Si celebra, oggi 17 gennaio, la Giornata mondiale della pizza, che viene festeggiata nei ristoranti in tutto il mondo nella forma più popolare della margherita ma anche nelle versioni creative contemporanee dei diversi chef
La Giornata Mondiale del Pizzaiolo è merito dell’Associazione Verace Pizza Napoletana che nel 2019 festeggia i 35 anni dalla sua fondazione.
Perché il 17 gennaio di ogni anno? Per il fatto che il giorno sia consacrato a Sant’Antonio Abate, protettore anche dei fornai e dei pizzaioli. In passato, le famiglie di queste due categorie per celebrare il ‘loro santo’ chiudevano i locali e si radunavano per accendere un grande fuoco di ringraziamento. Oggi, succede l’esatto contrario e un po’ dappertutto ci sono eventi grandi e piccoli in nome della ‘napoletana’, il simbolo per antonomasia della nostra pizza nel mondo. E in questo abbiamo dei veri e propri maestri, al pari dei maggiori cuochi stellati. Non a caso, vanno in tour all’estero sempre più spesso e aprono locali come funghi.

La vera pizza napoletana nasce nel 1730 al gusto marinara e si diffonde subito fra tutte le classi sociali: dalle più alte a quelle umili. Nel 1800 nasce la tradizionale pizza margherita che prese il nome nel 1889 dalla regina Margherita, moglie del Re Umberto I: il pizzaiolo Raffaele Esposito realizzò per i sovrani tre pizze di cui la regina apprezzò a tal punto la pizza pomodoro e mozzarella da darle il suo nome.
L'etimologia del nome "pizza" (che non è necessariamente legata all'origine del prodotto) deriverebbe secondo alcuni, da pinsa (dal dialetto napoletano), participio passato del verbo latino pinsere oppure del verbo "pansere", cioè pestare, schiacciare, pigiare che deriverebbe da pita mediterranea e balcanica, di origine greca (πίττα, dal greco πηκτός ossia "infornato"); secondo quest'ultima ipotesi la parola deriverebbe dall'ebraico פיתה, dall'arabo كماج e dal greco πίτα, da cui anche pita che appartiene alla stessa categoria di pane o focacce.
L’Italia è entrata nel Guinness World Record del quale è stata pubblicata e messa in vendita l’edizione 2017 con l’impresa della ‘Pizza più lunga del mondo’ realizzata il 18 maggio 2016 a Napoli, giorno in cui 5 forni a legna appositamente progettati e costruiti esclusivamente per l’occasione, riuscirono a cuocere 1853,88 metri di pizza.
La pizza italiana è un piatto bilanciato ed healthy. A differenza di quella “american style”, la pizza italiana ha un profilo nutrizionale bilanciato: il frumento apporta carboidrati, la mozzarella (ma anche le acciughe) fornisce le proteine, l’olio d’oliva dà il giusto quantitativo di grassi mono e polinsaturi, mentre il pomodoro è un’ottima fonte di licopeni, carotenoidi dalle proprietà antiossidanti. Questa combinazione di nutrienti fanno della pizza italiana un alimento protettivo, capace di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di tumori dell’apparato digestivo, come quello del colon.
New York ha dedicato un museo alla pizza. Quello che è stato presentato come “the world’s first and only immersive art experience celebrating pizza” è rimasto aperto per un mese, dal 13 ottobre al 18 novembre 2018, a New York City. Il museo pop-up #MoPi ha raccontato la pizza e il suo ruolo nella cultura pop attraverso installazioni immersive e opere d’arte in uno spazio dove crogiolarsi nella gioia multi-sensoriale della pizza.
Parlando di tradizione della pizza, oramai è stata rivalutata mantenendo la popolarità del piatto ma elevando gli standard qualitativi degli ingredienti che dal ventennio scorso sono decisamente cambiati, dalla farina , alle attrezzature, di conseguenza anche la riuscita degli impasti. Il pizzaiolo di questa nuova epoca è alla ricerca di una propria identità professionale e di ingredienti particolari per potersi distinguere e dare al consumatore la qualità che contraddistingue la cucina italiana.
Riconoscimento Unesco della pizza e ai pizzaioli come patrimonio dell’umanità, sicuramente chi fa il pizzaiolo di professione si sente fiero di essere portatore della tecnica e tradizione napoletana nel fare la pizza con i 4 ingredienti base: farina, acqua, lievito e sale, la stesura con la tecnica a schiaffo a mano, la cottura tradizionale con forno a legna.
Oltre alla classica pizza tonda che tutti conosciamo, possiamo realizzarla al taglio (quadrata) e alla pala (variante della pizza al metro, di grandi dimensioni, venduta a peso).
Sorprendentemente il Paese dove maggiormente si prenotano ristoranti che servono la pizza è il Brasile (29% delle prenotazioni), luogo in cui, visto l’alto numero famiglie di origine italiana, la cucina del Belpaese riscuote grande successo. Seguono l’ Italia (28%) e la Svezia, mentre a metà classifica troviamo Svizzera (16%) e Belgio (14,60%). Infine, i Paesi in cui la pizza è meno popolare sono Portogallo, Olanda e Spagna.
Ciò che ha portato un piatto di così basso lignaggio a divenire un simbolo italiano famoso in tutto il mondo, un pianeta in cui si mangiano 5 miliardi di pizze all’anno, sembra quasi una magia. Fatta di pane, pomodoro, mozzarella e basilico.