I signori del calcio: Iker Casillas, storia di un re costretto all’esilio

Dopo una vita passata al Real Madrid, l’estremo difensore spagnolo ha salutato la capitale iberica per sposare la causa del Porto

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“Mi sembra ieri quando a 9 anni vestii per la prima volta la maglia del Real realizzando il mio sogno. Questo club mi ha formato come giocatore ma soprattutto come persona, perciò spero di essere ricordato più che come un grande o un cattivo portiere, per essere una brava persona. Grazie, mille volte grazie, non vi dimenticherò mai e ovunque mi troverò in futuro continuerò a gridare ‘Hala Madrid‘”. Queste parole sono state pronunciate da Iker Casillas lo scorso 12 luglio nella conferenza stampa di addio al club spagnolo dopo 25 anni e più di 725 gare ufficiali con la maglia del Real. Un addio condito da lacrime amare come amara è stata la separazione tra l’estremo difensore e la società di Florentino Perez visto che è stata la stessa società a spingere – in seguito alle prestazioni altalenanti degli ultimi anni – per la cessione del portiere, che ha scelto come nuova casa il Porto.

Una storia d’amore bellissima, seppur fatta di alti e bassi, che però è terminata con un finale che ha ben poco di romantico. Ma riavvolgiamo un attimo il nastro. Tutto inizia quando un Iker Casillas poco più che bambino arriva nel settore giovanile del Real Madrid. Dopo 7 anni – quando l’estremo difensore ha 16 anni – arriva la prima convocazione in prima squadra: una convocazione dettata dall’emergenza infortuni, ma comunque importante per quello che all’epoca era uno dei talenti più cristallini del calcio spagnolo. La vera svolta nella carriera del giocatore nato a Madrid arriva però con il Mondiale under 20 del 1 999 in Nigeria: Casillas trascina i suoi alla vittoria del titolo grazie a delle splendide prestazioni e convince così anche il Real Madrid a puntare su di lui come titolare della prima squadra nella stagione successiva, quando ha appena 18 anni. Nel giro di un anno arrivano la prima vittoria della Liga e la prima Champions League, antipasti di una carriera ricchissima di trofei: sono infatti circa 1 8 i titoli vinti con la maglia dei Blancos, 4 quelli con le nazionali (considerando anche il Mondiale under 20) e tantissimi riconoscimenti individuali. Un palmarès davvero invidiabile e quasi impareggiabile che ha portato Iker Casillas anno dopo anno a conquistare il trono della capitale spagnola. Storie di principi diventati re, storie di stemmi “Real­i” cuciti direttamente sul petto, storie di regni gloriosi durati a lungo prima di un immeritato – per il modo in cui è avvenuto – esilio. Perché dopo 25 anni Florentino Perez – o chi per lui – ha voluto un nuovo re per il suo impero, gettando via il precedente come se si trattasse di un giocattolo ormai troppo vecchio e mal ridotto, con una storia che sa quasi di trama di un film della Pixar. Certo, anche il rapporto con i tifosi si era lentamente logorato a causa di prestazioni altalenanti che gli erano costate critiche e fischi. Si sa, quando si tratta di squadre così blasonate la gente pretende sempre e solo il meglio, il margine di errore è ridotto al minimo, dimenticando però che si tratta pur sempre di uomini, gli stessi uomini che hanno dato tutto per quella maglia, lacrime e sudore compresi. E così, proprio tra le lacrime amare che solcano il viso di chi ha vinto tutto sul campo ma che ora ha inevitabilmente perso un pezzo di sé, se ne va Iker Casillas, arrivato bambino e partito da leggenda. Un giorno i tifosi dei Blancos racconteranno ai propri figli la storia di quel numero uno che per più di 700 gare ha difeso la loro porta, sigillandola e consentendogli di vincere tutto ciò che un tifoso può umanamente sognare. Ma quel giorno non è oggi.

Oggi ciò che resta a Iker, un re costretto all’esilio, è solo una scatola piena di vecchie fotografie sbiadite sui bordi, una bacheca colma di trofei e una pacca sulla spalla che simboleggia un ‘Buona Fortuna’ dettato più dalle circostanze che da altro. Circa 420 km separono Madrid da Oporto, nuova casa dell’estremo difensore: chissà se nelle frizzanti sere prima di un match al Santiago Bernabeu i tifosi dei Blancos non possano sentire l’eco di uno straziante ‘Hala Madrid’ gridato con rabbia e commozione da un ex re ormai esiliato.

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