Catania, SBAM Sicily ballet around movement

NEVER/LAND, La terra che non ti vuole, il 27 dicembre, alle ore 20,30, allo Zo Centro Culture Contemporanee, debutta a Catania lo spettacolo della giovane compagnia siciliana diretta dalla coreografa Melissa Zuccalà
 Fabio Gambuzza

Il dramma che affligge le giovani generazioni, costrette a lasciare la propria terra in cerca di soddisfazione professionale e di un futuro migliore, è oggi più che mai attuale. A questo dramma si ispira Never/Land La terra che non ti vuole, lo spettacolo di danza di Sbam Sicily Ballet Around Moviment, scritto e diretto dalla coreografa siciliana Melissa Zuccalà e interpretato dai quattro giovani danzatori Asia Scuderi, Benedetta Cannolo, Chiara Arena, Fabio Gambuzza. La pièce – il disegno luci è di Francesco Noé – andrà in scena in prima assoluta giovedì 27 dicembre (ore 20.30) da Zo Centro Culture Contemporanee di Catania.
«Oggi viviamo in un contesto che, difficilmente, premia l’eccellenza – spiega la coreografa Melissa Zuccalà – e dove l’omologazione la fa da padrona. L’alternativa è, purtroppo, troppo spesso l’allontanamento dalla propria terra di origine. Poco lavoro, poche opportunità, poco entusiasmo, solo tante difficoltà. Questo spettacolo nasce come una sorta di protesta, di ribellione alla frustrazione che scaturisce dalla consapevolezza delle ingiustizie che spingono anche i giovani più talentuosi ad abbandonare la propria terra e la propria famiglia in cerca della propria realizzazione. In scena, si evocano mediocrità, ingiustizia e riscatto».
Potente, dirompente e malinconico allo stesso tempo, lo spettacolo mette in scena quattro quadri, quattro scorci di vita quotidiana. Attraverso, i corpi, i movimenti, i passi, i quattro interpreti della pièce rappresentano quattro momenti di confusione, instabilità e decisione che potrebbero davvero riguardare chiunque. Il tutto su musiche sapientemente arrangiate al mandolino in modo da evocare, malinconicamente, un’atmosfera retrò che dal passato si staglia in modo prepotente nel presente.

«Abbiamo cercato – conclude Zuccalà – di evocare soprattutto la rabbia che, però, non divora le energie ma diventa un motore trainante che spinge ad armarsi di coraggio e andare a realizzare il proprio sogno. Per quanto sia bello vivere nella propria terra, infatti, partire per realizzarsi non può e non deve essere qualcosa di negativo… Noi speriamo che, in fondo, ci sia sempre un lieto fine».

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