessi e dentro la caparbietà.

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Ai microfoni di Globus Magazine si è raccontato Mario Incudine, in maniera profonda e passionale come sa fare un vero un’artista.

Da dove nasce l’idea di uno spettacolo con le musiche di Domenico Modugno?

“Nasce dell’idea di prendere questo repertorio poco conosciuto e dare dignità ad un grande cantautore che ha fatto tantissimo non solo per la musica italiana ma anche per la Sicilia, fingendosi siciliano e raccontandolo meglio di un siciliano stesso.

Meraviglie e canzoni che sono poco conosciute al pubblico, quindi abbiamo pensato di fare questo spettacolo per mettere in campo un repertorio dove Modugno anticipa una serie di mode, dalla pizzica al teatro canzone, fa parlare gli animali alla maniera di Esopo, un grande avanguardista, sono pezzi fondativi della canzone italiana, mettendoli dentro una rassegna teatrale e drammaturgica per raccontare un pezzo d’Italia”.

Nello spettacolo “Mimì da sud a sud”, la Sicilia rappresenta il luogo dell’anima per uno come Domenico Modugno, che era nato comunque al sud, ma in Puglia. Perché secondo te questo passaggio? Fu solo un errore o c’era dell’altro?

“C’era sicuramente dell’altro. Tutti sapevano che lui fosse pugliese, ma l’immagine del cantore siciliano era più forte. Era anche una questione di marketing. Per conquistare il nord, e il nord del mondo, dovette andare ancora più a sud della Puglia. Per questo il sottotitolo dello spettacolo è “Da sud a sud” perché alla fine è raccontando il tuo villaggio che diventi universale. E lui ha fatto così, ha preso a piene mani la tradizione, il suono, il sapore del sud per poi costruirsi un paio di ali e prendere il volo. Un volo che ha sempre avuto comunque i piedi ben saldi a terra. La sua terra”.  locandina-infortezza-WEB

Hai lavorato con grandi scrittori siciliani: primo fra tutti, Camilleri. Che cosa ti ha insegnato?

“Camilleri mi ha insegnato che non esiste limite alla lingua. Che il teatro è l’unico luogo dove non serve capire le parole, ma fare capire i sentimenti attraverso le parole. Le parole sono suono che rimanda a una memoria che ognuno sa riconoscere pur non comprendendone a pieno il significato. La lingua è fatta di sensazioni, di alchimia. Questo è tutto il teatro dell’oralità, quelle storie che devono avere un’ urgenza, quella del racconto. Storie che devono essere tramandate altrimenti si perdono perché nessun libro di storia ce le consegna. Camilleri è un maestro della parola, che imprime ritmo e melodia a ogni sillaba. Un uomo che ha inventato un idioma e ha sdoganato un’ immagine vera e autentica della Sicilia, senza retorica”.

Ritorniamo a Modugno, “Nel blu dipinto di blu” (nota soprattutto come “Volare”) è una delle canzoni italiane più conosciute al mondo ed è probabilmente la più eseguita tanto che nel tempo è stata spesso considerata una possibile sostituta dell’Inno di Mameli. Secondo te potrebbe essere possibile, un giorno, questa sostituzione?

“Questa è una bella domanda! Un brano che può essere preso in considerazione, perché noi abbiamo un inno che è una marcetta, qualcuno fantasticava per “Và pensiero” di Giuseppe Verdi, invece Volare anche se ufficialmente non è il nostro inno, è il brano più rappresentativo, più cantato che ci identifica come popolo di questa nazione. Volare ci rappresenta nel mondo”.

Se dovessi scegliere una canzone siciliana, invece, come simbolo di tutta l’Italia, quale canzone sceglieresti?

“Malarazza. Tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Un inno di lotta, di rivoluzione che all’epoca fu censurata quando è stata portata in scena, perché non era possibile che un servo si potesse rivolgere ad un cristo dicendogli: “Tu prendi il bastone e fatti giustizia da solo”… un grande brano che ha segnato la storia della canzone sociale”.

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In conclusione, Mimì siamo noi. Ogni giorno che passa. Noi di Ieri. Noi di Oggi. Noi di Domani. Noi che desideriamo Volare ma che non sempre sappiamo di avere le ali per poterlo fare.

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