A Catenanuova 1200 fiaccole per dire no al femminicidio

Una moltitudine di gente a Catenanuova in occasione della fiaccolata in memoria di Loredana Calì, ennesima vittima di femminicidioFiaccolata, la chiesa gremita e la gente fuori

 

Ieri sera una fiaccolata, organizzata dall’amministrazione comunale per Loredana, ha coinvolto la stragrande maggioranza dei cittadini che, provati dalla tragedia, si stringono attorno ai familiari. “Questo è il momento di fare silenzio, riflettere – dice il sindaco Carmelo Scravaglieri – e stare vicini ai familiari di Loredana provati da un così grande dolore”.

Da piazza Marconi più di mille persone in religioso silenzio si sono spostate nella centrale via P. Umberto per arrivare fino a piazza Municipio dove si trova pure la Chiesa Madre, per un momento di preghiera.

corteo fiaccolata

“Ci siamo ritrovati insieme, uniti nel dolore ma anche nella speranza – dice il parroco Nicola Ilardo durante il momento di preghiera in chiesa – questo fa di noi un popolo forte: stare uniti, insieme per non soccombere nello sconforto. E il corteo che si è mosso da piazza Marconi ha avuto una meta, la preghiera, l’incontro in questa nostra casa che è la Chiesa Madre per sentirci figli amati, per non sentirci soli e smarriti in balia dei sentimenti che in questo momento vorrebbero fare da padroni alla nostra vita”.

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Alzarsi una mattina come tante altre per andare al lavoro e poi ritrovarsi inerme davanti il proprio carnefice è ciò che ha vissuto nei suoi ultimi momenti di vita Loredana Calì che non ha avuto la possibilità di difendersi da una furia cieca e dalla volontà di uccidere lucida e agghiacciante di Filippo Marraro che non ha accettato la separazione dalla donna e si è arroccato nell’assurdo argomento “O mia o di nessun altro”. Questo senso di possesso non è concepibile in una società civile dove ormai sembra di ascoltare un bollettino di guerra: quasi ogni giorno una donna viene uccisa per mano di quell’orco che dice di amarla.

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“Quanta arroganza, quanta spavalderia si registrano in giro – aggiunge padre Ilardo – l’uomo dovrebbe imparare la tenerezza che è segno di vera umanità. Dovrebbe reimparare i sentimenti. Compassione, perdono, dialogo… e questi si comunicano, si insegnano e si imparano. E’ arrivato il momento di costruire sul serio una cultura dell’accoglienza e non dello scontro, della compassione e non dell’indifferenza, una cultura della tenerezza fin dalla più tenera età.”

Ma chi ama non dovrebbe proteggere l’amata? In Italia lo scorso anno 106 donne sono state vittime di femminicidio, una ogni 72 ore. Guardando il telegiornale si sta correndo il rischio di assuefarsi alla notizia e la morte diventa una roulette russa in cui tutte, da un momento all’altro potrebbero incappare. In questi giorni questa terribile notizia è rimbalzata in ogni casa della nostra cittadina e ciò ha scosso non poco la piccola comunità dove tutti ci conosciamo, dove una figlia è stata strappata dall’amore della madre, una sorella è stata tolta all’affetto di altre sorelle e fratelli e dove una mamma non c’è più per i suoi due figli anch’essi, loro malgrado, vittime di femminicio.Loredana Calì

“Solo l’amore ci salva – conclude padre Nicola – solo uomini che hanno imparato ad amare ci salvano e salvano le nostre famiglie”

“Lascia alla donna la possibilità di essere!#nonstiamoinsilenzio” è lo slogan che è rimbalzato nei social per dire no al femminicidio e per esprimere lo sdegno e lo sgomento dei cittadini, parenti, amici e conoscenti di Loredana. E’ stato anche il grido silenzioso che ha accompagnato la fiaccolata dove erano presenti esponenti della società civile, l’amministrazione comunale, forze dell’ordine, associazioni e soprattutto le famiglie con i propri bambini perché è importante educare alla cultura del rispetto della donna soprattutto le nuove generazioni, partendo da una rivoluzione culturale nelle scuole e agendo soprattutto dove, purtroppo, si subisce più facilmente violenza: all’interno della famiglia, dove si consuma la percentuale più alta delle violenze sulle donne; donne che non dovrebbero vivere nella paura e avere la forza di denunciare, con il supporto fondamentale delle istituzioni.

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