Leo Gullotta in “Pensaci, Giacomino!”con la nuova produzione realizzata dal Teatro Stabile di Catania e dalla Compagnia Enfi Teatro, la prima nazionale al Teatro Verga di Catania ha debuttato dal 30 ottobre fino all’11 novembre
Un classico di Luigi Pirandello in prima nazionale al Teatro Verga di Catania. Leo Gullotta il protagonista di “Pensaci, Giacomino”, nel ruolo del professor Toti, andato in scena dal 30 ottobre con repliche fino all’11 novembre. Si tratta di una nuova produzione realizzata dal Teatro Stabile di Catania e dalla Compagnia Enfi Teatro. Lettura drammaturgica e regia sono di Fabio Grossi, che ha concentrato l’azione in un atto unico di un’ora e mezza, spostando l’azione della commedia negli anni ’50.
Accanto a Leo Gullotta agiscono in scena Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi, Valerio Santi e Sergio Mascherpa. Angela Gallaro Goracci firma la scena e costumi, Germano Mazzocchetti le musiche, Umile Vainieri le luci.
Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni, gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società dominata da falsità, bigottismo e ipocrisia.
Protagonista di Pensaci, Giacomino! (1917) è lo scandalo: uno scandalo morale di cui è portatore il professor Toti, anziano insegnante di ginnasio che conduce senza pentimenti la sua solitaria battaglia contro le norme dell’istituto matrimoniale e le regole della rispettabilità borghese. Per sottrarsi a una vita povera di affetti decide di sposare la sedicenne Lillina che attende un figlio da un suo ex allievo, e accogliendoli nella propria casa instaura un singolare ménage à trois in cui contro ogni convenzione sociale ricopre il ruolo di padre della moglie, di nonno del figlio e di suocero dell’amante.
Al centro de Il berretto a sonagli (1917) è invece lo scrivano Ciampa che, dietro la parvenza di una onesta reputazione, è da sempre a conoscenza dei tradimenti della moglie e lacerato tra l’amore e il senso dell’onore, tra consapevolezza e dissimulazione. Ma quando l’adulterio diviene pubblico, l’unico modo per mettere a tacere lo scandalo e preservare quel piccolo mondo di falso perbenismo è accusare di pazzia chi ha rivelato la tresca. Perché in una società in cui trionfa l’ipocrisia si può dire la verità solo indossando la maschera della follia.